Il MITO 2
Seconda parte
Monoteismo e Politeismo
Molto lontano da questa variabilità di uno dei tanti dèi cangianti è il prescrittivo, monoteistico, talora persino guerrafondaio: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Ha detto bene Massimo Cacciari in un intervento televisivo[1]: la democrazia è strutturalmente politeistica.
“Ed è ugualmente indubitabile che la seguente espressione “democrazia cristiana”, nonché non essere una ripetizione, è addirittura una contraddizione di termini, se, semanticamente, ossia se verificato geograficamente e storicamente qui in Italia, “cristiano” ha valore di “cattolico”, con tutto il suo strascico dogmatico e gesuitico, che ognuno conosce, salvo colui che vive appunto nell’accettazione abitudinaria del dogma”[2].
Freud afferma che la religione monoteistica fu portata agli Ebrei da Mosé, un Egiziano seguace della religione voluta da Amenofi IV, che era “salito al trono intorno al 1375 a. C.”[3] e adorava “il sole (Atòn) non come oggetto materiale ma come simbolo di un essere divino la cui energia si manifestava appunto nei raggi”[4] solari. Il faraone eretico si cambiò il nome in Ekhanatòn cancellando la presenza del dio Amòn dalla propria persona e da tutte le iscrizioni.
“Si trattava di un rigoroso monoteismo, il primo tentativo del genere nella storia mondiale, per quanto ne possiamo sapere; e con la fede in un unico dio nacque inevitabilmente l’intolleranza religiosa[5], sconosciuta all’antichità prima di allora e per molto tempo dopo. Ma il regno di Amenofi durò solo diciassette anni; subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1358, la nuova religione fu spazzata via, e la memoria del re eretico proscritta (…) Vorrei adesso arrischiare una conclusione: se Mosè fu Egizio e se egli trasmise agli Ebrei la propria religione, questa fu la religione di Ekhanatòn, la religione di Atòn”[6].
Freud cerca di avallare questa tesi con vari indizi : entrambe le religioni “sono forme di rigido monoteismo”; inoltre “l’assenza nella religione ebraica di una dottrina concernente l’aldilà e la vita ultraterrena, che pure, sarebbe stata compatibile col più rigoroso monoteismo” corrisponde al rifiuto di tale presenza anche nella religione di Ekhnatòn che “aveva bisogno di combattere la religione popolare nella quale il dio dei morti Osiride aveva forse una parte maggiore di quella di ogni altro dio del mondo superiore”. Terzo indizio: Mosè introdusse presso gli Ebrei “la consuetudine della circoncisione”. Ebbene: “Erodoto, il “padre della storia”, ci informa che la consuetudine della circoncisione era da lungo tempo familiare in Egitto”[7].
Dunque Mosè “non era ebreo ma egizio, e allora la religione mosaica fu probabilmente una religione egizia” [8].
Aggiungo l’interpretazione di Steiner. Gli Ebrei sono visti come gli inventori e i propagatori di ideali troppo duri e scomodi per i popoli dell’Europa occidentale, insomma per noi. Il primo vulnus inferto all’Europa pagana fu quello del monoteismo.
Steiner cita Nietzsche: “ Nel politeismo consisteva la libertà dello spirito umano, la sua poliedricità creativa. La dottrina di una singola divinità (…) è “il più mostruoso di tutti gli errori umani” (“die ungeheuerlichste aller menschlichen Verirrungen”)”[9].
Aggiungo che anche il sistema economico unico seguito alla caduta del muro di Berlino non ha portato benessere all’umanità.
Sappiamo che Nietzsche non si limitò a questo. Egli vide negli Ebrei un popolo sacerdotale, il “popolo della più latente sete di vendetta sacerdotale”. E ancora: “Con gli Ebrei si inizia la rivolta degli schiavi nella morale”.
