giovedì 10 novembre 2022

Incantatrici e incantatori


L’informazione drogata. Seconda parte.

 

Ancora sull’informazione drogata che è tale per queste ragioni:  se i petulanti  conduttori-incantatori non dicessero quanto serve al potere, li caccerebbero, e, quanto agli invitati non conformisti, questi vengono interrotti appena  provano a dire mezza parola di critica al potere.

 Riconosco che Michele Santoro può parlare liberamente, ma è l’eccezione che conferma la regola. Del resto non si è candidato e non ha votato.

 

Aggiungo un pezzetto della mia prossima lezione su Medea (15 novembre alla Primo Levi)

 

Maghe e streghe.

 Si tratta della razza delle seguaci di Ecate: Simeta, l'amante che nelle Incantatrici  di Teocrito  vuole avvincere l'uomo in fuga (II, v. 3), il bell'atleta Delfi,  impiegando filtri (favrmaka) degni di Circe (vv. 15- 16), di  Medea, e della maga Perimede.  Nel preparare i veleni questa incantatrice chiede l'assistenza di Ecate tremenda, Ecate sotterranea che atterrisce anche i cani (v. 12) . La magia di Medea come quella di Circe, sua zia, esperta di "kaka; favrmak j e favrmaka luvgr j"[1] , farmachi cattivi e tristi, diviene esemplare per le streghe successive.

Oltre  l'abbandonata Simeta delle Incantatrici di Teocrito  posso ricordare la caupōnam Merŏen, l'ostessa Meroe delle Metamorfosi di Apuleio, anum sed admŏdum scitŭlam (I, 7),  anziana ma alquanto bellina, la quale amatorem suum, quod in aliam temerasset, unico verbo mutavit in feram castorem, quod ea bestia captivitati metuens ab insequentibus se praecisione genitalium liberat " (I, 9) con una sola parola aveva trasformato un suo amante, siccome aveva corrotto un'altra, in un castoro poiché questa bestia, temendo di essere presa. si libera dagli inseguitori recidendosi i testicoli[2].

Ebbene Apuleio assimila a Medea questa belloccia annosa, la quale, messa in difficoltà, anticipò i suoi nemici come la maga della Colchide:"ut illa Medea, unius dieculae a Creonte impetratis indutiis, totam eius domum filiamque cum ipso sene flammis coronalibus deusserat, sic haec, devotionibus sepulchralibus in scrobem procuratis (ut mihi temulenta narravit proxime) cunctos in suis sibi domibus tacita Numinum violentia clausit" (I, 10), come la famosa Medea, ottenuta da Creonte la tregua di una sola giornata, aveva bruciato con le fiamme di una corona[3] tutta la casa di lui e la figlia e il vecchio stesso, così questa, fatti dei sortilegi sepolcrali sopra una fossa (come mi[4] ha raccontato poco fa ubriaca) li chiuse tutti[5] nelle loro case con tacita violenza degli dèi.

Bologna 10 novembre 2022 ore 9, 55

giovanni ghiselli

p. s

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[1]Odissea , X, 213 e 236.

[2] Molto ricercati per la sostanza medicinale (castoreum) in essi contenuta.

[3] Cfr. Euripide, Medea, vv. 1186-1187.

[4] A Socrate che lo racconta ad Aristomene che riferisce il racconto al curioso Lucio "sititor …novitatis" (I, 2), assetato di novità.

[5] I suoi compaesani che volevano lapidarla. Siamo in Tessaglia, la terra delle streghe

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