Una didattica di lusso è una didattica delle pari opportunità. La Mastrocola: l’istruzione di basso livello penalizza i poveri. Pietro Citati: “Così rinasce l’università per i ricchi”. Il classico, che apparteneva, alla prima classe ora deve essere messo a disposizione di tutti. Aulo Gellio . Harry Mount: Latin is used to give a touch of class. Il ministro della propaganda nel film Il grande dittatore di Chaplin. Bettini e la funzione dei classici. Alexis de Tocqueville: non può essere eccellente nelle lettere chi ignora i classici. Il ministro Letizia Moratti.
Le frasi belle assimilate insegnano a produrre frasi belle in proprio, a ricrearle, insomma a parlare e a scrivere in maniera significativa: "Una buona scrittura è sempre un dettato che brilla, anche nei contesti meno esigenti: dall'annuncio economico, al necrologio, alla comunicazione aziendale. Il verbo brillare dice la presenza di un soggetto, e della sua irripetibile agilità linguistica. Dice il guizzo creativo che può avere il proprio luogo quasi dovunque. L'obiezione che la scuola non può avere come obiettivo la formazione di geni della scrittura, ma deve mirare a formare dei decenti esecutori; e quella parallela che una didattica 'di lusso' non sarebbe adatta alla modestia della maggioranza delle menti non sono, mi sembra, frutto di un'argomentazione convincente…Una didattica 'di lusso'… non è affatto una didattica pensata per i meglio dotati, ma la scelta di offrire a tutti gli strumenti adatti alla crescita intellettuale ed al pefezionamento delle abilità. E' una didattica - se si accetta la metafora politica - delle pari opportunità. Che pone la selezione non a priori: - a tutti la giusta mediocrità e i migliori s'arrangino -, ma a posteriori. A tutti è stata offerta la possibilità del meglio; per alcuni sarà la via della possibile eccellenza, per altri l'approdo ad una decente mediocrità… io rivendico il diritto di tutti allo strumento raffinato; poiché esso non è pretesto od ornamento, ma chiave autenticamente cognitiva. Per tutti. La via delle pari opportunità non passa attraverso un riduzionismo semplificatore, ma attraverso la potenza della sollecitazione cognitiva che ciascuno ha il diritto di ricevere. Io vorrei che la nostra scuola sapesse fare miracoli, come li faceva quella di Barbiana"[1].
Sentiamo anche la Mastrocola: "Io capisco che la scuola debba essere di massa….Ma attenzione ad aiutare davvero la massa, cioè coloro che, svantaggiati socialmente, trarrebbero gran beneficio proprio da un'istruzione di alto livello; attenzione a non aiutare invece proprio le classi medio-alte, che hanno, di loro, ben altre risorse rispetto alla scuola, e che cioè troveranno comunque un'ottima sistemazione professionale, non grazie a un ottimo livello di istruzione, ma grazie alle relazioni familiari, al denaro, alle conoscenze…Ora lo stesso ragazzino di Barbiana chiederebbe…una scuola che gli dia un grado alto, e non basso, di conoscenza, perché solo così lui potrebbe competere con i figli del ceto medio-alto che vanno a studiare all'estero e poi troveranno impiego nell'impresa di papà o degli amici di papà"[2].
Una riflessione analoga si trova in un articolo di Pietro Citati intitolato Così rinasce l’università per i ricchi: “le università italiane sono pessime, se ne escludiamo qualcuna e la Scuola Normale Superiore di Pisa…il disastro è cominciato (molti dicono: continuato) con la Riforma Berlinguer, entrata in vigore sei anni fa. A partire da allora, le leggi ministeriali hanno costretto gli studenti a non studiare, o a studiare il meno possibile, e soprattutto a non leggere libri o solo fascicoletti di poche pagine. Lo Stato italiano ha il perverso piacere di laureare ignoranti e incompetenti…Non c’è molto tempo. Se il ministro non interviene subito, l’Italia perderà del tutto la propria classe dirigente: fatto immensamente più grave dello scandalo Parmalat, o dei costi della nostra classe politica…Fra poco non sapremo a chi affidare l’insegnamento nei licei o all’università, o la direzione delle nostre imprese o il governo dell’economia. Intanto i figli delle famiglie ricche vanno a studiare negli Stati Uniti o in Inghilterra. Così assisteremo (ancora una volta) a questa insensatezza: la Riforma Berlinguer, che pretendeva di essere democratica, farà in modo che tutta la nostra classe dirigente sarà formata da ricchi”[3].