C’è una ostilità culturale piuttosto che razziale - biologica, fa notare T. Mann: “Quando Socrate e Platone cominciarono a parlare di verità e di giustizia egli dice una volta ‘non furono più greci, ma ebrei, o che so altro’. Orbene, gli ebrei, grazie alla loro moralità, si sono dimostrati buoni e tenaci figli della vita. Con la loro fede in un Dio giusto, essi sono sopravvissuti ai millenni, mentre il piccolo, dissoluto popolo greco di esteti e di artisti è presto scomparso dalla scena della storia. Ma Nietzsche, pur lontano da ogni odio razziale antisemitico, vede nel giudaismo la culla del cristianesimo e in questo, a ragione ma con aborrimento, il germe della democrazia, della rivoluzione francese e delle odiate “idee moderne” che la sua parola squillante marchia con il nome di ‘morale del gregge’ (…) ciò che egli disprezza e maledice in queste idee è ‘utilitarismo e l’eudemonismo, il loro far della pace e della felicità terrena i beni più desiderabili ed alti, mentre l’uomo nobile, tragico, eroico, calpesta questi valori molli e volgari”[10].
Steiner mette anche in rilievo il fatto che Freud cercò di scagionare gli Ebrei dalla “colpa” del monoteismo : “In una delle sue ultime opere, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, Freud attribuì questo “errore” a un principe e veggente egiziano del casato disperso degli Ikhnaton. Molti si sono chiesti perché abbia cercato di togliere dalle spalle del suo popolo quel supremo fardello di gloria (…) Quando, durante i primi anni di regime nazista, Freud cercava di scaricare su spalle egiziane la responsabilità dell’ “invenzione” di Dio, stava facendo, pur forse senza averne piena coscienza, una disperata mossa propiziatoria, sacrificale. Stava tentando di strappare il parafulmine dalle mani degli ebrei. Troppo tardi. La lebbra della scelta di Dio - ma chi aveva scelto chi? - era troppo visibile su di loro”[11].
Ma sentiamo ancora Steiner: “Uccidendo gli ebrei, la cultura occidentale avrebbe sradicato quelli che avevano “inventato” Dio (…) L’Olocausto è un riflesso, ancor più completo in quanto lungamente inibito, della coscienza sensoriale naturale, degli istintivi bisogni politeistici e animistici”[12].
Al rigido monoteismo di Mosè si è poi aggiunto il cristianesimo che nella sua fase nascente proponeva ideali e prescriveva regole sostanzialmente impraticabili dai più, deboli e tutt’altro che buoni. Vero è che poi il cristianesimo, e il cattolicesimo in particolare, ha recuperato non pochi aspetti del politeismo e di quel grande apparato di potere che fu l’impero romano. “Le chiese cristiane sono sempre state, tranne rarissime eccezioni, un ibrido di ideali monoteistici e di pratiche politeistiche (…) Il Dio unico e inimmaginabile - a rigore, “inconcepibile” - del Decalogo non ha nulla a che fare con il pantheon triplice delle chiese, ampiamente tradotto in immagini”[13].
Ma i Vangeli rimangono, e questi raccomandano la povertà e l’amore del nemico. In quale modo possono accettare questo gli uomini, fragili e corrotti come per lo più sono ? Gli imitatori di Cristo, quale Francesco di Assisi, sono sempre stati pochi.
La maggior parte dei sedicenti cristiani sono tartufi, falsi devoti i quali vivono una vita che è l’antitesi di quella predicata da Cristo. Si pensi a tanti dei nostri politici che si professano cristiani.
