Nel Carmen saeculare (17 a. C. Orazio) celebra il nuovo secolo di prosperità e virtù morali ritrovate:"Iam Fides et Pax et Honor Pudorque/priscus et neglecta redire Virtus/audet, apparetque beata pleno/Copia cornu"[1], già la Fede e la Pace e l'Onore e il Pudore antico e la Virtù messa da parte osa tornare, e appare felice l'Abbondanza con il corno pieno.
Il poeta di Venosa dunque annuncia l’arrivo di un nuovo secolo di “magnifiche sorti e progressive”.
Tacito invece nel dare inizio alle sue Historiae che racconteranno gli anni 69-96 annuncia un periodo contraddistinto da “Pollutae caerimoniae, magna adulteria, plenum exiliis mare, infecti caedibus scopuli"(I, 2), cerimonie profanate, grandi adultèri, pieno di esilii il mare, sozzi di strage gli scogli. Ognuna delle promesse di Orazio si è ribaltata nella constatazione di un orrore.
Torno per un momento al film Rapito di Bellocchio. Il personaggio che interpreta Papa Pio IX rifiuta il progresso considerandolo presunto e fasullo. Pasolini scriverà che quello del secondo dopoguerra è stato uno sviluppo materiale senza progresso morale.
Ebbene di fronte agli orrori di cui sono stato spettatore e testimone, dalla strage di piazza Fontana in poi, mi sento di rivalutare questo Pontefice che a scuola ci avevano presentato come bieco reazionario. La negazione del progresso quale favola mentita si trova anche nell’ultima canzone leopardiana, La ginestra del 1836.
Le sorti cui stiamo assistendo non sono “magnifiche e progressive” nemmeno oggi.
Bologna 5 maggio 2023 ore 18, 05 giovanni ghiselli
p. s
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