La nostra cultura politica e anche la nostra Costituzione vengono chiarite e rese più comprensibili dalla lettura di quanto ha detto Pericle nel secondo discorso, il lovgo~ ejpitavfio~ riferito da Tucidide nelle sue Storie (II, 35-46).
Vediamo in particolare l’Articolo 3, della Costituzione della Repubblica Italiana
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di condizioni personali e sociali
E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Sentiamo ora il Pericle di Tucidide.
Noi abbiamo una costituzione esemplare (paravdeigma) e degna di essere imitata. Si chiama democrazia è c’è una condizione di uguaglianza (to; i[son) per tutti. Si viene eletti alle cariche pubbliche secondo la stima del valore (kata; de; th;n ajxiwvsin) né uno viene preferito alle cariche per il partito di provenienza (oujk ajpo; mevrouς) più che per il valore (to; plevon ejς ta; koina; h] ajp j ajreth`ς), e del resto seguendo il criterio della povertà (oujd j au\ kata; penivan) se uno può fare qualche cosa di buono per la città, non ne è stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale (ajxiwvmatoς ajfaneiva/ kekwvlutai II, 37, 1).
La povertà dunque o l’oscurità della famiglia non deve ostacolare nessuno, né il vantaggio della nascita o la raccomandazione deve prevalere sul merito individuale
Bologna 31 ottobre 2022- ore 19, 45
p. s.
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