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domenica 22 dicembre 2024

Metodologia 40 . Il determinismo geografico.


Connessione terra-uomo.

L’influenza viene dal paesaggio e dal suo clima. Erodoto. Ippocrate. Tito Livio, Tacito, Seneca (De ira). La Medea di Seneca. La vita ecologica è anche vita psicologica (Hillman). Curzio Rufo e il determinismo vestiario. Leopardi e i Marchigiani. Nietzsche. H. Hesse e il paesaggio come educatore. 

 

Il rovescio del re malato che rende malata la terra è il tovpo" del determinismo geografico: c'è  una corrispondenza fra la terra, il clima e gli uomini. In questo caso è la terra che prevale influenzando l’uomo.

 

  Il capitolo finale delle Storie di Erodoto contiene un monito per i Persiani attribuito a Ciro, il fondatore dell'impero. Alcuni sudditi gli avevano presentato la proposta fatta da Artembare di trasferire il popolo persiano dalla sua terra "piccola, scabra e montuosa" in un'altra "migliore". L'occasione era offerta dalla vittoria sul re dei Medi Astiage. Ma Ciro li scoraggiò dicendo che "da luoghi molli di solito nascono uomini molli ("filevein ga;r ejk tw'n malakw'n cwvrwn malakou;" a[ndra" givnesqai", 9, 122, 3): infatti non è della stessa terra produrre frutti meravigliosi e uomini valenti in guerra. Sicché i Persiani rinunciarono, vinti dal parere di Ciro, e preferirono comandare abitando una terra infeconda piuttosto che essere servi di altri coltivando pianure fertili. Sono  le ultime parole delle Storie. 

Questo passo finale trova una qualche analogia nello scritto del Corpus Hippocraticum[1] Peri; ajevrwn, ujdavtwn, tovpwn, in quanto esso afferma che c'è una "unità indissolubile" tra la terra, il clima, gli uomini e "le forme della loro esperienza umana". Ho citato Santo Mazzarino il quale aggiunge:"Si potrà forse osservare che il concetto della connessione fra la terra e l'uomo non è portato, qui[2], alle estreme conseguenze metodiche, come invece nello scritto (del corpus  ippocrateo) Sui climi sulle acque sui luoghi , in cui le differenze tra Asiatici ed Europei sono ricondotte al rapporto fra gli uomini e la natura del paese, e le caratteristiche degli abitanti del Fasi-gialli di colorito, alti e grassi, inadatti alle fatiche[3]-sono riportate alle condizioni della loro regione paludosa e malsana. In Erodoto la connessione terra-uomo c'è tuttavia"[4].

Pure Tito Livio stabilisce questa connessione quando racconta lo scavalcamento delle Alpi da parte di Annibale:"Triduo inde ad planum descensum, iam et locis mollioribus et accolarum ingeniis "(21, 37), in tre giorni di lì si scese alla pianura, dove oramai erano più miti sia i luoghi sia i caratteri degli abitanti. Più avanti Tito Livio trattando di alcune regioni della Macedonia fa una considerazione analoga: “Frigida haec omnis duraque cultu et aspera plaga est; cultorum quoque ingenia terrae similia habet” (45, 30, 6), è fredda tutta questa zona e dura e difficile  a  coltivarsi: ha simili alla terra anche le indoli degli abitanti.

Seneca nel De ira afferma che per governare è necessaria una natura equilibrata, non intrattabile, e questa ha bisogno di un clima mite:"nemo autem regere potest nisi qui et regi. Fere itaque imperia penes eos fuere populos qui mitiore caelo utuntur. In frigora septentrionemque vergentibus immansueta ingenia sunt, ut ait poeta "suoque simillima caelo" (II, 15), nessuno del resto può governare se non può anche essere governato. Perciò gli imperi in generale si sono trovati presso quei popoli che fruiscono di un clima più mite. Sono feroci le indoli esposte al freddo e al settentrione, e, come dice il poeta, "molto somiglianti al loro cielo".

Qualche luogo simile può trovarsi nella Germania[5] di Tacito: un luogo inameno bagnato da un mare horridum et ignotum, terribile, ignoto e poco desiderabile:"quis porro…Germaniam peteret, informem terris, asperam caelo, tristem cultu aspectuque, nisi si patria sit?" (2), chi andrebbe in  Germania, dal territorio desolato, dal clima inclemente, squallida ad abitarsi e a vedersi, se non fosse la patria?

I nativi (indigenae) costituiscono una razza non contaminata e hanno un aspetto che risente della loro terra :"truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora et tantum ad impetum valida (4), occhi[6] feroci e azzurri, chiome rossicce, grandi corpi e gagliardi solo per l'assalto.

Subito dopo (5) Tacito ribadisce che la terra è silvis horrida aut paludibus foeda, irta di selve, oppure orribile per le paludi.

Negli Annales Germanico prima della battaglia di Idistaviso (16 d. C.) descrive l’aspetto dei Germani come visu torvum (II, 14), minaccioso a vedersi.  

