Il personaggio Euripide delle Rane di Aristofane: la parola è il tempio della dea Persuasione. Cicerone: l’equivalenza di Peiqwv e Suada.
"La nostra civiltà si è decisamente allontanata dal posto che la persuasione occupava nella latinità. Suada infatti-come del resto Peitho ("persuasione" in greco[1])-era una Dea, e suadeo, con la sua radice di suavis, ha a che fare con "il rendere dolce[2], piacevole", come un tenero amante che conosce l'arte delle dolci parole e sa come dare piacere per rendere la vita amabile, gradevole. Nel mondo greco, Peitho compariva per lo più come una figura a sé stante o come un attributo associato ad Atena e Afrodite. La persuasione è essenzialmente un potere di seduzione, attraverso la parola intelligente e convincente (Atena) oppure attraverso il fascino dei modi e la bellezza della figura (Afrodite). Il dono maggiore di Peitho è la retorica, il dono dell'eloquenza convincente"[3].
La forza della persuasione continua comunque a essere uno strumento decisivo per il successo.
Non c'è altro tempio della Persuasione che la parola, dice Euripide, personaggio delle Rane di Aristofane autocitandosi: "oujk e[sti Peiqou'" iJero;n a[llo plh;n lovgo" "[4].
Non si può persuadere senza piacere: persuadeo latino è etimologicamente imparentato con aJndavnw, "piaccio". Per piacere bisogna essere belli assai, oppure si deve essere bravi, emozionanti nel parlare.
Cicerone fa notare l'equivalenza tra la Peiqwv dei Greci e la Suada dei latini : “Peiqwv quam vocant Graeci, cuius effector est orator, hanc Suadam appellavit Ennius” [5], quella che i Greci chiamano Peiqwv, Ennio chiama Suada, e chi la produce è l’oratore.
Se gli uomini imparassero a parlare in maniera persuasiva non infliggerebbero violenza alle donne ma le accarezzerebbero con le parole.
“Sto imparando ad amarti” mi disse Elena dopo avermi ascoltato tre volte con attenzione sempre crescente.
Bologna 28 dicembre 2024 ore 11, 20 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Peiqwv. Ndr.
[2] In inglese sweet, in tedesco süss. Ndr.
[3] J. Hillman, Il potere, p. 194.
[4] Rane,v. 1391. Euripide, in gara con Eschilo, cita e pone sulla bilancia questo verso della sua Antigone , per noi quasi tutta perduta (fr. 170). Il peso maggiore però è del verso di Eschilo (fr. 279) al centro del quale si trova Qavnato~ (Rane, v. 1392). Dioniso, che fa da giudice, infatti dice che la morte è baruvtaton kakovn (1394), il guaio più pesante; Peiqw; de; kou`fovn ejsti kai; nou`n oujk e[cwn (v. 1396), la Persuasione invece è leggera e senza pensiero. In effetti c’è anche molto di istintivo nella capacità di persuadere.
[5] Brutus, (del 46 a. C.), 59.
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