Sbarcati a Brindisi eravamo contenti di essere usciti dalla nave noiosa.
Salimmo sul rapido che era in orario, ma, arrivato alla stazione di Bari, si fermò per tutta la notte: a Barletta i viticultori avevano occupato i binari per indurre il nostro governo a combattere con forza maggiore la guerra contro i rivali produttori di vini francesi e il loro governo. Ci disponemmo a passare diverse ore nel vagone dove i nostri compagni di viaggio si lamentavano. Questi ignoti comites dicevano che gli agricoltori pugliesi potevano anche avere ragione, però davano prova di insensibilità egoistica bloccando diversi convogli pieni di gente, per sensibilizzare un governo che permetteva tali violazioni della legge. Pensai che le difficoltà si dovrebbero risolvere discutendone, non mettendosi gli uni contro gli altri. Ma probabilmente era una questione assai più complessa e io non me ne intendevo punto. Sicché rinunciai a dare giudizi.
Ifigenia si dispose a dormire appoggiando la schiena, chiudendo gli occhi e allungando le gambe verso di me che le stavo di fronte. La osservavo ammirato: era nella sua forma più trascurata: stanca, sudata, con i piedi calzati in scarpe di plastica, o gomma che fosse, comunque tutt’altro che fresca e aulente, eppure nell’insieme bella e gradevole come Afrodite.
“Divina creatura-pensai- saremmo stati capaci di amore celeste noi due se non ci fossimo amati fino allo stremo di passione terrestre”.
Dopo qualche minuto scesi dal treno. Volevo osservare la gente. Diversi giovani muniti di barattoli con liquidi vari si radunavano non senza turbolenza attorno ad apparecchi che trasmettevano frastuoni catarrosi e metallici. Loro stessi, ragazzi e ragazze, erano assai agitati e urlavano mentre si accalcavano urtandosi a vicenda, spingendosi fin sopra i binari, perfino colpendosi nei dorsi piegati e nei visi sfacciati. Avrei voluto osservare il prossimo mio con benevolenza, ma il caos di quel baccanale corrotto, mi tolse i pensieri buoni e mi inoculò sentimenti cattivi compiendo l’ufficio di chi lo diffonde per radio e televisione proprio perché la gente non pensi e diventi cretina. Per giunta lo scempio del cervello e del cuore diffuso dal baccano e dalle droghe è alleato con quel consumo predicato perpetuamente da ogni forma di propaganda sebbene sia metafora e fratello dello spreco, della distruzione, della morte. La congregazione de propaganda mala fide imperversa ubiqua
Mi allontanai abbastanza per rflettere su quel branco che mi aveva disturbato e alienato dalla simpatia che sento istintivamente per ragazze e ragazzi. Di adolescenti mi intendevo già allora.
“Ecco la nostra civiltà antica- pensavo- di nuovo appestata dai Trimalchioni ignoranti e consumisti: eccola di nuovo predisposta al carnevale cosmopolita che ci imporranno popoli meno stremati ”.
Mentre pensavo sbrigativamente in questa maniera, quella gioventù cui era stata negata l’educazione, aizzata dal fracasso infernale che rimbombava e frastornava i cervelli, si scambiava spinte e botte da orbi con violenza cieca appunto. Oggi va peggio: molti ragazzi semianalfabeti o analfabeti integrali e incapaci di parlare si esprimono a coltellate.
Mi vennero in mente le luride siringhe, spazzatura di morte, che avevo notato con raccapriccio nei prati della sventura della dotta ma grassa Bologna.
Le droghe deleterie talora si camuffano prendendo aspetti fallaci. Anche certi alimenti reputati bocconi ghiotti sono malefici.
Pure il mangiare smodato diventa una droga.
Mi vennero in mente le lasagne-vincisgrassi: un cibo che per essere mangiato senza danno presuppone digiuni ascetici e ore di movimemto, un anti-cibo che, inghiottito sistematicamente senza esercizi somatici spossanti, senza una fame prolungata, in un paio di settimane getta nell’obesità che predispone a ogni malattia del corpo e della mente.
Pensavo ai bambini obesi figli di genitori grassi pure loro e dementi per giunta e per di più delinquenti che, suggestionati dalla pubblicità, li spingono a mangiare senza misura. Ogni giorno si ingrossa questo gregge di Ades che privato dell’educazione, per sfuggire alla noia, per riempire il vuoto si getta sull’esca ingannevole lanciata da una propaganda che favorisce il profitto di alcuni e il decadimento dei più.
Questo amo coperto da bocconi avvelenati pende davanti agli occhi e alla bocca del volgo e lo sollecita, ne stuzzica i sensi e i nervi stremati, lo induce ad abboccare, privo com’è di ogni difesa culturale, intellettuale e morale. L’ amo nascosto squarcia il cervello.
Le lusinghe assassine, spacciano come musica un frastuono drogato, come amore la pornografia, come arte la negazione della chiarezza e della bellezza. Diffondono un desiderio di spreco, rovina, luridume, annientamento, tutte metafore del folle consumo voluto dal mercato. Ne consegue un ribaltamento: la forza vitale diventa cieca violenza distruttiva, l’amore copula digrignante, lo stimolo momentaneo è droga che invecchia, rende malato e annienta lo spirito con il corpo di chi la assume
Bologna 3 novembre 2024 ore 10, 59 giovanni ghiselli
p. s.
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