giovedì 1 giugno 2023

"Cleone di Atene, lo sterminatore democratico". di Giuseppe Moscatt

Cleone di Atene, lo sterminatore democratico

di Giuseppe Moscatt

 


La messa in scena al Teatro Greco di Siracusa della Pace di Aristofane, commedia fra le meno rappresentate di recente dell'illustre autore ateniese, offre il destro nel ricordare uno degli attori centrali della guerra più famosa che flagellò nell'antichità il Mediterraneo, la guerra del Peloponneso (431-421 a.c.; 415-413 a.c.; 413-404 a.c.), guerra che sconvolse gli equilibri geopolitici della Grecia nel V secolo a.c. Lo spazio concesso mi impone di restringere il campo a un protagonista che si alternò sul palcoscenico di quella storia, magistralmente narrata e commentata da Tucidide, il primo storico che distinse chiaramente i fatti dai valori.

Questi fu l'ateniese Cleone, noto per l'aggettivo sterminatore conferitogli dallo stesso Tucidide. Ora, sappiamo da Plutarco (Vita di Pericle) e da Aristofane (I cavalieri e La pace) che gli ultimi anni del governo autoritario, ma non tirannico di Pericle (435-431 a.c.), furono caratterizzati da un profondo conflitto sociale causato da una idea particolare del Padre della Patria ateniese: terminata una prima fase della guerra contro la Sparta del Re Archidamo e raggiunta una tregua voluta dal socio politico di Pericle, il generale Nicia; per più di un decennio - 433/422 a.c. - una legge di Atene, voluta dalla classe politica di Pericle, impose alle città minori greche alleate una serie di tributi rivolti alla crescita urbanistica (così ci dice appunto Plutarco, fra il 443-442 a.c.). Un programma urbanistico per la prima volta imposto ed amministrato dallo stesso Pericle, ormai entrato nel favore del popolo cittadino. Anzi una seconda legge del 45 promossa dallo stesso Pericle, negò il diritto di cittadinanza a quanti non fossero figli di genitori cittadini.
Le libertà di commercio per stranieri e alleati, ma anche per i liberti vennero meno. Un Tucidide di Milesia - solo omonimo dello storico, ma da questi conosciuto e apprezzato per le capacità politiche - osò opporsi e venne esiliato, a dimostrazione che il vento democratico di Pericle andava declinando non appena la pace si era avverata, nonché quando - sempre a dire di Plutarco - il tesoro dell'Acropoli oramai ammontava a 6000 Talenti, fondo di sicurezza per la guerra, ma anche fondo per appalti di opere pubbliche e monumenti – si pensi al Partenone di Fidia - che ancora onorano la storia di Atene. Qui, appare per la prima volta in Tucidide storico la figura di Cleone.

Nato ad Anfipoli nel 422 a.c., città della Macedonia, colonizzata da cittadini dell'Attica fin dal 436 e per tale motivo scampò al divieto di cittadinanza di cui si disse perché appunto nato nella provincia ateniese. Di famiglia mercantile. si guadagnò un notevole capitale nello scambio di metalli del vicino territorio montuoso della Tracia. Arrivato ad Atene per incrementare i suoi traffici di cuoio - necessario per le armature militari - trovò una situazione di forti diseguaglianze economiche e che fu alla base di tutte le guerre successive.
Intanto Pericle, forte del successo politico raggiunto, non solo aveva ottenuto l'esilio di quel Tucidide capo dell'opposizione radicale contraria alla guerra e alle politiche fiscali espansive e antimmigrazione delle città alleate; ma anche si accattivò la benevolenza dei contadini locali esclusi dalle attività commerciali perché vietate dalla cittadinanza riservata solo ai marinai e commercianti nativi di Atene. Ma anche le classi ricche oligarchiche cominciarono a diffidare di Pericle, troppo esposte nella politica di potenza guerrafondaia che la pace di Nicia del 421 bloccherà per qualche anno. Certamente, la precedente politica democratica ormai nota, fuori dalle pressioni squadriste di un tiranno come Pisistrato, era basata sul prestigio personale, sulle sue fini capacità di dialogo e di centralismo governativo moderato, nonché per la condotta militare attenta all'elemento marittimo, circostanze che gli fecero assumere un'aura di democrazia strumentale a un singolare rispetto delle esigenze collettive che mantenne per i primi anni di governo.
Dopo però la prima pace con gli spartani e il consolidamento del potere, benché la classe più colta rimanesse a lui legata - per es. Damone di Oa suo maestro, il filosofo Anassagora, il commediografo Ermippo, lo scultore Fidia, tutti a lui fedele, come al citato generale Nicia suo primo consigliere - l'esilio comminato a Tucidide e la boria di quel Cleone immigrato ruppero la pace sociale.

