NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 20 dicembre 2024

Ifigenia LXXI La lettera a Nike. Premessa.


 

Cosa seria fu la lettera del 20 marzo. Voglio trascriverla senza correzioni sebbene sia poco curata nella forma poiché è situata sopra la vetta più alta della nostra storia, scivolata poi e decaduta tra pianure nebbiose, burroni,  fratte, macerie, pantani infetti finché è rovinata in una cisterna la notte tra il 12 e il 13 giugno del 1981 durante le ore tragiche del pozzo di Vermicino dove finì ante diem la vita del piccolo Alfredo con una morte spettacolarizzata dalla televisione che rallentava i soccorsi.

 

Quella mattina di marzo scrivevo mentre i miei ginnasiali facevano il primo compito di latino.

Ifigenia è chiamata Nike perché sentivo che alleato con lei potevo vincere la gara davvero olimpica contro l’incapacità di amare inoculatami da familiari imperiosi, certi preti maligni e stupidi e alcuni maestri pessimi.

 

La concupiscenza ridondante e recrudescente, mischiata ad angoscia, a esibizionismo, a capriccio, doveva perdere quanto aveva di teatrale, di spettrale e di sadico per diventare amore.

 

 La grazia di Priapo abbondante e continua non era ancora bastata a debellare le due erinni crudeli: la lurida vergine figlia dell’Odio e la meretrice avida, mai sazia di possedere.

Queste furie dal ventre appestato, pur temporaneamente confutate, erano ancora presenti e vive negli interstizi ancora infetti dell’anima mia.

 La dolce stagione incipiente mi stava aiutando ma già nel mese di agosto quando la forza del Sole Iperione cominciò a declinare e la mia splendida Nike iniziò a spennacchiarsi, oscurarsi,  ingrugnirsi insomma a deformarsi, le due Erinni intonarono l’orrendo alalà della loro vittoria e mi ritolsero la Nike  oramai degradata a misera cosa mortale debole, bugiarda, infingarda.

Erano mancate nell’uno e nell’altra l’intelligenza e la forza morale necessarie a trasformare e sublimare la libido in affetto, attenzione, cura della persona umana, la propria e quella dell’amante.

 

 Diventammo invece una coppia scellerata: due amanti che, pur copulando, simulavano e dissimulavano continuamente, per mutua sfiducia e per odio reciproco,  come vedrai lettore. Ma intanto ti trascrivo la lettera del 20 marzo.

 

Bologna 19 ducembre 2024 giovanni ghiselli ore 10, 19

p. s

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