La Medea di Seneca, quando vuole assumere la ferocia massima negando la propria femminilità, dice a se stessa:"pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum mente indue" (Medea, vv. 42-43), scaccia le paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale. Il Caucaso, situato tra il Mar Nero e il Mar Caspio, significa un luogo selvaggio[7]  che, indossato psicologicamente, rende feroce la persona: " un ambiente fisico reale-sorgente, primavera, albero, crocicchio- è animato…Le nostre anime sulla terra accolgono la terra nelle nostre anime…La vita ecologica è anche vita psicologica. E se l'ecologia è anche psicologia, allora il "Conosci te stesso" diviene impossibile senza il "Conosci il tuo mondo "[8].

 

Curzio Rufo impiega questo topos estendendolo fino al   determinismo vestiario. Alessandro sottomise gli Aracosii[9], e si addentrò tra i Parapamĭsădae[10]: agreste hominum genus et inter barbaros maxime inconditos. Locorum asperitas hominum quoque ingenia duraverat” ( Historiae Alexandri Magni 7, 3, 6), razza di gente rozza, e, tra i barbari, i più incivili. L’asprezza dei luoghi aveva indurito anche l’indole degli uomini.

Il Macedone dal canto suo imitava la magnificenza persiana. Si mise sul capo  purpureum diadēma distinctum albo, un diadema purpureo guarnito di bianco, come quello di Dario, vestemque Persicam sumpsit, e adottò l’abbigliamento persiano, sostenendo di portare le spoglie dei vinti, ma, commenta Curzio Rufo, “cum illis quoque mores induerat, superbiamque habitus animi insolentia sequebatur” (6, 6, 4-5), con quelle aveva indossato anche i costumi, e allo sfarzo dell’abbigliamento esterno teneva dietro l’arroganza interna.

 

 

Leopardi nello Zibaldone  assume la teoria ippocratica della connessione fra la terra e l'uomo in lode degli Italiani e dei Marchigiani in particolare:"Ne' luoghi d'aria sottile, gl'ingegni sogliono esser maggiori e più svegliati e capaci, e particolarmente più acuti e più portati e disposti alla furberia. I più furbi p. abito e i più ingegnosi p. natura di tutti gl'italiani, sono i marchegiani: il che senza dubbio ha relazione colla sottigliezza ec. della loro aria[11]. Similmente gl'italiani in generale a paragone delle altre nazioni. Mettendo il piede ne' termini della Marca si riconosce visibilmente una fisonomia più viva, più animata, uno sguardo più penetrante e più arguto che non è quello de' convicini, né de' romani stessi che pur vivono nella società e nell'uso di un gran capitale"(p. 3891).

 

Quindi Nietzsche:" Vediamo un po' in quali luoghi si trovano o si sono trovati uomini di grande spirito, dove l'arguzia, la raffinatezza, la cattiveria facevano parte della felicità, dove il genio si trovava quasi necessariamente a casa: tutti sono contraddistinti da un'aria particolarmente asciutta. Parigi, la Provenza, Firenze, Gerusalemme, Atene-questi nomi stanno a provare qualcosa: che il genio è condizionato dall'aria asciutta, dal cielo puro-e questo vuol dire metabolismo rapido, possibilità di attirarsi continuamente grandi, e anche enormi, quantità di forza"[12].

Il paesaggio può ricevere anche il ruolo di Mentore: H. Hesse in Peter Camezind  scrive:"Le montagne, il lago, le tempeste e il sole erano i miei educatori ed amici che per molto tempo mi furono più cari degli uomini e del loro destino"[13]

 

Bologna 22 dicembre 2024 ore 10, 26 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] I cui scritti furono prodotti tra il V e il IV secolo.

[2]Sta commentando le Storie  di Erodoto dove" Ellèni e barbari sono studiati...in rapporto al nesso causale fra la terra in cui vivono e la forma della loro esperienza umana", Il pensiero storico classico , I, p. 160.

[3]Precisamente:"prov" te to; talaipwrei'n to; sw'ma ajrgovteroi pefuvkasin.

[4]Il pensiero storico classico , I, p. 161.

[5] Del 98 d. C.

[6] Che sono la parte più significativa del corpo umano.

[7] Si pensi alla sciagurata strage di bambini del 3 settembre  2004.

[8] J. Hillman, Variazioni su Edipo , p. 96.

[9] Nell’attuale Afganistan.

[10]Il Parapamisus corrisponde  all’attuale Hindukush.

[11] L'alta considerazione dei marchigiani sembra risentire di questo passo di Cicerone:"Athenis tenue caelum, ex quo etiam acutiores putantur Attici " (Cicerone, De fato, 7), ad Atene l'aria è limpida, e anche per questo  gli Attici sono ritenuti più perspicaci. 

 

[12] Ecce homo, p. 25.

[13] H. Hesse, Peter Camezind. p. 12.

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