NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 3 novembre 2024

Parthenope III. “Di molti uomini vide le città e conobbe la mente”.


 

Ieri sera ho visto per la seconda volta il film Parthenope e torno a scriverne per la terza volta.

Sono tornato a vederlo per capirne di più.

Conoscendone già la trama, mi sono soffermato sui particolari.

 Confermo la straordinaria bravura e l’eccezionale capacità espressiva, della protagonista una giovane bella e fine come ce ne sono poche. Ho fruito della rara visione di certe persone siffatte in tanti anni di vita e diversi incontri in varie regioni  d’Italia e d’Europa. Sicché non mi sono annoiato, anzi mi sono riempito di gioia.

Voglio però fare una critica al regista che ha tolto dei significati a questa splendidissima donna facendola parlare in maniera non sempre comprensibile. Vero è che il suo primo linguaggio è quello degli occhi e del corpo, però a me è rimasto il desiderio inappagato di capire ogni sua parola: il  Verbum e i verba.

Il vizio di pronunciare le parole in maniera incomprensibile è diventata una moda, un vezzo ora diffuso che fa parte di quel tramonto dell’umanesimo che mi addolora.  Parlare male fa male all’anima, dice  il personaggio Socrate nel Fedone di Platone.

Il male della difficile comprensione delle parole in questo caso riceve un balsamo dalla rara bellezza e bravura  dell’attrice Celeste.

Un altro spettacolo bello molto presente nel film è quello dato dal mare. Questo attira il fratello di Parthenope che  giunge a cercare la morte per acqua. Questo suicidio addolora a lungo la sorella e pure le  insegna che amare significa sopravvivere, se ho capito bene queste parole.

Vivere diventando quello che davvero siamo.

Parhenope prende il nome da una ninfa o da una sirena, creature marine,  quindi osserva il mare da ragazza come pure da vecchia. Passano più di settanta anni e per tutto il tempo la donna conserva il suo magnifico stile.

Data la sua curiosità e libertà, ha frequentato ambienti molto diversi: da una famiglia ricca ai bassifondi di Napoli, e ha conosciuto molti uomini; ella come Odisseo “di molti uomini vide città e conobbe la mente”:  uno scrittore, un professore, un camorrista, un cardinale, ma non si è lasciata fuorviare dalla sua strada, dal proprio metodo. Quando è un’anziana professoressa di antropologia che sta andando in pensione, e una studentessa le domanda per quale ragione non si  è sposata, risponde, tirando via, “perché nessuno me lo ha mai chiesto sul serio”. Rispondo io sul serio tenendo conto della mia esperienza. Una persona siffatta non può sposarsi poiché il matrimonio limiterebbe la sua libertà e porrebbe ostacoli alla propria curiosità. Il verso di Omero che ho citato sopra cambiando nel tradurlo una sola parola fa: “pollw`n d’ ajnqrwvpwn i[den a[stea kai; novon e[gnw” (Odissea, I, 3). L’antropologa sente la necessità di conoscere la mente di molti uomini di ambienti diversi. Personalmente non mi sono sposato perché le donne che ho molto amato erano libere come Partenope e le sentivo simili a me. Sposandoci saremmo stati infelici a lungo, non facendolo siamo stati felici per poco tempo ma amando intensamente siamo sopravvissuti e abbiamo salvato con la nostra vita la nostra identità di eterni cercatori.

 

Bologna 3 novembre 2024 ore 12, 11 giovanni ghiselli 

p. s.

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