lunedì 30 dicembre 2024

Metodologia 62. 3. Il culto neoclassico della bellezza.


 

L’eterno ritorno del classico come forma ritmica della storia culturale europea. Il classicismo dell’Alfieri secondo Francesco De Sanctis. La bellezza, subito antica, dell’Acropoli di Atene, rifiorisce sempre di nuova giovinezza (Plutarco).

 Il neoclassicismo propone il culto della bellezza in generale, e umana - femminile in particolare - quale antidoto al dolore e alle miserie della vita. Foscolo nell'Ode All'amica risanata[1], celebra la splendidissima donna nella quale, dopo la malattia  "beltà rivive,/ l'aurea beltate ond'ebbero/ristoro unico a' mali/le nate a vaneggiar menti mortali" (vv. 9-12).

 "Beauty is truth, truth beauty ", bellezza è verità, verità bellezza, scrive  John Keats[2] nell'Ode on a grecian urn.

"L'attribuzione della bellezza alla verità e al significato deve essere o un vezzo retorico, o un'affermazione teologica. Si tratta di una teologia, esplicita o soppressa, mascherata o dichiarata, sostanziale o metaforica, che conferma il presupposto della creatività e della significazione nei nostri incontri con i testi, con la musica e con l'arte"[3].

Non esiste solo il neoclassicismo dei primi anni dell’Ottocento: “Ernst Howald (Die Kultur der Antike, 1948) ha potuto indicare la rinascita del "classico" come "la forma ritmica" della storia culturale europea"[4].

 

Francesco De Sanctis mette il rilievo, non senza criticarlo, il classicismo di Vittorio Alfieri: “ Alfieri è l’uomo nuovo in veste classica. Il patriottismo, la libertà, la dignità, l’inflessibilità, la morale, la coscienza del diritto, il sentimento del dovere, tutto questo mondo interiore, oscurato nella vita e nell’arte italiana, gli viene non da una viva coscienza del mondo moderno, ma dallo studio dell’antico, congiunto col suo ferreo carattere personale…Risvegliare negl’italiani la “virtù prisca”, rendere i suoi carmi “sproni acuti” alle nuove generazioni, sì che ritornino degni di Roma, è il suo motivo lirico, che ha comune con Dante e Petrarca[5].

 

  A proposito del classicismo che si ripropone periodicamente nella nostra Civiltà, possiamo aggiungere che la bellezza si coniuga non solo con la semplicità ma anche con l'antichità. Lo suggerisce Plutarco nella Vita di Pericle quando afferma che ognuna- e{kaston-  delle "opere- e[rga- di Pericle", ossia degli edifici fatti costruire sull'Acropoli, era,  kavllei, per la bellezza  già allora antica , ajrcai'on;  mentre per la loro rifioritura (ajkmh'/ ) appare ancora oggi recente e appena ultimata (13, 5).

 

Il neoclassicismo di David si accompagna alla rivoluzione francese: “A quel tempo, il termine rivoluzione era perfettamente compatibile con l’idea del ritorno. (Qui occorre notare che in quegli anni l’Inghilterra conosce la sua “rivoluzione industriale”, e che questa provoca nella storia un cambiamento radicale, che esclude ogni ritorno. Si può forse affermare, senza rischio di sbagliare, che ii ritorno all’antico o a Michelangelo è una velleità regressiva, che tende a nascondere o a neutralizzare la novità angosciosa delle trasformazioni tecniche e economiche.)…La memoria del passato veniva allora a imporre la sua maestà, i suoi abiti, i suoi simboli, al cerimoniale dell’instaurazione politica. Mescolava così a tale instaurazione la pia solennità di una reazione estetica e morale. La Atene di Pericle, la Roma dei tempi virtuosi rinascevano nella Repubblica. Drappeggiata alla maniera antica, la celebrazione dell’ordine nuovo aveva anche un altro significato, di commemorazione, di fedeltà ai massimi modelli…Magicamente, il costume antico operava una identificazione eroica con i personaggi di Plutarco”[6].

 

Bologna 30 dicembre 2024 ore 11, 50 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Del 1802.

[2] 1795-1821.

[3] G. Steiner, Vere presenze, p. 204.

[4] S. Settis, Futuro del 'classico', p. 84.

[5] F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana 2, p. 380.

[6] Jean Starobinski, Tre furori, p. 124 e p. 125.

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