Dobbiamo trarre intelligenza e forza educativa dalla sofferenza.
Anche dalla gioia aggiungo, abitrarimente.
Nietzsche cita il Manfredi di Byron – dramma del 1817-
Sorrow is knowledge: they who know the most
Must mourn the deepest o’er the fatal truth,
Afflizione è conoscenza: quelli che conoscono il massimo devono affliggersi con la massima profondità su questa verità fatale: l’albero della conoscenza non è quello della vita.
“Contro tali cure - prosegue Nietzsche - nessun mezzo giova più dell’evocare, almeno per le ore più tristi e buie dell’anima, la solenne leggerezza di Orazio, e del dire a se stessi con lui:
“ quid aeternis minorem
consiliis animum fatigas?
cur non sub alta vel platano vel hac
“Sicuramente comunque la leggerezza o la melanconia di ogni grado sono meglio di una fuga e di una diserzione romantiche, di un riavvicinamento al Cristianesimo in una qualsiasi forma: poiché con esso, nell’attuale stato della conoscenza, non si può avere a che fare senza insozzare irrimediabilmente e senza abbandonare di fronte a sé e agli altri la propria coscienza intellettuale.
Quei dolori possono essere veramente penosi, ma senza dolori non si può diventare una guida e un educatore dell’umanità, e guai a colui che volesse tentare ciò e non avesse più quella pura coscienza!” Umano, troppo umano, I, parte terza, La vita religiosa, 109.
Devo dire che questo attacco contro il cristianesimo non è condivisibile dopo la svolta di Papa Francesco.
Concludo citando di nuovo Nietzsche
“ Il viaggio nell’Ade. Anch’io sono stato agli inferi, come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte, e non solo montoni ho sacrificato per poter parlare con i morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue”. Nietzsche menziona 4 coppie che non si sono negate a lui quando sacrificava: “Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoza, Platone e Rousseau, Pascal e Schopenhauer. (…) Su questi otto fisso gli occhi e vedo i loro fissi su di me. Vogliano i vivi perdonarmi se essi talvolta mi sembrano delle ombre, così sbiaditi e aduggiati, così inquieti e, ahimé, così avidi di vita (…) è l’eterna vitalità che conta!”[1].
Wille zum leben, volontà di vivere.
Bologna 21 ottobre 2022 ore 10, 40
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Umano, troppo umano II, Parte prima 1878. Opinioni e sentenze diverse, 408
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