domenica 4 giugno 2023

Musil, L’uomo senza qualità, Parte terza 14. pp- 756-767 – seconda parte ( pagine 764-767). 4 giugno 2023


 

Clarisse mormorò “che porco”, ma senza sdegno. Era una parola storica che aveva rivolto anche a Meingast prima della metamorfosi che l’aveva mutato trasformandolo in un profeta da frivolo gaudente che era.  Prima di tale cambiamento Clarisse era turbata dal contegno libero di quell’uomo. Il profeta le strinse leggermente il braccio e lei continuava ad essere convinta di esercitare una crudele attrattiva sugli uomini anormali.

 

Gli anormali sono tali perché non sopportano la mediocrità dei conformisti e spesso si attraggono a vicenda. Non sono necessariamente inferiori né superiori ai normali usuali. Possono essere l’una o l’altra cosa. Mozart era anormale in meglio, quelli che ammazzano le donne lo sono in peggio: sono  oltre che criminali dei minus habentes. Tutti quelli che ammazzano sono incapaci di parlare. Violenza invece della  discussione

 

Clarisse pensava che l’ascesa di Meingast era dovuta a lei e che la redenzione di lui era dovuta al fatto che lei e Walter si erano sobbarcati le sue colpe.

Si vede da tanto arzigogolare che l’ozio può condurre a uno stato di esaltazione. Walter lo sapeva. Si chiedeva perché non avessero chiamato la polizia contro il mostro. Di fatto in casa non c’era il telefono e lui non si era mosso per non fare la parte del borghese scandalizzato.

 

 Ora invece è di moda questo atteggiamento.

Conoscevo una tale che una volta chiamò la polizia  come vide sulla spiaggia di Pesaro un uomo che fotografava una bambina con un sorriso secondo lei infame . Sì, sì, l’infame aveva sorriso. Erano padre e figlia ma l’idiota nemmeno si scusò: disse che non bisogna mai abbassare la guardia. Tali sono i nemici della vita.

 

Walter ricordò che Clarisse si era scaldata sessualmente con lui solo un paio di volte quando egli si occupava di opere d’arte. Walter si domandò dubbioso: “forse tutti gli uomini vengono efficacemente esaltati solo dall’ambizione?”

 

Vero è, rispondo, che le donne non perdonano l’insuccesso.

 

Walter osservava il mostro tra i cespugli e lo considerava un esempio ammonitore dello sfacelo che può intervenire in un animo troppo solitario.

 

Il classicista Quintiliano  vuole  escludere l'ombra, la solitudine e la muffa dall'educazione del ragazzo che deve diventare un buon  oratore:"Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media rei publicae luce vivendum est, adsuescat iam a tenero non reformidare homines neque illa solitaria et velut umbratica vita pallescere. Excitanda mens est et adtollenda semper est, quae in eiusmodi secretis aut languescit et quendam velut in opaco situm ducit, aut contra tumescit inani persuasione; necesse est enim nimium tribuat sibi, qui se nemini comparat "[1] , prima di tutto il futuro oratore che deve vivere frequentando moltissime persone, e in mezzo alla luce della politica, si abitui  fin da ragazzo a non temere gli uomini e a non impallidire in quella vita solitaria e come umbratile. Va tenuta sveglia e sempre innalzata la mente che in solitudini di tal fatta o si infiacchisce, e nella tenebra prende un certo puzzo di muffa, o al contrario si gonfia di vuoti convincimenti: è infatti inevitabile che attribuisca troppo a se stesso chi non si confronta con nessuno.

Nel mio caso sono state formative e accrescitive le esperienze dei collegi nel campo dei rapporti umani. Anche per questo ho sempre anteposto il pubblico al privato.

 

Clarisse compiva sempre le azioni dipendenti dai suoi pensieri anche dementi. Tuttavia al marito la demenza di Clarisse  piaceva più del raziocinio di Ulrich. Però temeva che la moglie spalancasse la finestra o si gettasse giù per le scale verso i cespugli mentre i due uomini rimanevano muti e immobili.

Intanto il mostro si era raggomitolato nel buio era vicino al suolo e la testa gli pendeva dal collo come una foglia. Ma poi si riprese. Una ragazza di 15 anni passò vicino a lui e gli parve bella. Voleva uscire e parlarle con gentilezza ma l’idea lo precipitò in un folle terrore.

Chi non sa parlare, dicevo sopra, è un mutilato nello spirito, è un subumano, spesso un violento.

 La ragazzina si accorse di lui, gettò un grido acuto e si mise a correre non senza voltarsi divertendosi “la bricconcella” p. 767

Gli spettatori furono sollevati da questo esito innocuo e ridicolo.

Walter disse che lo sciacallo era finalmente scomparso.

Clarisse era persuasa che tutto l’incidente avesse un significato speciale per lei: si sentiva una sposa cui era stata fatta una serenata.

Ulrich disse “Buffo! A quell’individuo si sarebbe guastata la festa se avesse saputo di essere osservato da noi”.

E Meingast, il Maestro: “Si dà un’importanza eccessiva alle cose del sesso. Questi sono i giochi satireschi delle velleità contemporanee”.

Clarisse “sentì che le parole di Meingast, benché oscure e prive di direzione, la portavano avanti” p. 767

Verso il nulla aggiungo. Siamo nella inconcludenza vicina al baratro della finis Austriae

 

“Non c’è alcuna realtà, bensì un gioco di possibilità, un ventaglio di potenzialità eterogenee. Il romanzo è un’imitazione dell’incompiuto (…) Il romanzo di Musil nasce dall’esigenza di negare ogni proposizione all’indicativo-ossia ogni asserzione definitiva e assoluta- a favore del congiuntivo delle possibilità” C. Magris, L’anello di Clarisse, p. 216.

Bologna 4 maggio 2023 ore 19, 10 giovanni ghiselli

p. s

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[1] Institutio oratoria I, 2, 18.

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