NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 13 febbraio 2023

Nietzsche 129. Gesù Cristo, l’idiota di Nietzsche e Lev Nikolajevič Myškin l’idiota di Dostoevskij.

Nietzsche 129 Frammenti postumi 1888 14 (38)

Gesù Cristo, l’idiota di Nietzsche e Lev Nikolajevič Myškin l’idiota di Dostoevskij.

Gesù è esattamente l’opposto di un eroe: è un idiota. Si sente la sua incapacità di intendere la realtà (…) Gesù è nei suoi istinti più profondi antieroico: non si batte mai; chi vede in lui qualcosa come un eroe come Renan ha volgarizzato il tipo fino a renderlo irriconoscibile.

 (Joseph Ernest Renan  1823 – 1892. Vita di Gesù 1863 , francamente non l’ho letto. So da un manuale che nega la divinità di Cristo pur esaltandolo come uomo incomparabile.)

Torniamo A Nietzsche: “Neanche il più lontano soffio di scienza, di gusto, di disciplina mentale, di logica ha sfiorato questo santo idiota (…) Si deve tener fermo ciò: egli è un idiota in mezzo a un popolo avvedutissimo. Solo che i suoi discepoli non lo erano. Paolo non era in nessun modo un idiota! Da tutto ciò dipende la storia del cristianesimo”.

Ho citato sopra L’Anticristo  dello stesso anno  1888 dove Nietzsche esclude quanto ha sostenuto “il signor Renan questo Pulcinella in psychologicis il quale ha tirato in ballo per la sua spiegazione del tipo di Gesù, i due concetti meno pertinenti che si possano dare al riguardo: il concetto di genio e il concetto di eroe (hèros)…Parlando con il rigore del fisiologo qui tutt’al più sarebbe appropriata un’altra parola, la parola idiota (L’Anticristo 29).

Personalmente considero GesùCristo un grande uomo, figlio di Dio come tutti, sebbene il massimo Fattore  abbia voluto stampare in lui più vasta orma “del creator suo spirito” (cfr. Manzoni, Il 5 maggio vv. 34-36)

Preferisco attribuire queste parole a Cristo piuttosto che a Napoleone, un massacratore di popoli. Perdente oltretutto.

Ho ripreso questo tema di Cristo “l’idiota” per dare un valore positivo a questa parola comparando questo grande uomo al principe Lev Nikolajevič Myškin, protagonista eponimo del romanzo L’idiota di Dostoevskij

Sentiamo alcune parole di questo “idiota” russo quando parla della bellezza femminile, quella di Aglaja Ivanovna  :"E' difficile giudicare la bellezza..La bellezza è un enigma...Una bellezza simile è una forza...con una simile bellezza si può rovesciare il mondo"[1].

Myškin dunque non è un bigotto e riconosce il valore della bellezza femminile . Mi fa piacere perché se provo a dire che una donna politica è bella, i bigotti mi saltano addosso accusandomi di eresia politica: “la bellezza non c’entra” latrano. E io che ho sempre mendicato la bellezza rispondo: “ci entra, ci entra” e voi andate a giocare a carte. Sono dei bigotti costoro.

Nell’Idiota di Dostoevskij si legge una stroncatura del cattolicesimo. Sentiamo il protagonista lanciato in un’invettiva: “Anzitutto, non è una fede cristiana! … Il cattolicesimo romano crede che, senza una potenza imperiale, la fede cristiana non possa sussistere nel mondo, e grida al tempo stesso: Non possumus! Secondo me, il cattolicesimo romano non è nemmeno una religione, ma è la continuazione dell’impero romano, e tutto in esso è sottoposto a questa idea, cominciando dalla fede. Il Papa vi ha conquistato il trono terrestre ed ha alzato la spada. Da quei tempi, ogni cosa prosegue in tal modo, solo che alle spade hanno aggiunto la menzogna, la furberia, l’infingimento, il fanatismo, la superstizione, la scelleratezza, trastullandosi coi più sacri, più sinceri, più ardenti sentimenti, i migliori sentimenti del popolo. Ogni cosa è stata venduta da Roma per denaro, per il vile potere temporale”[2].

Quasi tutti i Papi che ho visto da Pio XII non hanno niente in comune con Cristo. Un poco meglio degli altri Roncalli, Ratzinger e Bergoglio.

 

Aglaja  descrive il principe Myskin a Nastasja Filippovna in questi termini:" Vi devo anche dire che mai, in vita mia, avevo incontrato fino a quel momento un uomo simile a lui per nobiltà e semplicità d'animo, e per fiducia illimitata. Udendo le sue parole, capii che chiunque lo volesse potrebbe ingannarlo, ed egli, per giunta, lo perdonerebbe...per questo cominciai ad amarlo"(p. 719).  

Il principe Myškin ritiene connaturata all’uomo e naturale la felicità: “Io non so come sia possibile passare accanto a un albero e non sentirsi felici di vederlo. Parlare con una persona e non essere felici di volerle bene! Oh, io non so esprimere bene i miei sentimenti…ma quante cose belle vediamo ad ogni pie’ sospinto, belle al punto che l’uomo più abbietto non può che vederle sempre belle? Guardate un bambino, guardate l’alba divina, guardate come cresce un fuscello, guardate negli occhi che vi guardano a loro volta e vi vogliono bene…”[3].-

Del tutto a disagio in mezzo a gente non autentica si trova   Myškin  nel salotto degli Epancin dove non potrà fare a meno di rompere il vaso cinese, secondo la profezia di Aglaja:"Dovete almeno rompere il vaso cinese nel salotto! E' stato pagato caro"[4].

La collega di Torino ricordata sopra, quella che mi suggerì di leggere tutto Nietzsche data la mia parentela culturale con lui, mi fece un altro complimento: una sera che andavamo a cena in una casa borghese mi disse che non potevo esimermi dal rompere il vaso cinese. Non avevo ancora letto Dostoevskij e quanto mi raccontò questa cara donna cara e preziosa maestra mi spinse a leggere anche questo autore accrescitore del mio spirito.

il principe Myskin era anche un educatore. Egli racconta:" I bambini ci curano l'anima...venivano spesso da me pregandomi che raccontassi loro qualche cosa; credo che lo sapessi fare bene, giacché mi ascoltavano sempre con grande piacere. In seguito, presi l'abitudine di studiare e di leggere, con l'unico scopo di potere intrattenerli"[5].

Bologna 13 febbraio 2023 ore 18, 22

Sempre1323011

Oggi248

Ieri318

Questo mese4608

Il mese scorso11301

 

 



[1]F. Dostoevskij, L'idiota  (del 1869), p. 96 e p. 101.

[2]              L’Idiota, p. 687.

[3] F. Dostoevskij, L’idiota, p. 700-

[4]Dostoevkij, L'idiota , p. 663.

[5] Traduzione italiana, Garzanti, Milano, 1973, p. 84 e p. 88

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