Devo far conoscere Euripide.
In 8 incontri per 16 ore cercherò di presentare tutta la sua opera: alcune tragedie come Medea e Baccanti in modo particolareggiato, delle altre dirò comunque le quintessenze citando i versi più belli e significativi. Confronterò i drammi di Euripide tra loro e anche con quelli di altri autori drammatici
Esordirò indicandi alcune quintessenze di Eschilo e Sofocle
Eschilo 525-456
Eschilo rappresenta soprattutto la guerra tra i generi, tra e matriarcato e patriarcato che prevale (Supplici, Orestea 458).
Nei Persiani (472) invece troviamo la guerra tra le civiltà e i regimi politici
Eschilo è anche un profeta della Giustizia: “bwmo;n ai[desai Divka~- mhde; nin kevrdo~ ijdw;n ajqevw/ podiv-lavx ajtivsh~ poina; ga;r ejpevstai (Eumenidi 539-541), venera l’altare di Giustizia e non offenderlo con calci piede sacrilego, mirando al guadagno: poiché ne seguirà punizione. Parole delle erinni nel secondo stasimo.
E già nell’Agamennone: il male risalta con luce dal terribile bagliore e chi vuole sfuggire alla pena è come un fanciullo che insegue un uccello che vola-diwvkei pai`~ potano;n o[rnin- (389 e 394). Parole del coro dei vecchi argivi nel primo stasimo
Nello stasimo successivo troviamo l'idea che dalla ricchezza rifugge la giustizia la quale"brilla nelle case dal povero fumo"( Divka lavmpei me;n ejn -duskavpnoi~ dwvmasin-,774).
Nei Sette a Tebe (467) c’è una forte dose di antifemminismo: Eteocle zittisce in malo modo le ragazze del coro
In questa tragedia c’è anche il tema dell’ereditarietà della colpa. Che verrà ripreso da Pasolini
L’ereditarietà della colpa
Eschilo
Eteocle nei Sette a Tebe non è personalmente colpevole ma deve pagare per le colpe di Laio e di Edipo :" dico che la trasgressione antica/dalla rapida pena rimane fino alla terza generazione “palaigenh` ga;r levgw- parbasivan wjkuvpoinon-, aijw`na d j ej~ trivton-mevnein”:/quando Laio faceva violenza/ad Apollo che diceva tre volte,/negli oracoli Pitici dell'ombelico/del mondo, di salvare la città/morendo senza prole;/ma quello vinto dalla sua dissennatezza/generò il destino per sé,/Edipo parricida,/quello che osò seminare/il sacro solco della madre, dal quale nacque/radice insanguinata,/e fu la pazzia a unire/gli sposi dementi"(vv.742-757).
A questo punto allargherò il discorso sul tema dei figli che ereditano le colpe dei padri in altri autori.
Sofocle
Il Coro dell ’Antigone deplora la catastrofe della ragazza con queste parole: "Avanzando verso l'estremità dell'audacia,/hai urtato , contro l'eccelso trono della Giustizia,/creatura, con grave caduta,/ del resto sconti una pena del padre" (vv. 853-856).
Erodoto
Creso il re di Lidia, sconfitto da Ciro, aveva espiato il fallo del suo quinto antenato Gige, il quale, assecondando una congiura di donna, aveva ucciso il suo signore Candaule e aveva preso un potere che non gli spettava.
Per giunta Creso era stato poco acuto nell'interpretare l'oracolo del Lossia quando gli prediceva che se avesse fatto una spedizione militare contro i Persiani, avrebbe distrutto un grande impero:"h]n strateuvhtai ejpi; Pevrsa", megavlhn ajrch;n aujto;n kataluvsein" (I, 53, 3); infatti il re avrebbe dovuto chiedere di quale impero si trattava: se di quello di Ciro o del proprio. Infine la Pizia lo aveva messo in guardia da un mulo (I, 55) e con quell'animale ibrido intendeva indicare Ciro, nato da padre e madre di razze diverse: la madre (Mandane) di lignaggio più alto, il padre (Cambise), di molto inferiore[1]:"h\n ga;r dh; oJ Ku'ro" ou|to" hJmivono": ejk ga;r duw'n oujk oJmoeqnevwn ejgegovnee, mhtro;" ajmeivnono", patro;" de; uJpodeestevrou"(I, 91, 5).
Qui attualizzerò: Creso che attaccò la Persia retta da un mulo e mal gliene incolse potrebbe diventare il paradigma mitico di Putin che ha invaso l’Ucraina il cui presidente è un russofono, ebreo per giunta, dunque un uomo di cultura mista come era costituito di stirpi miste Ciro il Vecchio.
