venerdì 4 novembre 2022

L’incontro politico in un bar di Bologna

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Oggi ho partecipato a un incontro
 informale tra i dirigenti della De Gasperi Domenico Cella e Mario Chiaro, alcuni iscritti e Valentina Cuppi.

Eravamo in sette.
Ha parlato prevalentemente il presidente Domenico Cella con qualche replica del vicepresidente Mario Chiaro e di Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e presidente del P. D.
Ho preso alcuni appunti dalle parole più significative poi ne ho dette alcune non insignificanti spero, ma giudicate voi.
Il partito più grande tra quelli dell’opposizione è in cerca di una nuova identità. Mi piacerebbe che ne trovasse una convincente anche per me siccome il mio voto non ha contribuito all’elezione di nessun deputato e ora auspico che si costituisca un forte partito di sinistra, di vera sinistra, che faccia una vera opposizione a un governo liberticida e bellicista.
Si tratta di trovare l’identità di questo partito, nuovo o rinnovato che sia.
Il problema dell’identità è fondante per ciascun essere umano, anche personalmente
Ebbene, io credo che il nuovo grande partito di sinistra debba acquistare autorevolezza differenziandosi dall’ignoranza dilagata tra i poltici a partire dall’assassinio di Aldo Moro, un uomo nobile e antico.

Dobbiamo ritrovare la cultura di parlamentari come De Gasperi, Togliatti, Fanfani, Moro. Da bambino e da ragazzo imparavo sentendoli parlare nella piazza del Popolo di Pesaro, poi nelle tribune politiche televisive.
Allora una grande maggioranza di italiani votava perché la politica parlava di loro.
Ora prevale una chiacchiera vuota, insignificante, autoreferenziale quando non peggio. Cultura dunque e pure educazione.
Quale tipo di cultura? Io dico la cultura dell’umanesimo che è amore dell’umanità. Una cultura fatta di parole buone e anche belle, tali che colpiscano la sfera intellettuale e pure quella emotiva.
Ne ho citate alcune per esemplificare.
Ottime le tre parole che Teseo dice a Edipo, giunto al sobborgo ateniese di Colono, chiarendogli per quale motivo, lui re di Atene, accoglie e aiuta il vecchio cieco, vagabondo mendicante e malfamato come incestuoso e parricida: “so di essere uomo”gli fa "e[xoid  j ajnh;r w[n"( Sofocle, Edipo a Colono, v. 567).

Il sapere di essere uomo che cosa comporta?
Significa incontrare una creatura andata in rovina come è Edipo cieco, esule e mendico, provarne pietà, incoraggiarla ponendo domande, chiedendo di che cosa abbia bisogno: “kaiv s  j oijktivsa"-qevlw  jperevsqai, duvsmor j Oijdivpou, tivna-povlew" ejpevsth" prostroph;n ejmou' t  j e[cwn,-aujtov" te chj sh; duvsmoro" parastavti"", (Edipo a Colono, vv. 556-559), e sentendo compassione, voglio domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei fermato qui, tu e l’infelice che ti aiuta.
Questa infelice è Antigone che a sua volta nella tragedia sofoclea di cui è eponima ha detto:" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore.

Dovrebbero imparare queste parole quanti non sanno ancora di essere uomini. Né donne.
Esemplari anche quelle rassicuranti  che Didone ai Troiani naugìfraghi: non ignara mali miseris  succurrere disco ", Eneide, I, 630, non ignara del male imparo a soccorrere gli sventurati.
E risalendo più indietro la stessa pietas insegna alle ancelle la principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto dell’Odissea (207-208): la ragazza vuole  aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e richiama le fanciulle in fuga spaventate dall’aspetto devastato di Odisseo naufrago   : “  to;n nu`n crh; komevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~-xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, questo è un misero naufrago e dobbiamo curarcene: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro
  Le medesime parole (Odissea, XIV, 57-59)  dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Odisseo gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile, e il porcaio lo accoglie ospitalmente spiegandogli che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui. 
Bisognerebbe che Salvini e la gente siffatta leggessero i classici.
Per quanto riguarda la guerra e la volontà quasi generale dei politici di rinfocolarla mandando armi sempe più micidiali, nell'Edipo re Ares viene deprecato dal religiosissimo poeta –di nuovo Sofocle- come "il dio disonorato tra gli dei" ( ajpovtimon ejn qeoi'" qeovn, v.215).
Nell'Agamennone (del 458) di Eschilo, Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d j  [Arh" swmavtwn"(v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra distrugge le vite e arricchisce gli speculatori.
"invece di uomini
urne e cenere giungono
alla casa di ciascuno"(Agamennone, 434-436).
Dobbiamo insegnare a odiare la guerra che non è l’igiene del mondo, bensì la sua peste.
Non faccio altre citazioni ma ripeto che per creare persuasione in favore del bene, della pace, dell’uguaglianza, dell’amore si devono usare esempi efficaci detti con parole autorevoli e belle.
Nella riunione di oggi si è indicato il lavoro tra i punti cruciali. Giustamente. Ma non si è nominata la scuola che è il presupposto del lavoro. Sono convinto che quando e dove non funziona la scuola non funziona più niente: treni, aerei, ospedali e così via.
Ho notato una certa attenzione a questi argomenti. Spero che il dialogo con queste persone continui.
Comunque continuerò nella mia opera di educazione e di contropropaganda nei confronti dell’ignoranza, dell’indifferenza, dello sfruttamento, della guerra, dell’incapacità di parlare esprimendo sentimenti buoni con parole belle.
 

Bologna 4 novembre 2022- ore 20
giovanni ghiselli

p. s
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Anche oggi ho lavorato abbastanza: ho fatto quanto dovevo a me stesso e  voi chi mi leggete. Ora vado a correre.

Saluti
gianni

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