Il gusto del mostruoso
Alcuni conoscenti seguono il funerale di Patrick Dignam
La carrozza si inerpica su una salita. Acciottolio delle sue ossa
sopra i sassi 133
Rattle of his bones. Over the stones 86.
Mr. Power deplora il suicidio come una disgrazia estrema e una vergogna per la famiglia. Il padre di Bloom si è suicidato e il figlio sta per replicare ma si trattiene e serra le labbra: “Mr. Bloom, about to speak, closed his lips again”v86
Poi pensa a quello che ha sentito. “Non perdonano né il suicidio né l’infanticidio. Apprezza Mr. Cunningham che ha detto: “it is not for us to judge” non sta a noi giudicare. Bloom pensa che ai suicidi è rifiutata la sepoltura cristiana. Anzi infilano un palo di legno nel cuore- As if it wasn’t broken already, come se non fosse già spezzato. E’ l’eterna spietatezza verso chi cade.
Un armento di bovini misto a un gregge di pecore sfilò davanti ai finestrini e Mr. Power il fustigatore dei suicidi dice emigrants 87, emigranti 135.
Il mandriano incalza il bestiame e Bloom pensa al crudele destino di quelle bestie: Tomorrow is killing day. Roast beef for old England 87, domani è girno di mattatoio. Rosbif per la vecchia Inghilterra 135. Commercio di carne morta. Parlano di un funerale durante il quale si capovolse il carro funebre e scodellò la bara per strada 136 and upset the coffin on to the road 88 and the corpse fell about the road, terribile fa Cunningham. Dio ci scampi aggiunge piamente piously Cunningham.
Bloom procede con pensieri funerei irriverenti e pure inverecondi.
Pensa alla bocca aperta del morto dall’aria interrogativa: chiede che cosa succede. L’interno si decompone: much better to close up all orifices. Tutti tappati con la cera with wax. Lo sfintere rilassato. Sigillare tutto.
Il gusto della provocazione, dell’orrore. Tipico della decdenza, di ogni decadenza. Mi viene in mente un brano del Trionfo della morte di D’Annunzio con “tutte le brutture dell’ilota eterno (…) le bocche sottili come tagli di rasoio, o aperte e flaccide come fichi sfatti, o munite di denti formidabili come zanne dei cinghiali; i labbri leporini, i gozzi, le scrofole, le rispole, le pustole: tutti gli orrori della carne umana passavano nella luce del sole, davanti alls Casa della Vergine.
Viva Maria!” (IV, 6).
Si vuole stupire il lettore o l’osservatore.
Passando al cinema, penso a Fellini. Anche l’ultimo di Sorrentino Parthenope che pure racconta le vicende di una ragazza meravigliosa si compiace della mostruosità. Perfino la bellissima protagonista è attirata dal mostruoso.
Bologna 9 novembre 2024 ore 12, 09 giovanni ghiselli
p. s.
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