Ieri sera sono tornato a vedere La linea il film dell’ottima regista Ursula Meier. L’avevo già visto alcune sere fa e ci sono tornato perché nel frattempo mi ha fatto pensare. Vi esorto a non perderlo. Premetto e garantisco che questa pubblicità è culturale e assolutamente gratuita.
Dunque innanzitutto c’è un’attrice Stephanie Blanchoud che senza essere bella è eccezionalmente brava e nel recitare diventa molto più che bella: interpreta una ragazza di talento, Margarete, in un difficilissimo rapporto di odio con la madre –la Bruni Tedeschi brava anche lei- una donna frustrata e cretina che ha avuto tre figlie invidiando e ostacolando il talento musicale delle due dotate. La terza è indotata, ossia non è talentuosa e si è fatta una vita “normale” sposando un uomo insignificante e partorendo due bambine che allatta in continuazione.
Le altre due sono brave a cantare: una, Margarethe, è una giovane donna che all’inizio picchia la madre della quale non sopporta più l’imbecillità invadente, l’altra, Marion, è una ragazzina che cerca di mettere pace tra le due. Queste due sorelle sono brave a cantare e si vogliono bene: si riconoscono.
Margarete viene buttata fuori di casa e si rifugia da un suo ex che la tratta con diffidenza e la tiene a distanza.
Ma deve ospitarla in casa perché il tribunale gliel’ha imposta dopo avere condannato la picchiatrice a restare lontana almeno cento metri dalla dimora della madre per un mese. La linea tracciata con la vernice da Marion segna il confine
Durante questo mese la talentuosa manesca accompagna, suonando, la sorellina che si esercita nel canto. Devono farlo all’aperto in un campo vicino a una strada rumorosa
Alla fine c’è uno spettacolo dove Margarete canta meravigliosamente.
Scontata la pena dell’allontanamento, può tornare a casa dove la madre chiacchiera senza dire niente e la figlia non risponde.
Questa è la trama che il rendiconto di un film o di un libro deve sempre raccontare almeno per sommi capi.
Che cosa ha di speciale questo film tanto che mi ha spinto a vederlo due volte? C’è la violenza delle donne, tra le donne, che non viene mai ricordata né menzionata, come se non esistesse. Eppure c’è, sebbene meno frequente rispetto a quella degli uomini.
Ma quello che mi ha colpito e impressionato di più, oltre la bravura straordinaria di Stephanie e pure quella notevole delle altre attrici, è il fatto che il talento non è eliminabile: né da una madre cretina, frustrata e invidiosa, né da una situazione familiare caratterizzata dall’odio reciproco.
Marion è una giovinetta carina, pia e prega Dio che all’odio dei suoi subentri l’amore. Ma non c’è odio, non c’è povertà, non c’è niente che possa sopprimere un talento se questo c’è. Chi dice di non averlo potuto esprimere per condizioni avverse, mente.
Questa madre idiota incolpa la figlia del fatto di non essere diventata una grande pianista. Molti cretini danno ad altri la colpa del loro fallimento.
Invero non c’è avversità che possa soffocare il talento.
Personalmente ero bravissimo in bicicletta: a Pesaro da ragazzo vincevo tutte le gare in salita e a cronometro. Però quando mi chiedono per quale motivo non sono diventato un campione come Coppi, rispondo: “perché non avevo abbastanza talento”. In questo sta il tutto venendo al costrutto.
Bologna 1 febbraio 2023- giovanni ghiselli
“In questa parte del giovanetto anno
che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra
e già le notti al mezzo dì sen vanno”
Riassumo siamo nel mese 21 gennaio-21 febbraio e la mattina presto la brina sembra neve. Allora “lo villanello a cui la roba manca” si alza e “vede la campagna biancheggiar tutta” quindi “si batte l’anca, ma poi “la speranza ringavagna-veggendo il mondo aver cangiata faccia (…) e fuor le pecorelle a pascer caccia”.
Anche io sono un villanello cui la roba manca, però il talento di educatore non me l’ha sottratto nessuno.
Il catalogo è questo
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