“E’ evidente che nelle società democratiche l’interesse degli individui, così come la sicurezza dello stato, esigono che l’educazione della maggioranza sia scientifica, commerciale e industriale piuttosto che letteraria”. Dunque: “il greco e il latino non devono essere insegnati in tutte le scuole, ma è necessario che coloro i quali, per naturale tendenza o per fortuna, sono portati a coltivare le lettere o predisposti a gustarle, trovino scuole in cui ci si possa rendere perfettamente padroni della letteratura antica ed essere penetrati interamente del suo spirito. Tutti coloro che hanno l’ambizione di eccellere nelle lettere, nelle nazioni democratiche, devono spesso nutrirsi delle opere dell’antichità. E’ una regola salutare” (De Tocqueville, La democrazia in America III, 15, del 1840).
Non solo salutare: per me, predisposto com’ero, lo studio delle lettere ha significato il lavoro, le donne che ho amato, gli amici che ho avuto, la stessa sopravvivenza per tanti anni. Se non ci fosse stato il liceo classico non avrei continuato a studiare: sarei andato a zappare la terra di mia nonna Margherita a Montegridolfo e non sarei campato a lungo.
La presidente Meloni ha detto che il vero liceo è la scuola di agraria dove immagino che non leggano nemmeno le Georgiche.
Antonio Gramsci sosteneva che il latino e il greco sono il più efficace strumento di disciplina intellettuale.
Bologna 20 novembre 2024 ore 17, 57 giovanni ghiselli
p. s
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