Ultimo schiaffo all’Europa occidentale: l’ideale marxista. “ Il terzo confronto tra l’esigente utopia e i ritmi ordinari della vita occidentale coincide con l’avvento del socialismo messianico. Anche quando si proclama ateo, il socialismo di Marx, di Trockij, di Ernst Bloch discende direttamente dall’escatologia messianica. Nulla è più religioso, nulla si avvicina al sacro furore di giustizia dei profeti, più della visione socialista che contempla la distruzione della Gomorra borghese e la creazione per l’uomo di una città nuova e pura (…) Monoteismo del Sinai, cristianesimo primitivo, socialismo messianico: sono i tre momenti supremi in cui la cultura occidentale viene posta di fronte a quello che Ibsen chiamava “pretese dell’ideale”(…) Tre volte la sua eco si diffuse, e ogni volta dallo stesso centro storico. (Alcuni politologi calcolano che la percentuale degli ebrei coinvolti nello sviluppo ideologico del socialismo messianico e del comunismo si aggiri sull’80 per cento). Tre volte il giudaismo lanciò un appello alla perfezione e cercò di imporlo al corso normale della vita occidentale. Una profonda avversione si radicò nel subconscio sociale, presero forma rancori omicidi (…) Il gemocidio (…) fu un tentativo di livellare il futuro o, più precisamente, di rendere la storia commisurata alla naturale barbarie, al torpore intellettuale e agli istinti materiali dell’uomo non evoluto” [14]. Ebbene, per fortuna, il genocidio, quello fisico dei nazisti e quello culturale di tempi più recenti, non ha annientato del tutto gli uomini evoluti, colti e morali che capiscono l’altezza degli ideali proposti dagli Ebrei e ammirano la spiritualità ebraica. Vivere nel peccato della barbarie significa vivere contro lo spirito. Gli antisemiti sono ottusi refrattari alla ricettività nei confronti dello spirito, umano e divino. La religiosità e l’umanesimo degli Ebrei sono aspetti dell’intelligenza: l’ intelligenza dell’uomo e l’intelligenza di Dio.
Nel trattato Della tirannide (del 1777) Vittorio Alfieri distingue la religione cristiana dalla pagana, rilevando l’incompatibilità della prima con la libertà: “La religion pagana, col suo moltiplicare sterminatamente gli dèi, e col fare del cielo quasi una repubblica, e sottomettere Giove stesso alle leggi del fato[15], e ad altri usi e privilegi della corte celeste, dovea essere, e fu infatti, assai favorevole al vivere libero (…) La cristiana religione, che è quella di quasi tutta la Europa, non è per se stessa favorevole al viver libero: ma la cattolica religione riesce incompatibile quasi col viver libero (…) Ed in fatti, nella pagana antichità, i Giovi, gli Apollini, le Sibille, gli Oracoli, a gara tutti comandavano ai diversi popoli e l’amor della patria e la libertà. Ma la religion cristiana, nata in popolo non libero, non guerriero, non illuminato e già intieramente soggiogato dai sacerdoti, non comanda se non la cieca obbedienza; non nomina né pure mai la libertà; ed il tiranno (o sacerdote o laico sia egli) interamente assimila a Dio” (I, 8).
A dirla tutta anche Virgilio che con il cristianesimo non c’entra raccomanda e comanda la cieca obbedienza con le figure di Enea e di Aristeo. Ma su questo un’altra volta.
Anche nell’Idiota di Dostoevskij si legge una stroncatura del cattolicesimo. Sentiamo il protagonista lanciato in un’invettiva: “Anzitutto, non è una fede cristiana! (...) Il cattolicesimo romano crede che, senza una potenza imperiale, la fede cristiana non possa sussistere nel mondo, e grida al tempo stesso: Non possumus! Secondo me, il cattolicesimo romano non è nemmeno una religione, ma è la continuazione dell’impero romano, e tutto in esso è sottoposto a questa idea, cominciando dalla fede. Il papa vi ha conquistato il trono terrestre ed ha alzato la spada. Da quei tempi, ogni cosa prosegue in tal modo, solo che alle spade hanno aggiunto la menzogna, la furberia, l’infingimento, il fanatismo, la superstizione, la scelleratezza, trastullandosi coi più sacri, più sinceri, più ardenti sentimenti, i migliori sentimenti del popolo. Ogni cosa è stata venduta da Roma per denaro, per il vile potere temporale”[16].
giovanni ghiselli
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[1] Del gennaio 2006.
[2] P. P. Pasolini, Democrazia senza attributi? (gennaio 1948) In Pasolini saggi sulla politica e sulla società, p. 58. In un articolo successivo (I due proletariati, in “Il mattino del popolo” del 12 maggio 1948 Pasolini menziona un “discorsetto di De Gasperi” del 21 aprile, 1948, “imporporato vagamente ma minacciosamente dal fuoco degli autodafè” (Op. cit., p. 70).
