Euripide Medea conclusione del IV episodio (vv. 930-975)
e quarto stasimo (976-1001)
Traduzione
Medea
Li partorivo; e quando auguravi ai figli di vivere, 930
mi penetrava la pena pensando se questo sarebbe avvenuto.
Ma dei motivi per i quali sei venuto a parlare con me,
alcuni sono stati detti, altri li ricorderò io.
Poiché ai padroni sembra giusto cacciarmi da questa terra-
(anche per me questo è il meglio, lo so bene,
non abitare dove sono d'intralcio a te e ai signori
del paese: infatti ho la reputazione di essere ostile alla famiglia) 937
noi ce ne andiamo in esilio da questa terra,
ma i figli, affinché siano allevati dalla tua mano,
chiedi a Creonte che non debbano essere esuli da questa terra. 940
Giasone
Non so se potrei convincerlo, ma bisogna provarci.
Medea
Tu comunque induci tua moglie a chiedere
al padre che i bambini non vengano mandati in esilio da questo paese.
Giasone
Certo. E credo che la convincerò,
Se davvero è una donna come le altre. 945
Medea
Collaborerò anche io con te a questa fatica,
le manderò infatti i bambini a portare i doni che sono i più belli
tra quelli che vanno ora tra gli uomini, lo so io, di gran lunga:
un fine peplo e una corona d'oro battuto.
Ma è necessario che al più presto
una delle ancelle porti qua gli ornamenti. 952
Sarà felice non una ma mille volte,
di avere ottenuto, un uomo ottimo, te, quale compagno di letto
e di possedere gli ornamenti che un giorno il Sole,
padre di mio padre, diede ai suoi discendenti. 955
Prendete, figli, questi doni nuziali nelle mani
e portandoli dateli alla beata sposa
regale: non riceverà certo doni deplorevoli.
Giasone
Perché, insensata, privi le tue mani di questi oggetti?
credi che il palazzo del re sia a corto di pepli,
credi che scarseggi di oro? Conservali, non darli via.
Se davvero mi stima degno di qualche considerazione,
la sposa mi metterà davanti alle ricchezze, lo so bene.
Medea
Non dire questo a me proprio tu: si dice che i doni persuadano anche gli dèi
e l'oro è più forte di infiniti discorsi per i mortali. 965
Di quella è il destino , quel suo stato ora lo accresce un dio,
è giovane, ha potere; io l'esilio dei miei figli
lo scambierei con la vita, non con l'oro soltanto.
Avanti, o figli, entrando nel ricco palazzo
supplicate la nuova sposa del padre, la mia
signora, chiedetele di non andare via esuli da questa terra,
donandole gli ornamenti: di questo infatti soprattutto c'è bisogno,
cioè che quella prenda questi doni nelle sue mani.
Andate al più presto: e possiate recare alla madre la buona notizia
di avere fatto bene ciò che ella desidera ottenere. 975
Quarto Stasimo (vv. 976-1001,
Prima strofe (976-981)
Ora non ho più speranze sulla vita dei bambini,
non più: infatti avanzano già verso la morte.
Riceverà l'infelice sposa,
riceverà la rovina delle bende d'oro;
intorno alla bionda chioma porrà
ella stessa con le mani l'ornamento di Ades.
Prima antistrofe (vv. 982-989)
La convinceranno il fascino e l'immortale splendore a
mettersi addosso il peplo e la corona fatta d'oro;
e presso gli inferi oramai si adornerà da sposa.
In tale rete cadrà
e destino di morte, la disgraziata: e alla rovina
non sfuggirà.
Seconda strofe (990-995)
E tu, o sventurato, o cattivo sposo parente
di sovrani,
senza saperlo porti rovina alla vita
dei tuoi figli, e alla sposa
tua una morte odiosa .
disgraziato, quanto ti inganni sul tuo destino.
Seconda antistrofe (996-1001)
Io compiango poi il tuo dolore, o infelice madre
dei bambini, i figli che tu
ammazzerai per il talamo nuziale,
che, dopo avere abbandonato iniquamente a tuo scorno,
lo sposo coabita con un'altra compagna di letto.
Bologna 11 novembre 2022 ore 17, 45
giovanni ghiselli
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