Edipo uccide il padre Museo Egizio Cairo |
Alla terza generazione, l'effetto della "pietra rotolante" uscita dal ventre di Labda non si fa più sentire [4]. Per la stirpe dei claudicanti, istallati sul trono di Corinto, è venuto il momento in cui il destino vacilla, precipita, sprofonda nella sventura e nella morte"[5].
Sicché la Pizia rispose a Eezione che l’aveva interrogata sulla prole che tardava a venire: “Lavbda kuvei, tevxei d j ojlooivtrocon” Labda è incinta e partorirà un masso rotodo. Questo si abbatterà sui governanti e punirà Corinto (Erodoto. V, 92b).
I Lapiti sono quelli raffigurati sul frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia. Era una popolazione mitica della Tessaglia. Il loo re Piritoo nel giorno delle nozze con Ippodamia dovette lottare con i centauri che volevano rapire la sposa. Ippodamia è anche il nome della figlia di Enomao sposata da Pelope dopo la gara truccata la cui partenza è rappresentata dal frontone orientale del medesimo tempio del maestro di Olimpia.
A proposito della zoppìa del tiranno, Periandro dunque era figlio di Cipselo, nato da una Bacchiade zoppa (cwlhv, Erodoto, V, 92 b), Labda[6], che nessun membro di questa oligarchia dominante Corinto voleva sposare. La sposò questo Eezione di origine Lapita.
Zoppicante è anche the bloody king (IV, 3), il re sanguinario di Shakespeare, Riccardo III il quale si presenta dicendo di essere:"so lamely and unfashionable/That dogs bark at me, as I halt by them "(I, 1), così claudicante e goffo che i cani mi latrano contro quando gli passo vicino arrancando.
E' questa una zoppia che rende malata tutta la sua terra secondo il tovpo" che risale a Omero ed Esiodo: un cittadino dice che Riccardo, ancora duca di Gloucester è pericolosissimo come i figli e i fratelli della regina e se costoro non governassero ma fossero governati "this sickly land might solace as before " (II, 3), questa terra malata[7] potrebbe avere ristoro come prima.
Anche il cielo viene ammorbato dal capo malato
Così l'Oedipus di Seneca: “fecimus caelum nocens” (36).
Altrettanto pensa lo zio di Amleto che ha assassinato il fratello: “Oh, my offence is rank, it smells to heaven” (Hamlet, III, 3), oh, il mio crimine è fetido, manda il puzzo fino al cielo.
La terra contaminata e desolata diventa tutta una tomba come la Scozia nel Macbeth :"poor country (…) it cannot be called our mother, but our grave; where nothing, but who knows nothing, is once seen to smile; where sighs, and groans, and shrieks that rend the air, are made, not marked " ( Macbeth, IV, 3), povera terra! (…) non può essere chiamata nostra madre ma nostra tomba; dove niente, se non chi non conosce niente, si vede sorridere, dove sospiri e gemiti e grida che lacerano l'aria, sono emessi, ma nessuno ci fa caso.
E' il nobile Ross che dice queste parole
Nel Riccardo III Lady Ann dice a Riccardo che si appresta a corteggiarla: “Foul devil, for God’s sake hence, and trouble us not;-For thou hast made the happy earth thy hell,-Fill’d with cursing cries and deep exclaims” (I, 2), sconcio demonio, per amor di Dio, via di qui e non darci pena; perché tu hai fatto della terra felice il tuo inferno, riempito con urla di maledizione e profondi gemiti. Dopo una battuta corteggiante di Riccardo, Anne rincara la dose chiamandolo “diffus’d infection of a man”, infezione di uomo diffusa.
Macbeth teme di inciampare nel meccanismo del potere che è una scala i cui gradini sono vite umane da calpestare:"That is a step/On which I must fall down, or else o'erleap / For in my way it lies " (I, 4), questo è un gradino sul quale devo cadere oppure scavalcarlo poiché si trova sulla mia strada.