[3] S. Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, , secondo saggio (del 1937) p. 349. Il terzo saggio è del 1938. E’ l’ultimo libro di Freud, insieme con il Compendio di psicoanalisi , anche questo uscito nel 1938, del resto incompiuto.
[4] S. Freud, Op. cit., p. 350.
[5] Leopardi nello Zibaldone (3833 - 3834) afferma invece che il culto del sole rende più umano e più civile chi lo pratica :"Quando gli Europei scoprirono il Perù e i suoi contorni, dovunque trovarono alcuna parte o segno di civilizzazione e dirozzamento, quivi trovarono il culto del sole; dovunque il culto del sole, quivi i costumi men fieri e men duri che altrove; dovunque non trovarono il culto del sole, quivi (ed erano pur provincie, valli, ed anche borgate, confinanti non di rado o vicinissime alle sopraddette) una vasta, intiera ed orrenda e spietatissima barbarie ed immanità e fierezza di costumi e di vita. E generalmente i tempii del sole erano come il segno della civiltà, e i confini del culto del sole, i confini di essa (5 Nov. 1823.). Ndr.
[6] S. Freud, Op. cit., secondo saggio, p. 353.
[7] Nelle Storie leggiamo che “Colchi, Egiziani e Etiopi si circoncidono dal tempo più antico” (II, 104, 2). Ndr.
[8] S. Freud, Op. cit., p. 355
[9] G. Steiner Nel castello di Barbablù Note per la riedifinizione della cultura, p. 39.
[10] Nobiltà dello spirito.
[11] Gerorge Steiner, Nel castello di Barbablù, p. 41
[12] Op. cit., p. 41.
[13] Op. cit., p. 39.
[14] Steiner, Op. cit, pp. 43 sgg.
[15] Il predominio del fato non risparmia nessuno: il Prometeo di Eschilo, afferma consolandosi del suo martirio, che nemmeno Zeus "potrebbe in alcun modo sfuggire alla parte che gli ha dato il destino (th;n peprwmevnhn)"(Prometeo incatenato, v. 518). Ndr.
[16] L’Idiota, p. 687.
Seconda parte
Monoteismo e Politeismo
Molto lontano da questa variabilità di uno dei tanti dèi cangianti è il prescrittivo, monoteistico, talora persino guerrafondaio: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Ha detto bene Massimo Cacciari in un intervento televisivo[1]: la democrazia è strutturalmente politeistica.
“Ed è ugualmente indubitabile che la seguente espressione “democrazia cristiana”, nonché non essere una ripetizione, è addirittura una contraddizione di termini, se, semanticamente, ossia se verificato geograficamente e storicamente qui in Italia, “cristiano” ha valore di “cattolico”, con tutto il suo strascico dogmatico e gesuitico, che ognuno conosce, salvo colui che vive appunto nell’accettazione abitudinaria del dogma”[2].
Freud afferma che la religione monoteistica fu portata agli Ebrei da Mosé, un Egiziano seguace della religione voluta da Amenofi IV, che era “salito al trono intorno al 1375 a. C.”[3] e adorava “il sole (Atòn) non come oggetto materiale ma come simbolo di un essere divino la cui energia si manifestava appunto nei raggi”[4] solari. Il faraone eretico si cambiò il nome in Ekhanatòn cancellando la presenza del dio Amòn dalla propria persona e da tutte le iscrizioni.
“Si trattava di un rigoroso monoteismo, il primo tentativo del genere nella storia mondiale, per quanto ne possiamo sapere; e con la fede in un unico dio nacque inevitabilmente l’intolleranza religiosa[5], sconosciuta all’antichità prima di allora e per molto tempo dopo. Ma il regno di Amenofi durò solo diciassette anni; subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1358, la nuova religione fu spazzata via, e la memoria del re eretico proscritta (…) Vorrei adesso arrischiare una conclusione: se Mosè fu Egizio e se egli trasmise agli Ebrei la propria religione, questa fu la religione di Ekhanatòn, la religione di Atòn”[6].
