A mezzo il giorno dunque andai sulla pista dello stadio per correre i 5000 metri e meritarni il desinare delle 13, 30 nella mensa.
Un pranzo immeritato infatti è u{bri~ è scelleratezza. Percorsi i 12 giri e mezzo in un tempo inferiore alla volta precedente nonostante il caldo dell’ora.
“E’ segno-mi dissi-che il pensiero di Ifigenia e la tenacia della mia fedeltà mi rende più sano, più forte, migliore”. Il test della corsa a cronometro, a piedi o in bicicletta, non mente sul conto della salute della snellezza e pure della bellezza-fuscentur copora campo-raccomanda Ovidio[1].
Nel pomeriggio andai in piscina per non perdere l’abbronzatura presa al mare con Ifigenia. Amoreggiavo con il sole e leggevo Proust, quando Alfredo mi venne vicino e, sorridendo non senza sarcasmo, disse: “Se la tua fidanzata è di parola e, come hai detto, ti dà tempestiva notizia delle corna che ti mette, puoi stare sicuro che fino a un paio di giorni fa non ti ha tradito, perché in collegio non c’è nessun avviso per te”.
Poi mi indicò una donna giovane molto, bionda ma bella, una studentessa che aveva conosciuto nella mensa universitaria e invitato in piscina: era stesa su un asciugamano rosso orlato di giallo non lontana da noi; ci guardava non senza sorrisi con il viso poco abbronzato e con tutto il corpo ben fatto: snello, slanciato e formoso. Incarnava l’idea della femmina umana fiorente, un po’ come la mia compagna, ma in versione tutt’altro che mediterranea.
Gli occhi erano celesti . Troppo chiara nell’insieme rispetto ai miei gusti.
“Vedi quella?-fece Alfredo - è un bel bocconcino. Io la punto. Io so’ sincero, Gianni: sono venuto qua per fare sesso. Quella ci sta”.
Invero, data la scarsa esperienza e l’avvenenza non travolgente del vecchio amico, la previsione mi sembrò non del tutto realistica.
Lo guardai per dirgli che la cosa non mi riguardava punto, ma lui continuò: “Tu Gianni fai l’anacoreta malato di mente qui a Debrecen dove il buon Dio ci ha riuniti per scambiare piacere e amore con le ragazze d’Europa: quella è una slava di Novi Sad e ha una sorella. Ancora più bella e non meno disponibile. Possiamo spassarcela in quattro, allegramente”.
“Un’altra volta”, gli dissi.
“Va be’, ma la prossima volta che vieni in questo paradiso dell’amore, cerca di non portarti dietro problemi di fedeltà. Ti ricordi l’angoscia del ’73 per l’Esmeralda, Hetaera Esmeralda come l’hai chiamata più tardi?
Se non te ne liberavi in tempo, pensa, non beccavi Päivi, il grande amore mensile del ’74”.
“Sì, tu non hai tutti i torti, amico mio, ma Hetaera Esmeralda con tutti i sui difetti mi è servita a tenere i contatti con Bologna durante l’esilio patavino e si recava in provveditorato a perorare.
“E Ifigenia quali benefici ti apporta mentre sei qui?”
“ Te lo saprò dire alla fine del mese. Senti, Alfredo, noi siamo amici e io ti voglio bene. Non ho dimenticato la tua generosità in diverse occasioni. Come quando venisti all’aeroporto di Rimini, il 20 settembre del 1974, a salutarmi e incoraggiarmi mentre partivo per la Finlandia ed ero incerto sul da farsi con Päivi incinta. Portasti perfino un regalo per lei. Poi quella storia non finì bene, come sai, ma il tuo gesto fu nobile e io te ne sono grato. La mia fedeltà però, almeno per qualche tempo, lasciala perdere. Non mi va di comportarmi diversamente da come ho deciso e ho promesso: mi sentirei un buffone, ne andrebbe della mia identità. Avrei paura di trasformarmi in un cane, o in un altro quadrupede, che quando vede la femmina cerca di montarci sopra per ricavarne piacere e magari seminare tante piccole bestie. Non sono un animale e nemmeno un funzionario della specie. Anche tu del resto hai l’età per prendere sul serio te stesso e gli altri. Quella ragazza bionda potrebbe esserti figlia; trattala con ogni riguardo, da quel signore che sei”.
“Ho capito. Ti saluto”, disse e desistette. Mi guardò immusonito e tornò dalla sua bella. Non ci provò più, con me dico, ma quando, con il volgere delle stagioni, gli dissi come era andata a finire la storia che ora sto raccontando a voi lettori, fece: “Non te la prendere Gianni: pensa al ricevimento del Rettore dove hai beccato Päivi, o alla festa della conoscenza dove Eros raduna femmine e maschi umani perché si amino, dove hai conosciuto Helena e Kaisa , tre donne che se non sbaglio sono state le più importanti della tua vita, se non altro per la costruzione della tua identità. Pensa a quante puoi trovarne ancora fino ai settanta anni e oltre, sempre che tu non torni paralizzato da scrupoli assurdi e ubbie prive di senso. Le donne vanno trattate come loro trattano noi. Né più né meno. Ti hanno tradito o lasciato quasi sempre, ora sta a te.”
“Sarebbe bello che ci trattassimo bene a vicenda, e io lo spero ancora”,
risposi con il barlume di ottimismo che mi era rimasto dopo tante vicende, non tutte gioiose e belle.
Bologna 28 dicembre 2024 ore 11, 56 giovanni ghiselli
p. s
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