Diversi tiranni in conclusione hanno qualche cosa di zoppo: Cipselo e Periandro in quanto figlio e nipote di Labda, Edipo poiché ha avuto i piedi perforati[8].
Anzi, se consideriamo con attenzione la prima antistrofe del secondo stasimo dell'Edipo re vediamo che tutte le tirannidi sono zoppe: "la prepotenza fa crescere il tiranno, la prepotenza/ se si è riempita invano di molti orpelli/ che non sono opportuni e non convengono (mhde; sumfevronta)[9]/salita su fastigi altissimi/precipita nella necessità scoscesa/dove non si avvale di valido piede" e[nq j ouj podi; crhsivmw/-crh'tai "(vv. 873-879).
Non solo il tiranno è zoppo e scivola, ma anche i suoi decreti. Antigone non obbedisce ai khruvgmata di Creonte, ma alle leggi della coscienza e degli dèi che, viceversa, sono a[grapta kajsfalh' (Antigone, v. 454), non scritti e non vacillanti.
Del resto il nome dottor Hinkfuss, il regista che vuole assoggettare gli attori in Questa sera si recita a soggetto [10] significa "piè zoppo". Il dramma potrà procedere solo quando la compagnia avrà conquistato la sua libertà interpretativa. Fuss significa “piede” e hinken “zoppicare”. Friabile è la base del regno registico.
Si noti che Hitler nel film di Chaplin è chiamato Hinkel.
Il monosandalismo di Giasone
Giasone, il seduttore punito da Medea, si presentò con un solo sandalo[11], al sacrificio in onore di Nettuno celebrato da Pelia, figlio del dio del mare, e usurpatore. L’asimmetria dei piedi di Giasone partecipa, in qualche modo della zoppia: “L’arrivo del vendicatore preannunciato da un oracolo e segnato da un marchio che lo rende riconoscibile alla sua vittima è un tema mitico e narrativo largamente diffuso nei racconti folklorici: un uomo fatale segnato da un marchio fu pure Edipo, “l’uomo dai piedi gonfi”, destinato da una profezia a uccidere il padre (…)Più complesso è il segno di Giasone e il tratto che distingue la sua missione, vale a dire il monosandalismo: evidentemente il monosandalismo è una forma simbolica di marchio fisico e una forma attenuata di zoppia; d’altro lato, l’uso di indossare un solo calzare è un elemento che s’inserisce in un complesso sistema rituale”[12]. Ma questa altra parte non riguarda il nostro discorso.
I tre Carracci, i fratelli Agostino e Annibale che con il cugino Ludovico affrescarono il piano nobile di palazzo Fava a Bologna (1583-1584) mettono in rilievo l’unico piede nudo di Giasone che arriva alle spalle di Pelia il quale si volta dissimulando a stento l’angoscia.
Vediamo qualche parola della Pitica IV di Pindaro: Giasone appare splendidissimo in questa ode, dedicata ad Arcesilao IV re di Cirene che aveva vinto con il carro a Delfi nella Pitiade XXXI, nel 462 a. C.
Il giovane giunse con due lance, suscitando meraviglia (ek-paglo~ , vv. 139-140), con una veste aderente, e i riccioli lucenti della chioma (koma'n plovkamoi…ajglaoiv, v. 145) non erano caduti sotto il taglio del ferro, ma gli ondeggiavano lungo tutto il dorso. Egli arrivò con passo diritto e si piantò tra la folla che lo ammirava. Poi giunse Pelia su un carro e, quando vide l’unico calzare nel piede destro del nuovo arrivato, stupì. Ne ebbe paura poiché l’oracolo delfico gli aveva predetto di stare bene in guardia dall’uomo con un solo calzare (to;n monokrhvpida, v. 75). Comunque dissimulò il timore e gli domandò chi fosse.