In seguito a questa spiegazione Creso giunse alla resipiscenza e si salvò:"oJ de; akouvsa" sunevgnw eJwutou' ei\nai th;n aJmartavda kai; ouj tou' qeou'", udito questo, comprese che suo era l'errore e non del dio (I, 91, 6,). Probabilmente ha ragione S. Mazzarino quando, dopo avere indicato "i caratteri del "razionalismo" greco nel "racconto erodotèo su Ciro", afferma che" Erodoto rinnovava l'incontro, che deve rimontare già a due o tre generazioni prima di lui, fra la cultura dell'aristocrazia greca e le tradizioni dell'aristocrazia "feudale"iranica"[2].
Il ravvedimento di Creso entra nella vasta categoria del tw`/ pavqei mavqo~ di Eschilo (Agamennone, 177), il dolore ci aiuta a capire.
Poi Euripide nell’Alcesti: Admeto, sentendo il peso della solitudine dopo avere chiesto alla giovane moglie il sacrificio della sua vita per salvare la propria, soffre la desolazione nella quale è rimasto e dice:"lupro;n diavxw bivoton: a[rti manqavnw"(v.940), condurrò una vita penosa: ora comprendo In seguito, come si sa, gli verrà restituita la compagna dalla possa di Eracle.
Quindi Platone Repubblica 619d
Er racconta che il primo a fare la scelta della vita successiva sbagliò e scelse la tirannide.
Poi Menandro, Virgilio, Proust, Hesse e tanti altri che citerò se richiesto.
Sul tema del bene e del male ereditato dalla stirpe sentiamo Pasolini e Proust.
“Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri. Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti. E’ il coro-un coro democratico- che si dichiara depositario di tale verità: e la enuncia senza introdurla e senza illustrarla, tanto gli pare naturale”.
Pasolini trova una ragione nella legge della tragica predestinazione a ereditare le colpe: i giovani del 1975 sono figli di padri colpevoli, padri “che si son resi responsabili, prima, del fascismo, poi di un regime clerico-fascista, fintamente democratico, e, infine, hanno accettato la nuova forma del potere, il potere dei consumi, ultima delle rovine, rovina delle rovine”.
I figli dunque ne ereditano le colpe. “Ma sono figli “puniti” per le nostre colpe, cioè per le colpe dei padri. E’ giusto? Era questa, in realtà, per un lettore moderno, la domanda senza risposta, del motivo dominante del teatro greco. Ebbene sì, è giusto. Il lettore moderno ha vissuto infatti un’esperienza che gli rende finalmente, e tragicamente, comprensibile l’affermazione-che pareva così ciecamente irrazionale e crudele-del coro democratico dell’antica Atene: che i figli cioè devono pagare le colpe dei padri. Infatti i figli che non si liberano delle colpe dei padri sono infelici: e non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità”.
E le colpe dei padri? Esse sono la complicità col vecchio fascismo e l’accettazione del nuovo fascismo. Perché tali colpe?
“Perché c’è-ed eccoci al punto-un’idea conduttrice sinceramente o insinceramente comune a tutti: l’idea cioè che il male peggiore del mondo sia la povertà e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita con la cultura della classe dominante. In altre parole la nostra colpa di padri consisterebbe in questo: credere che la storia non sia e non possa essere che la storia borghese” [3].
Del resto non si ereditano solo le colpe bensì anche le capacità e i pregi. Sentiamo Proust su Saint Loup: di fronte a una circostanza nuova, da uomo elegante qual era, sapeva trovare il movimento che essa esige e aveva il talento di manifestarsi libero dagli ostacoli che avrebbero paralizzato tanti giovani borghesi. Le preoccupazioni erano cancellate da un che di sdegnoso che certo egli non aveva mai provato nel suo cuore, ma aveva ricevuto per eredità nel suo fisico.
Il suo corpo non era “opaco e oscuro ma limpido e significativo. Da esso trasparivano come da un’opera d’arte l’efficace potenza che l’ha creata. I suoi movimenti erano leggeri e pieni di grazia come quelli dei cavalieri su un fregio architettonico. Nella sua sicurezza sopravvivevano i suoi antenati agili e sdegnosi (Proust, I Guermantes 448-449)
Come introduzione a Eschilo, necessariamente rapida, in un corso su Euripide, può bastare.
Bologna 18 ottobre 2022 ore 10, 05
p. s
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[1] Questo accoppiamento incongruo fu deciso da Astiage, il re padre di Mandane che temeva il figlio della figlia. Nello stesso modo si comporta Riccardo III con la figlia del fratello Duca di Clarence già fatto assassinare: “His daughter meanly have I match’d in marriage” ( Riccardo III, IV, 3), sua figlia l’ho accoppiata in matrimonio meschino.
[2]Il pensiero storico classico , I vol. p.172).
[3] P. P.
Pasolini, Lettere luterane, I giovani
infelici, pp. 5-12.
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