Freud cerca di avallare questa tesi con vari indizi : entrambe le religioni “sono forme di rigido monoteismo”; inoltre “l’assenza nella religione ebraica di una dottrina concernente l’aldilà e la vita ultraterrena, che pure, sarebbe stata compatibile col più rigoroso monoteismo” corrisponde al rifiuto di tale presenza anche nella religione di Ekhnatòn che “aveva bisogno di combattere la religione popolare nella quale il dio dei morti Osiride aveva forse una parte maggiore di quella di ogni altro dio del mondo superiore”. Terzo indizio: Mosè introdusse presso gli Ebrei “la consuetudine della circoncisione”. Ebbene: “Erodoto, il “padre della storia”, ci informa che la consuetudine della circoncisione era da lungo tempo familiare in Egitto”[7].
Dunque Mosè “non era ebreo ma egizio, e allora la religione mosaica fu probabilmente una religione egizia” [8].
Aggiungo l’interpretazione di Steiner. Gli Ebrei sono visti come gli inventori e i propagatori di ideali troppo duri e scomodi per i popoli dell’Europa occidentale, insomma per noi. Il primo vulnus inferto all’Europa pagana fu quello del monoteismo.
Steiner cita Nietzsche: “ Nel politeismo consisteva la libertà dello spirito umano, la sua poliedricità creativa. La dottrina di una singola divinità (…) è “il più mostruoso di tutti gli errori umani” (“die ungeheuerlichste aller menschlichen Verirrungen”)”[9].
Aggiungo che anche il sistema economico unico seguito alla caduta del muro di Berlino non ha portato benessere all’umanità.
Sappiamo che Nietzsche non si limitò a questo. Egli vide negli Ebrei un popolo sacerdotale, il “popolo della più latente sete di vendetta sacerdotale”. E ancora: “Con gli Ebrei si inizia la rivolta degli schiavi nella morale”.
C’è una ostilità culturale piuttosto che razziale - biologica, fa notare T. Mann: “Quando Socrate e Platone cominciarono a parlare di verità e di giustizia egli dice una volta ‘non furono più greci, ma ebrei, o che so altro’. Orbene, gli ebrei, grazie alla loro moralità, si sono dimostrati buoni e tenaci figli della vita. Con la loro fede in un Dio giusto, essi sono sopravvissuti ai millenni, mentre il piccolo, dissoluto popolo greco di esteti e di artisti è presto scomparso dalla scena della storia. Ma Nietzsche, pur lontano da ogni odio razziale antisemitico, vede nel giudaismo la culla del cristianesimo e in questo, a ragione ma con aborrimento, il germe della democrazia, della rivoluzione francese e delle odiate “idee moderne” che la sua parola squillante marchia con il nome di ‘morale del gregge’ (…) ciò che egli disprezza e maledice in queste idee è ‘utilitarismo e l’eudemonismo, il loro far della pace e della felicità terrena i beni più desiderabili ed alti, mentre l’uomo nobile, tragico, eroico, calpesta questi valori molli e volgari”[10].
Steiner mette anche in rilievo il fatto che Freud cercò di scagionare gli Ebrei dalla “colpa” del monoteismo : “In una delle sue ultime opere, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, Freud attribuì questo “errore” a un principe e veggente egiziano del casato disperso degli Ikhnaton. Molti si sono chiesti perché abbia cercato di togliere dalle spalle del suo popolo quel supremo fardello di gloria (…) Quando, durante i primi anni di regime nazista, Freud cercava di scaricare su spalle egiziane la responsabilità dell’ “invenzione” di Dio, stava facendo, pur forse senza averne piena coscienza, una disperata mossa propiziatoria, sacrificale. Stava tentando di strappare il parafulmine dalle mani degli ebrei. Troppo tardi. La lebbra della scelta di Dio - ma chi aveva scelto chi? - era troppo visibile su di loro”[11].
Ma sentiamo ancora Steiner: “Uccidendo gli ebrei, la cultura occidentale avrebbe sradicato quelli che avevano “inventato” Dio (…) L’Olocausto è un riflesso, ancor più completo in quanto lungamente inibito, della coscienza sensoriale naturale, degli istintivi bisogni politeistici e animistici”[12].