Giasone disse di essere un allievo di Chirone[13], e che intendeva rivendicare l’onore regale sottratto al padre Esone, il sovrano legittimo, dall’usurpatore Pelia. Egli era sparito poiché i genitori spodestati, temendo la prepotenza di un capo arrogante (uJperfiavlou-aJgemovno~ deivsante~ u{brin, vv. 195-196), appena nacque, gli fecero un finto funerale, come se fosse morto, e lo affidarono a Chirone, la fiera divina (fhvr…qei'o~, v. 211) che lo chiamò Giasone. Il padre pianse di gioia vedendo il figlio, che era diventato speciale, il più bello degli uomini (ejxaivreton-govnon ijdw;n kavlliston ajndrw'n, vv. 217-218).
Il Giasone di Pindaro dunque si reca nel palazzo di Pelia e, parlandogli con pacatezza, gli dice che le menti dei mortali sono più svelte ad approvare un lucro ingannevole che la giustizia ( qnatw'n frevne~ wjkuvterai-kevrdo~ aijnh'sai pro; divka~ dovlion, vv. 247-248) e comunque strisciano verso un amaro giorno dopo la festa. In fondo Pelia e lui sono consanguinei e dovrebbero eliminare la discordia: le Moire si allontanano sdegnate, se tra quelli della stessa razza c’è dell’odio che copre il pudore. Giasone lascerebbe a Pelia le ricchezze, ma vuole lo scettro da monarca che era di suo padre. Pelia risponde che lui è vecchio mentre nel nipote a[nqo~ h{ba~ a[rti ku-maivnei (vv. 281-282), ribolle già il fiore della giovinezza: dunque sta a lui compiere l’impresa necessaria di recuperare il vello d’oro, il simbolo del potere. Se ci riuscirà il giovane avrà il regno.
Bologna 29 ottobre 2022 ore 17, 23
p. s.
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[1] Cfr. " formidolosum… supra principem attolli " di Tacito, citato sopra.
[2]Diogene Laerzio, I, 96. “Aristippo nel primo libro Sulla lussuria degli antichi dice che sua madre Crateia era innamorata di lui e a lui si univa di nascosto e che egli se ne compiaceva. Divulgatasi la notizia, si addolorò per essere stato scoperto e divenne severissimo con tutti”. L’opera del III sec. a. C. è falsamente attribuita ad Aristippo. Si intitolava jArivstippo~ peri; palaia`~ trufh`~, ed era un pamphlet scandalistico scritto per dimostrare che i filosofi, soprattutto gli Academici, erano altrettanti Aristippi. Per la tendenza all’incesto del tiranno si ricordino anche i rapporti tra Nerone e Agrippina. Ndr.
[3]Erodoto, V, 92, e 8-9.
[4]Erodoto, V, 92, e 2. Così le streghe del Macbeth promettono il regno al signore di Glamis, ma la successione ai figli di Banquo (I, 3).
[5]Vernant e Vidal-Naquet, Mito e tragedia due , pp. 39, 48 e 49.
[6] Cfr. Edipo nipote di Labdaco
[7] Cfr la scheda “Dalla salute del re dipende quella del suo popolo e della sua terra”, in Medea, a cura di Giovanni Ghiselli, Cappelli, pp. 135ss
[8]Edipo re , 1034, e Rane , 1192.
[9] Queste parole possono smontare l’utile perseguito da Giasone sposando la principessa di Corinto.
[10] Terza commedia (del 1929) della Trilogia del teatro nel teatro di Pirandello. Le altre due sono i Sei personaggi in cerca d'autore (del '21) e Ciascuno a suo modo (del '24).
[11] Cfr. Pindaro, Pitica IV e Igino, Miti, 12 e 13.
[12] Giulio Guidorizzi, a cura di Igino, Miti, p. 200.
[13] Era nato, secondo Apollonio Rodio, dall’unione di Crono e Filira. La sua natura era semiequina poiché il dio per celarsi a Rea aveva assunto la forma di un cavallo dalla lunga criniera. Rea però li sorprese e Crono fuggì. L’oceanina Filira, per vergogna, andò a nascondersi nelle grandi montagne pelasghe dove diede alla luce il mostruoso Chirone, in parte dio, in parte cavallo (Argonautiche, 2, vv. 1231 sgg).
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