Quanto alla didattica di lusso, che però deve essere a disposizioni di tutti quanti sono capaci di apprezzarla, il termine classicus designava il cittadino che apparteneva alla classis più elevata dei contribuenti fiscali; "solo per traslato uno scrittore del II secolo d. C., Aulo Gellio, definisce "classicus scriptor, non proletarius" uno scrittore "di prim'ordine", non della massa" (Noctes Atticae 19. 8. 15; cfr. 6. 13. 1 e 16. 10. 2-15), o (forse meglio) "buono da essere letto dai classici (i contribuenti più ricchi), e non dal popolo"; classicus è ulteriormente definito come adsiduus (altra designazione di censo, "contribuente solido e frequente") e antiquior ; l'anteriorità al presente è dunque requisito della "classicità"[4].
“La “classicità”, insomma, sarebbe propriamente un fatto di rango, o meglio di censo. Lo scrittore appartenente alla cohors degli antichi dispone di un “patrimonio” tale che rientra automaticamente nella classe più alta dei cittadini. E’ come se fosse un nobile di antica data, fornito di ampie possibilità patrimoniali. A questo punto, se qualcuno pensa che lo scrittore “classico” di Gellio è uno che vive sì di rendita, e che si comporta come un notabile della letteratura, però deve risultare almeno “assiduo” nella sua propria attività, si sbaglia. Anche assiduus è infatti un termine connesso al censo. Sempre Gellio ci spiega che “nelle Dodici Tavole “assiduo” si usa col significato di persona benestante e agiata”[5]. Siamo sempre lì, il classico è una sorta di uomo ricco e senza pensieri, che ha la “vita facile” (facile faciens): come del resto è naturale trattandosi di una persona che appartiene alla prima delle classi serviane”[6].
Harry Mount, autore di un libro di successo sul ritorno del latino[7], nota che sul retro del biglietto da un dollaro si trova scritto annuit coeptis che traduce “he has favoured our undertakings”, ha favorito le nostre imprese, quindi commenta “As is often the case, Latin is used to give a touch of class”[8], come spesso succede il latino è usato per assegnare un tocco di classe.
Nel film di Chaplin The great dictator (1940) il ministro della propaganda Garlitsch-Goebbels pronuncia una prefazione al discorso di Hynkel-Hitler che ha invaso l’Austria con queste parole latine: “Corona veniet delectis”, che poi traduce con “victory shall come to the worthy”.
“Non si può infatti negare che lungo l’arco della nostra cultura i classici abbiano regolarmente svolto una funzione di tipo autoritativo. “L’ha scritto Platone”, si dice comunemente, “l’ho letto in Omero”: dunque si tratta di una testimonianza importante, viene da un uomo di primo rango”[9].
Alexis de Tocqueville mette in luce l’essere aristocratico il gusto e l’uso delle lettere classiche: “ E’ evidente che nelle società democratiche l’interesse degli individui, così come la sicurezza dello stato, esigono che l’educazione della maggioranza sia scientifica, commerciale e industriale, piuttosto che letteraria. Il greco e il latino non devono essere insegnati in tutte le scuole, ma è necessario che coloro che, per naturale tendenza o per fortuna, sono portati a coltivare le lettere o predisposti a gustarle, trovino scuole in cui ci si possa rendere perfettamente padroni della letteratura antica ed essere penetrati interamente dal suo spirito. Poche università eccellenti varrebbero meglio, per raggiungere lo scopo, di una moltitudine di cattivi collegi o di studi superflui che si compiono malamente, impedendo di fare bene gli studi necessari. Tutti coloro che hanno l’ambizione di eccellere nelle lettere, nelle nazioni democratiche, devono spesso nutrirsi delle opere dell’antichità. E’ una regola salutare. Non credo che le produzioni letterarie degli antichi siano irreprensibili; penso solamente che esse hanno qualità speciali che possono meravigliosamente servire a controbilanciare i nostri difetti particolari. Esse ci sostengono dalla parte verso cui pendiamo”[10].
Il ministro Letizia Moratti disse che la nostra deve essere una scuola di massa e pure di qualità.
Io auspico una scuola classica di qualità altissima, e accessibile a tutti quelli che ne sentono l'esigenza spirituale.
Bologna 30 dicembre 2024 ore 18, 28 giovanni ghiselli
[1] F. Frasnedi, op. cit., p. 123.
[2] P. Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, pp. 178-179..
[3]“ la Repubblica”, 13 giugno 2007, p. 1 e p. 2.
[4] S. Settis, Futuro del "classico", p. 66.
[5] Le Notti Attiche, XVI 10, 15
[6] M. Bettini, I classici nell’età dell’indiscrezione, p. 145.
[7] H. Mount, Amo, amas, amat…And all that How to become a latin lover, Short books, London 2006.
[8] Amo, amas, amat…And all that How to become a latin lover, p. 216.
[9] M. Bettini, I classici nell’età dell’indiscrezione, p. 147.
[10] La democrazia in America, p. 480.
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