venerdì 11 novembre 2022

Euripide Medea (vv. 930-10001)

Euripide Medea conclusione del IV episodio (vv. 930-975)

e quarto stasimo (976-1001)

Traduzione

 

Medea

Li partorivo; e quando auguravi ai figli di vivere, 930

mi penetrava la pena pensando se questo sarebbe avvenuto. 

Ma dei motivi per i quali sei venuto a parlare con me,

alcuni sono stati detti, altri li ricorderò io.

Poiché ai padroni sembra giusto cacciarmi da questa terra-

(anche per me questo è il meglio, lo so bene,

non abitare dove sono d'intralcio a te e ai signori

del paese: infatti ho la reputazione di essere ostile alla famiglia) 937

noi ce ne andiamo in esilio da questa terra,

ma i figli, affinché siano allevati dalla tua mano,

chiedi a Creonte che non  debbano essere esuli da questa terra. 940

 

Giasone

Non so se potrei convincerlo, ma bisogna provarci.

 

Medea

Tu comunque induci  tua moglie a chiedere

al padre che i bambini non  vengano mandati in esilio da questo paese.

 

Giasone

Certo. E credo che la convincerò,

Se davvero è una donna come le altre. 945

 

 

Medea

Collaborerò anche io con te a questa fatica,

le manderò infatti i bambini a portare i doni che sono i più belli

tra quelli che vanno ora tra gli uomini, lo so io, di gran lunga:

 un fine peplo e una corona d'oro battuto.

Ma è necessario che al più presto

una delle ancelle porti qua gli ornamenti. 952

Sarà felice non una ma mille volte,

di avere ottenuto, un uomo ottimo, te, quale compagno di letto

e di possedere gli ornamenti che un giorno il Sole,

padre di mio padre, diede ai suoi discendenti. 955

Prendete, figli, questi doni nuziali nelle mani

e portandoli dateli alla beata sposa

regale: non riceverà certo doni deplorevoli.

 

Giasone

Perché, insensata, privi le tue mani di questi oggetti?

credi che il palazzo del re sia a corto di pepli,

credi che scarseggi di oro? Conservali, non darli via.

Se davvero mi stima degno di qualche considerazione,

 la sposa mi metterà davanti alle ricchezze, lo so bene.

 

Medea

Non dire questo a me proprio tu: si dice che i doni persuadano anche gli dèi

e l'oro è più forte di infiniti discorsi per i mortali. 965

Di quella è il destino , quel suo stato ora lo accresce un dio,

è giovane, ha potere; io l'esilio dei miei figli

lo scambierei con la vita, non con l'oro soltanto.

Avanti, o figli, entrando nel ricco palazzo

supplicate la nuova sposa del padre, la mia

  signora, chiedetele di non andare via esuli da questa terra,

donandole gli ornamenti: di questo infatti soprattutto c'è bisogno,

cioè che quella prenda  questi doni nelle sue mani.

Andate al più presto: e possiate recare alla madre la buona notizia

di avere fatto bene ciò che ella desidera ottenere. 975

 

Quarto Stasimo (vv. 976-1001,

 

Prima strofe (976-981)

 

Ora non ho più speranze sulla vita dei bambini,

non più: infatti avanzano già verso la morte.

Riceverà l'infelice sposa,

riceverà la rovina delle bende d'oro;

intorno alla bionda chioma porrà

 ella stessa con le mani l'ornamento di Ades.

 

Prima antistrofe (vv. 982-989)

La convinceranno il fascino e l'immortale splendore a

mettersi addosso il peplo e la corona fatta d'oro;

e  presso gli inferi  oramai si adornerà da sposa.

In tale rete cadrà

e destino di morte, la disgraziata: e alla rovina

non sfuggirà.

 

Seconda strofe (990-995)

E tu, o sventurato, o cattivo sposo parente

di sovrani,

senza saperlo porti rovina alla vita

dei tuoi figli, e alla sposa

tua una morte odiosa .

disgraziato, quanto ti inganni sul tuo destino.

 

Seconda antistrofe (996-1001)

Io compiango poi il tuo dolore, o infelice madre

dei bambini, i figli che tu

 ammazzerai per il talamo nuziale,

che, dopo avere abbandonato iniquamente a tuo scorno,

lo sposo coabita con un'altra compagna di letto.

 

Bologna 11 novembre 2022 ore 17, 45

giovanni ghiselli

 

 

 

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