Sentite i virilis audaciae facinora quali sono: “litteris Graecis, Latinis docta, psallere, saltare elegantius quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; pecuniae an famae minus parceret, haud facile discerneres; lubido sic accensa, ut saepius peteret viros quam peteretur”, sapeva di latino e di greco, e suonare e danzare con eleganza maggiore di quanto si chiede a una onesta, e conosceva molte altri mezzi che sono strumenti di lussuria. Ma tutto le fu sempre più caro che il decoro e la pudicizia, non avresti potuto facilmente decidere se avesse meno riguardo del denaro o della reputazione: la libidine era così ardente che cercava gli uomini più spesso di quanto venisse cercata. Faceva insomma parte della risma dei seguaci di Catilina, uomini di ogni tipo e donne che da giovani si erano prostituite, poi riempite di debiti gente con la quale il loro caporione contava di sollevare gli schiavi, incendiare Roma, arruolare i loro mariti o ucciderli.
Il ritratto paradossale di Sempronia-donna piena di vizi e di capacità, termina con queste parole: “Sed ea saepe antehac fidem prodiderat, creditum abiuraverat, caedis conscia fuerat : luxuria atque inopia praeceps abierat. Verum ingenium eius haud abssurdum : posse versus facere, iocum movere, sermone uti vel modesto vel molli vel provaci; prorsus multae facetiae multusque lepos inierat (25) ma già prima ella aveva spesso tradito tradito la fede, negato con spergiuro un debito, era stata complice di un delitto: per il lusso e il bisogno era caduta in rovina. Tuttavia il suo ingegno non era rozzo: era capace di versificare, di scherzare, di conversare con parole modeste o tenere o licenziose: insomma in lei c’era molto spirito e molto fascino.
Di sicuro più che in un’oca.
Questa è la presentazione di Catilina nel V capitolo di questo libro sulla congiura del 63 a. C.: “Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque”.
Poco meno favorevole è il giudizio di Tacito sui Gracchi anche loro nobili genere nati: “Ma l’oratoria dei Gracchi non era così preziosa da sopportarne le leggi (eversive). “Sed nec tanti rei publicae Gracchorum eloquentia fuit ut pateretur et leges” (Dialogus de oratoribus, 40).
Bologna 20 febbraio 2023 ore 10, 26
giovanni ghiselli
Sempre1325585
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