Al rigido monoteismo di Mosè si è poi aggiunto il cristianesimo che nella sua fase nascente proponeva ideali e prescriveva regole sostanzialmente impraticabili dai più, deboli e tutt’altro che buoni. Vero è che poi il cristianesimo, e il cattolicesimo in particolare, ha recuperato non pochi aspetti del politeismo e di quel grande apparato di potere che fu l’impero romano. “Le chiese cristiane sono sempre state, tranne rarissime eccezioni, un ibrido di ideali monoteistici e di pratiche politeistiche (…) Il Dio unico e inimmaginabile - a rigore, “inconcepibile” - del Decalogo non ha nulla a che fare con il pantheon triplice delle chiese, ampiamente tradotto in immagini”[13].
Ma i Vangeli rimangono, e questi raccomandano la povertà e l’amore del nemico. In quale modo possono accettare questo gli uomini, fragili e corrotti come per lo più sono ? Gli imitatori di Cristo, quale Francesco di Assisi, sono sempre stati pochi.
La maggior parte dei sedicenti cristiani sono tartufi, falsi devoti i quali vivono una vita che è l’antitesi di quella predicata da Cristo. Si pensi a tanti dei nostri politici che si professano cristiani.
Ultimo schiaffo all’Europa occidentale: l’ideale marxista. “ Il terzo confronto tra l’esigente utopia e i ritmi ordinari della vita occidentale coincide con l’avvento del socialismo messianico. Anche quando si proclama ateo, il socialismo di Marx, di Trockij, di Ernst Bloch discende direttamente dall’escatologia messianica. Nulla è più religioso, nulla si avvicina al sacro furore di giustizia dei profeti, più della visione socialista che contempla la distruzione della Gomorra borghese e la creazione per l’uomo di una città nuova e pura (…) Monoteismo del Sinai, cristianesimo primitivo, socialismo messianico: sono i tre momenti supremi in cui la cultura occidentale viene posta di fronte a quello che Ibsen chiamava “pretese dell’ideale”(…) Tre volte la sua eco si diffuse, e ogni volta dallo stesso centro storico. (Alcuni politologi calcolano che la percentuale degli ebrei coinvolti nello sviluppo ideologico del socialismo messianico e del comunismo si aggiri sull’80 per cento). Tre volte il giudaismo lanciò un appello alla perfezione e cercò di imporlo al corso normale della vita occidentale. Una profonda avversione si radicò nel subconscio sociale, presero forma rancori omicidi (…) Il gemocidio (…) fu un tentativo di livellare il futuro o, più precisamente, di rendere la storia commisurata alla naturale barbarie, al torpore intellettuale e agli istinti materiali dell’uomo non evoluto” [14]. Ebbene, per fortuna, il genocidio, quello fisico dei nazisti e quello culturale di tempi più recenti, non ha annientato del tutto gli uomini evoluti, colti e morali che capiscono l’altezza degli ideali proposti dagli Ebrei e ammirano la spiritualità ebraica. Vivere nel peccato della barbarie significa vivere contro lo spirito. Gli antisemiti sono ottusi refrattari alla ricettività nei confronti dello spirito, umano e divino. La religiosità e l’umanesimo degli Ebrei sono aspetti dell’intelligenza: l’ intelligenza dell’uomo e l’intelligenza di Dio.
Nel trattato Della tirannide (del 1777) Vittorio Alfieri distingue la religione cristiana dalla pagana, rilevando l’incompatibilità della prima con la libertà: “La religion pagana, col suo moltiplicare sterminatamente gli dèi, e col fare del cielo quasi una repubblica, e sottomettere Giove stesso alle leggi del fato[15], e ad altri usi e privilegi della corte celeste, dovea essere, e fu infatti, assai favorevole al vivere libero (…) La cristiana religione, che è quella di quasi tutta la Europa, non è per se stessa favorevole al viver libero: ma la cattolica religione riesce incompatibile quasi col viver libero (…) Ed in fatti, nella pagana antichità, i Giovi, gli Apollini, le Sibille, gli Oracoli, a gara tutti comandavano ai diversi popoli e l’amor della patria e la libertà. Ma la religion cristiana, nata in popolo non libero, non guerriero, non illuminato e già intieramente soggiogato dai sacerdoti, non comanda se non la cieca obbedienza; non nomina né pure mai la libertà; ed il tiranno (o sacerdote o laico sia egli) interamente assimila a Dio” (I, 8).
