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Pericle e Cleone: avete un impero che è una tirannide.
Pericle anticipa Cleone quando nel III e ultimo discorso dell’estate del 430 dice ai suoi concittadini che non possono più tirarsi indietro dall’impero che ha una sua logica: “wJ~ turannivda ga;r e[cete aujthvn, h}n labei`n me;n a[dikon dokei` ei\nai, ajfei`nai de; ejpikivndunon (Tucidide, II, 63, 2), poiché avete un impero che è come una tirannide, che può sembrare ingiusto prendere, ma pericoloso lasciare.
Cleone propugna lo sterminio dei Mitilenesi ribelli nel 427 e afferma che l'impero ateniese è una tirannide ("turannivda e[cete th;n ajrchvn", Tucidide, III 37, 2) la quale per reggersi deve usare la forza e bandire la compassione.
Assistiamo anche oggi all’ipocrisia di presunte democrazie che sfruttano popoli interi o addirittura devastano nazioni indifese. Magari lo fanno sbandierando la pace.
Bologna primo novembre 2022 ore 10, 10
giovanni ghiselli il poverello di Pesaro, il mendicante della bellezza.
p. s.
Tre giorni fa pedalando una salita sopra Ozzano, un chilometro prima di Ciagnano ho visto il grano appena risorto. In salita non mi sono fermato perché andavo a cronometro ma, tornando indietro, sono sceso dalla bicicletta, mi sono inginocchiato e ho ripetuto la preghiera di gratitudine che ogni anno rivolgo alla vita che rinasce in questo anticipo di primavera:
“Ecco io mi prostro,
o benedetti, al suolo,
e bacio questi sassi e queste zolle,
che fien lodate e chiare eternamente
dall’uno all’altro polo”.
Me l’ha insegnato Leopardi di Recanati quando con i suoi Canti andavo al Pincio della prospiciente Potenza Picena ospite della zia Giorgia sposata là. Sull’altro versante della valle attraversata dal chiaro fiume si vedeva il natio borgo selvaggio del mio maestro e amico. Allora era l’ autore che amavo di più tra i pochi che conoscevo.
Il Recanatese era stato a sua volta istruito e suggestionato da Simonide di Ceo. Questo l’ho saputo più tardi e ho capito che dovevo avere diversi maestri e maestri diversi tra loro.
Allora ero un bambino infelice e leggendo i Canti non mi saziavo di lacrime.
Ora invece quando vedo questa resurrezione annuale sorrido per la gioia e penso ai vari Adoni, a Cristo, al Sole, alle mie amanti e pure a me stesso, rinato grazie a loro dalla fine degli anni Sessanta in avanti.
Alla zia Giorgia con gratitudine per avermi avvicinato a Leopardi nel palazzo del marito suo, l’ostello ove abitai fanciullo. Ero infelice ma presentivo gli arcani mondi, la felicità arcana che poi è arrivata e si è rivelata.
p.p. s
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