Sboccato - e perciò preferito da Aristofane - di educazione mediocre e violento, Cleone non aveva evidenti motivi per combattere efficacemente la politica di Pericle ancora vincente, specialmente perché la vecchia classe nobiliare aveva perduto un capo intellettualmente elevato come Tucidide di Melesla e non aveva interesse ad appoggiare il commerciante di Anfipoli. Leggendo i brani dello storico Tucidide presenti nella Guerra del Peloponneso, sappiamo che Sparta aveva fomentato la ribellione di Mitilene e di altre città dell'Egeo confederatesi con Atene e che Pericle e i suoi la occuparono dopo un lungo assedio nel 428 a.c. In Tucidide troviamo un durissimo discorso offensivo di Cleone, politicamente ora alleato di Pericle nella difesa della Patria. L'intransigenza del generale confliggeva con le pretese di tregua degli Spartani e dei Militenesi, che prima della fine delle ostilità avrebbero dovuto cedere le armi senza alcuna garanzia di salvezza personale.
Cleone qui si dimostrò tanto abile militarmente, quanto violento. Infatti, proprio nell'episodio di Mitilene si vide quanto fosse aggressiva la sua politica popolare, rappresentativa di una volontà rancorosa derivata dalle reazioni sociali di armatori e fornitori, piccoli borghesi, che nella guerra ad oltranza contro Sparta credevano di difendere i loro interessi.
Le notevoli somiglianze fra quel periodo storico e il nostro tempo vengono ad affiorare nella misura in cui Cleone, apparentemente allineato alla difesa della patria e dunque alleato a Pericle contro l'aggressione spartana; non mancava di continuare ad attaccare il nemico interno dal lato personale. Basti citare lo scatenamento di numerosi processi politici fra il 433 e il 432, dove le vittime spesso erano solo colpevoli di essere parenti e amici del grande politico, come nel caso dei presunti maneggi corruttivi di Aspasia, la sua famosa compagna; o di Fidia, chiaramente calunniato dal meteco Menone accusato di aver rubato ori e argenti a lui affidati per costruire il Partenone.

Questa fu la doppiezza di Cleone, eroe di guerra e campione della borghesia emergente, ma anche subdolo politico e mestatore democratico dotato di raro istinto affabulatorio della masse urbane. Poi scoppiò la Peste che si portò via lo stesso Pericle (429) e che lasciò un vuoto politico non indifferente. Alla fine Mitilene si salvò dalla totale distruzione invocata dallo sterminatore Cleone, riuscendo ad evitare di essere rasa al suolo e si giunse finalmente alla pace con Sparta. Fra il 430 e il 426, andava al Governo proprio quel Nicia che aveva strettamente collaborato con Pericle negli anni migliori. Lo stato confusionale del governo ateniese e le continue defezioni della lega delio-attica a guida di Atene riaprivano però continuamente le ostilità da una tregua all'altra.
Nel 426 Cleone riprese il potere, dopo i disordini interni narrati ironicamente da Aristofane. Il Peloponneso, appena terminati i giochi Pitici, tornò in fiamme. Cleone ormai primo Stratega, indirizzò le operazioni militari contro l'isola di Sfacteria nel 425. Prima di partire per quest'ultima impresa, però il Nostro eroe emulò il suo antico nemico Pericle, raddoppiando i tributi per ragioni militari alle città confederate.

E qui ritroviamo fra gli storici contemporanei un conflitto di interpretazioni che si rifletterà nel '900, quando l'inglese Merritt nel 1939 rileverà le doti finanziarie di un politico chiamato a raccogliere ogni forza economica per resistere alla aggressione spartana; mentre al tedesco Kahrstedt, in pieno conflitto mondiale (1940), Cleone appariva un mero capopopolo, riecheggiando il giudizio sarcastico di violento mestatore e affabulatore, dimenticando come il loro Führer non fosse tanto dissimile in tecniche manipolatorie delle masse. Nondimeno, il Beloch sottolineò la marcia indietro di Pericle che a poco a poco abbandonò la posizione popolare iniziale per cedere alle lusinghe della classe dei vecchi Cavalieri conservatori nostalgici del passato tiranno Pisistrato e dei sui eredi (1927).

Evoluzione - o involuzione? - visto che lo stesso Cleone fu un vero dittatore proprio alla luce di quelle leggi fiscali sulle città federate ora ora citate. Del resto, lo storico Tucidide chiaramente plaudì al Governo di Pericle, quando con sottile ironia rilevò il progressivo crescere dal peso politico personale del democratico Pericle all'interno del suo governo. Negli ultimi anni l'interpretazione critica di Pericle è apparsa falsamente democratica e Cleone è stato interpretato come un campione della classe borghese emergente che tentava di sostituirsi alla classe nobiliare. Felix Bourriot nel 1982, ha però dimostrato una sua politica sociale nel campo dell'edilizia pubblica e sulla protezione della classe degli artigiani connessa a dette opere pubbliche e anche un'economia militare che presupponeva un'economia del lusso, analoga all'economia prussiana del secondo Ottocento e a quella di Napoleone III in Francia. Peraltro il vituperato Cleone, dopo la conquista di Sfacteria, si trovò di fronte allo stratega Brasida che marciava alla conquista della città di Anfipoli, terra natia di Cleone dove questi lo attirò a battaglia, ma dove morirono ambedue, il primo sconfitto in fuga, il secondo con la spada in pugno (422). Vivere da vigliacco, morire da eroe, direbbe lo scrittore dei romanzi del West e sceneggiatore di questo film di successo degli anni '60 (Richard Jessup), se solo avesse studiato la singolare figura di Cleone D'Atene.

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