Altri monti da varcare sempre con attenzione a non esagerare con la fatica per non danneggiare la salute.
Il ciclista supremo che ha vinto il Tour e ogni altra gara quest’anno ha detto. “Il ciclismo è gioia. La cosa più importante non è vincere, ma la salute. Non c’è motivo di spingere il corpo più in là”.
Ciclista sublime, ragazzo dalla potenza inarrivabile e dalle parole sante.
Insomma badavo alla salute prima che alla velocità.
Mi difendo ogni giorno dalle ingiurie del tempo: il cormorano che ci divora.
Finalmente giungemmo a Corinto, la città dai due mari. Mi è cara perché ci sono passato tante volte in situazioni diverse e confrontarle fa parte del metodo comparativo che impiego anche nello studiare, nel tenere lezioni, nello scrivere, nel vivere insomma. Ho bisogno di comparare. Amori, amicizie, perfino una lite con cagnara ho subito da una invasata e infatuata in questa cittadina beneficamente calda, assolata, simpatica.
Questa volta abbiamo dormito al quinto piano di un albergo decente onde la vista del mare e dei monti non era tronca. Un conforto per lo spirito.
Nonostante i due mari. Corinto non è città turistica. Quella sera si giocava la finale del campionato di calcio europeo. Vinse la Spagna sull’Inghilterra tra le grida di giubilo dei Cororinzi di fronte al televisore. Pure noi due preferivamo la Spagna non solo perché giocava meglio ma anche per la simpatia per le terre e le e genti mediterranèe solari e abbronzate. Da Gibilterra a Israele e alla Palestina.
Salutato il compagno di viaggio dopo la partita, feci una passeggiata fino al mare e ricordai la prima volta che giunsi a Corinto da solo nel 1978. Ero diretto a Epidauro e non trovai da dormire in un hotel sul canale. Passai la notte su una seggiola punzecchiato continuamente dalle zanzare e ripartìi all’aurora non senza angoscia. Questa volta mi domandai come potevo avercela fatta dopo una notte del genere a trovare la strada per salire fino all’antico teatro annidato tra i monti.
Ero giovane allora e non pensavo alla morte. Ce la mettevo tutta quando pedalavo, e la fatica piuttosto che farmi spavento mi stimolava, mi affinava, mi rendeva orgoglioso.
“Ogni cosa a suo tempo” mi dissi ancora una volta. Quindi conclusi: “Ora è tempo di andare a dormire. Questa volta, grazie a Dio, hai una stanza, e tutta per te”. Nel frattempo passava la luna e passavano le altre luci del cielo..
Bologna 9 novembre luglio 2024 ore 18, 05. giovanni ghiselli
p. s.
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