A dirla tutta anche Virgilio che con il cristianesimo non c’entra raccomanda e comanda la cieca obbedienza con le figure di Enea e di Aristeo. Ma su questo un’altra volta.
Anche nell’Idiota di Dostoevskij si legge una stroncatura del cattolicesimo. Sentiamo il protagonista lanciato in un’invettiva: “Anzitutto, non è una fede cristiana! (...) Il cattolicesimo romano crede che, senza una potenza imperiale, la fede cristiana non possa sussistere nel mondo, e grida al tempo stesso: Non possumus! Secondo me, il cattolicesimo romano non è nemmeno una religione, ma è la continuazione dell’impero romano, e tutto in esso è sottoposto a questa idea, cominciando dalla fede. Il papa vi ha conquistato il trono terrestre ed ha alzato la spada. Da quei tempi, ogni cosa prosegue in tal modo, solo che alle spade hanno aggiunto la menzogna, la furberia, l’infingimento, il fanatismo, la superstizione, la scelleratezza, trastullandosi coi più sacri, più sinceri, più ardenti sentimenti, i migliori sentimenti del popolo. Ogni cosa è stata venduta da Roma per denaro, per il vile potere temporale”[16].
giovanni ghiselli
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[1] Del gennaio 2006.
[2] P. P. Pasolini, Democrazia senza attributi? (gennaio 1948) In Pasolini saggi sulla politica e sulla società, p. 58. In un articolo successivo (I due proletariati, in “Il mattino del popolo” del 12 maggio 1948 Pasolini menziona un “discorsetto di De Gasperi” del 21 aprile, 1948, “imporporato vagamente ma minacciosamente dal fuoco degli autodafè” (Op. cit., p. 70).
[3] S. Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, , secondo saggio (del 1937) p. 349. Il terzo saggio è del 1938. E’ l’ultimo libro di Freud, insieme con il Compendio di psicoanalisi , anche questo uscito nel 1938, del resto incompiuto.
[4] S. Freud, Op. cit., p. 350.
[5] Leopardi nello Zibaldone (3833 - 3834) afferma invece che il culto del sole rende più umano e più civile chi lo pratica :"Quando gli Europei scoprirono il Perù e i suoi contorni, dovunque trovarono alcuna parte o segno di civilizzazione e dirozzamento, quivi trovarono il culto del sole; dovunque il culto del sole, quivi i costumi men fieri e men duri che altrove; dovunque non trovarono il culto del sole, quivi (ed erano pur provincie, valli, ed anche borgate, confinanti non di rado o vicinissime alle sopraddette) una vasta, intiera ed orrenda e spietatissima barbarie ed immanità e fierezza di costumi e di vita. E generalmente i tempii del sole erano come il segno della civiltà, e i confini del culto del sole, i confini di essa (5 Nov. 1823.). Ndr.
[6] S. Freud, Op. cit., secondo saggio, p. 353.
[7] Nelle Storie leggiamo che “Colchi, Egiziani e Etiopi si circoncidono dal tempo più antico” (II, 104, 2). Ndr.
[8] S. Freud, Op. cit., p. 355
[9] G. Steiner Nel castello di Barbablù Note per la riedifinizione della cultura, p. 39.
[10] Nobiltà dello spirito.
[11] Gerorge Steiner, Nel castello di Barbablù, p. 41
[12] Op. cit., p. 41.
[13] Op. cit., p. 39.
[14] Steiner, Op. cit, pp. 43 sgg.
[15] Il predominio del fato non risparmia nessuno: il Prometeo di Eschilo, afferma consolandosi del suo martirio, che nemmeno Zeus "potrebbe in alcun modo sfuggire alla parte che gli ha dato il destino (th;n peprwmevnhn)"(Prometeo incatenato, v. 518). Ndr.
[16] L’Idiota, p. 687.