NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

domenica 3 novembre 2024

Ieri ho visto per la seconda volta Parthenope e ho ampliato il commento. Lo pubblico completo.

 

I

 

 

Un film da vedere. Parthenope I

 

Ieri sera ho visto Parthenope di Paolo Sorrentino. Un film  da vedere perché fa pensare. Parhenope nel mito era una sirena o una ninfa che si gettò in mare e  il suo cadavere arrivò sulla costa dove poi venne fondata Neapolis. Un mito che non ho trovato nei testi antichi invero.

Compare il nome in alcuni autori

Veniamo al film dove il personaggio eponimo è una ragazza interpretata da Celeste Dalla Porta, una giovane attrice bella e fine, dalla profonda, affascinante espressività. Ottima attrice, di bellezza nobile e antica. Bella e sfuggente, misteriosa come uno splendido reperto archeologico. Cerca il proprio destino e sorride nell’incertezza. E’ sicura però della facoltà di affascinare, è libera e curiosa, desiderosa di conoscere e imparare anche attraverso l’amore. E’ l’incarnazione di Napoli. Nel film non manca la tragedia con un fratello della ragazza, un ragazzo suicida per amore della sorella che amoreggia con un loro amico. Un suicidio che diffonde dolore e risentimento nella famiglia facoltosa di Parthenope, ma la sua bellezza prevale su tutto, giustifica tutto. La venustà luminosa della ragazza protagonista ha un correlativo paesaggistico nel mare di Napoli che è un deuteragonista. Viene spesso inquadrato e presentato pieno di luce che si diffonde sulla distesa acquorea e la riempie di sorrisi, come fa con il volto meraviglioso di Parthenope dagli occhi pieni di vita. Non manca del resto un passaggio in un ambiente brutto sporco e cattivo della stessa città. La libertà di Parthenope la invoglia a incontri anche intimi con personaggi  che la incuriosiscono pure se non sono belli né buoni. Ma la bellezza di lei appulcra quasi tutto.

Parhenope trova il suo mentore e il suo destino in un professore dell’Università di Napoli interpretato da Silvio Orlando. Questo ha un figlio deforme che pure nella mostruosità conserva qualcosa di carino e sorride a Parhenope che gli sorride. Il professore e l’allieva si conoscono, riconoscono come simili e rari, noi pochi, noi intelligenti pochi, e il docente l’aiuta ad avere una cattedra di antropologia a Trento dove la ragazza rimane per decenni e diventa Stefania Sandrelli. Arrivata alla pensione, l’anziana Parhenope torna a Napoli dove sorride osservando i festeggiamenti del terzo scudetto. Un auspicio del regista per la sua città e il suo popolo. Un bel film. Splendidissima la protagonista. Impossibile non corteggiarla. Il corteggiamento infatti è uno dei temi interessanti di questo film. Un tema a me caro.

 

Bologna 28 ottobre 2024 ore 10, 13 giovanni ghiselli.

Questo post messo su face-book ha ricevuto 44 approvazioni, una riprovazione e 4 condivisioni

 

Parhenope II

Il film di Paolo Sorrentino Parthenope. Seconda riflessione: la libertà si associa spesso alla solitudine.

 

Voglio tornare a vedere questo film che mi ha colpito.

Certamente perché la protagonista è un’attrice brava assai e pure una  giovane donna molto bella e fine: Celeste Dalla Porta. Ma soprattutto perché nel personaggio di Parthenope ho riconosciuto lo stile e il modo di vivere della più libera e pregevole tra le mie compagne: l’augusta Helena di Iväskylä.

Nell’inserto U del giornale “la Repubblica” di oggi leggo queste parole del regista intervistato da Malcom Pagani che gli domanda: “ Un film per raccontare cosa?”

Sorrentino risponde: “Un film sull’amore per la libertà. Un film su un’eroina che fosse davvero completamente, assolutamente libera. E che avendo a che fare con questa libertà ne scoprisse anche il contrappasso: la solitudine”.

In questa eroina ho riconosciuto anche me stesso.

La solitudine come contrappasso dunque.

Di quale colpa: di quale pathos fatto provare ad altri?

Pathos non significa solo danno e dolore ma è  anche, più generalmente, ciò che si prova.

Parhenope, come Helena e come me, ha fatto molte esperienze di rapporti umani di vario genere e da ognuno, da ogni pathos ha ricavato mathos, comprensione, intelligenza. E’ quanto penso anche io delle mie esperienze. La solitudine nella quale morirò, sarà l’esito logico e naturale di questa vita che ho impiegato per capire, imparare, educare. La concluderò sorridendo come Parthenope interpretata quale anziana da Stefania Sandrelli.

Sorrentino con questo film ha colto un aspetto dell’animo umano diffuso tra le donne eroiche appunto e tra gli uomini altrettanto speciali e l’ha raccontato con lo stile dell’universale. La sala era gremita di giovani.

La Sandrelli ha la mia età, dunque il film racconta vicende vissute da personaggi della mia generazione. Il fatto che piace ai giovani di oggi conferma il mio giudizio positivo di universalità di questo ottimo lavoro.

