Uscito di casa andai al cinema. Avevo bisogno di stare solo. Pensavo: “la fase dell’amore ascendente è finita. Ora è già decadente. Sto imparando ad accorgermi dei suoi trucchi, a smontarli, a deriderli. L’amore clandestino funzionava più o meno. Oggi quella ha evocato lo spettro del marito, da perfida negromante qual è, per spaventarmi e indurmi a fare passi utili, convenienti a lei e rovinosi per me. Un fidanzamento?
Noi due abbiamo tratto del gusto dalla trasgressione delle norme seguite dai più, e il fidanzamento è la più ridicola e assurda di tutte le consuetudini, ancora più innaturale del matrimonio. Questo può avere un significato di tipo pratico per molti, perfino amoroso per alcuni”.
Intanto la pioggia cresceva fino a diventare un diluvio. Per attraversare la strada ed entrare nel cinema mi bagnai come un pesce. Il film era noioso, insignificante.
Continuavo a pensare: Ifigenia aveva sì avuto la forza di trascinare i miei sensi dentro una zona, una fascia piacevole, talvolta perfino gioiosa, ma non era riuscita a inserirvi tutta l’anima mia squilibrata, a liberarla dagli oppressivi terrori: questi non avevano mai smesso di assediare la cittadella della vita allegra, tuttavia mai emancipata del tutto dalle pene sedimentate nella mente e nel cuore dalla prima infanzia in avanti.
La mia natura era stata lieta talora, però mai sicura di scampare all’antico dolore perché un corto circuito del destino mi aveva sempre negato tale via d’scita. Solo una donna dall’anima bella, serena, mai disgustosa, avrebbe potuto aiutarmi a debellare i sensi di colpa, di inferiorità che, generati dalle esperienze infantili, avevano spesso mortificato e annullato i progressi sulla via della liberazione. Solo Elena Augusta l’aveva fatto. Per un mese.
Diversi anni dopo quella domina augusta avevo incontrato una ragazzotta che giocava con i miei sentimenti come se fossero dadi o birilli o palline. Le più buone tra le mie donne mi avevano approvato, apprezzato e rivalutato dicendo che ero diverso dagli altri perché non giocavo con il cuore delle persone, e mi avevano incoraggiato a sviluppare la parte migliore di me.
Ifigenia invece mi faceva regredire verso i rapporti impostati come un gioco d’azzardo o una roulette russa.
Dovevo allontanarmi da lei il più presto possibile.
Venerdì 13 aprile partìi per Moena.
Bologna 21 dicembre 2024 ore 9, 40 giovanni ghiselli
p. s.
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