Una sola cosa mi è dispiaciuta: il fatto che non ho decifrato tutte le parole per via del parlare frettoloso di alcuni personaggi e dell’accento locale troppo marcato.

Bologna 31 ottobre 2024 ore 17, 04 giovanni ghiselli

p. s

Il post su facebook ha ricevuto 26 approvazioni e una condivisione.

 

 

Parthenope III. “Di molti uomini vide le città e conobbe la mente”.

 

Ieri sera ho visto per la seconda volta il film Parthenope e torno a scriverne per la terza volta.

Ho voluto ri vederlo per capirne di più.

Conoscendone già la trama, mi sono soffermato sui particolari.

 Confermo la straordinaria bravura e l’eccezionale capacità espressiva, della protagonista una giovane bella e fine come ce ne sono poche. Ho fruito della rara visione di certe persone tanto ben fatte in molti anni di vita e diversi incontri in varie regioni  d’Italia e d’Europa. Sicché non mi sono annoiato, anzi mi sono riempito di gioia nella mia solitudine strutturale. La seconda visione mi ha tenuto attento e commosso quanto e più della prima.

Voglio però fare una critica al regista che ha tolto dei significati a questa splendidissima attrice protagonista facendola parlare in maniera non sempre comprensibile. Vero è che il suo primo linguaggio è quello degli occhi e del corpo, però a me è rimasto il desiderio inappagato di capire ogni sua parola: il  Verbum e i verba.

Il vizio di pronunciare le parole in maniera indecifrabile è diventata una moda, un vezzo ora diffuso che fa parte di quel tramonto dell’umanesimo che mi addolora.  Parlare male fa male all’anima, dice  il personaggio Socrate nel Fedone di Platone.

Il male della difficile comprensione delle parole in questo caso riceve un balsamo dalla rara bellezza e bravura  dell’attrice Celeste.

Un altro spettacolo bello molto presente nel film è quello dato dal mare. Questo attira il fratello di Parthenope che  giunge a cercare la morte per acqua. Un suicidio che  addolora a lungo la sorella e pure le  insegna che amare significa sopravvivere, se ho capito bene queste parole.

Vivere diventando quello che davvero siamo.

Parthenope prende il nome da una ninfa o da una sirena, creature marine,  quindi osserva il mare da ragazza come pure da vecchia. Passano più di settanta anni e per tutto il tempo la donna conserva il suo magnifico stile.

Data la sua curiosità e libertà, ha frequentato ambienti molto diversi: da una famiglia ricca ai bassifondi di Napoli, e ha conosciuto molti uomini; ella come Odisseo “vide città e conobbe la mente di molti uomini”:  uno scrittore, un professore, un camorrista, un cardinale, ma non si è lasciata fuorviare dalla sua strada, dal proprio metodo. Quando è un’anziana professoressa di antropologia che sta andando in pensione, e una studentessa le domanda per quale ragione non si  è sposata, risponde, tirando via, “perché nessuno me lo ha mai chiesto sul serio”. Rispondo io sul serio tenendo conto della mia esperienza. Una persona siffatta non può sposarsi poiché il matrimonio limiterebbe la sua libertà e porrebbe ostacoli alla curiosità di cui è dotata. Il verso di Omero, che ho citato nel titolo cambiando nel tradurlo una sola parola, fa: “pollw`n d’ ajnqrwvpwn i[den a[stea kai; novon e[gnw” (Odissea, I, 3). L’antropologa sente la necessità di conoscere la mente di molti uomini di ambienti diversi. Personalmente non mi sono sposato perché le donne che ho molto amato erano libere come Parthenope e le sentivo simili a me. Sposandoci saremmo stati infelici a lungo, non facendolo siamo stati felici per poco tempo, pieno però e denso di felicità. Io almeno ho creduto questo e lo credo ancora. Grazie a tali amori sono sopravvissuto e ho salvato con la vita la mia identità di eterno cercatore.

 

Bologna 3 novembre 2024 ore 12, 11 giovanni ghiselli 

 

p. s.

questa III parte ha avuto 10 approvazioni  e due condivisioni su facebook in poche ore

 

 

Statistiche del blog

Sempre1635712

Oggi217

Ieri205

Questo mese835

Il mese scorso10105

 

Copio e incollo questo avviso della biblioteca di Bologna dove terrò una conferenza il 18

Il 20 sarò a Pesaro con i topoi antichi ancora bene o male utilizzati, il 2 dicembre di nuovo nella biblioteca di Bologna con Annibale, il 16 dicembre con Nerone. I percorsi sono preparati sui testi antichi comparati con testi moderni e con fatti politici anche attuali. Scusate il greco traslitterato. Se volete vi mando il pdf.

Saluti

gianni

 

 

Questo è il link per l'incontro del 18 novembre per chi volesse seguirlo online via Google meet: https://meet.google.com/ixc-xtuy-kbu?authuser=0

Ciao

Claudio Caprini

Biblioteca "Natalia Ginzburg"

Settore Biblioteche e Welfare culturale | Comune di Bologna

Via Genova 10 - 40139 Bologna 

tel. 051/466307 

www.bibliotechebologna.it

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento