NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 29 novembre 2022

La Parodo delle Baccanti e la commedia di Bernard Shaw Maggiore Barbara.


 

Dodds vede in Euripide addirittura “il principale rappresentante dell’irrazionalismo del V secolo   : “Euripides remains for us the chief representative of fifth-century irrationalism; and herein, quite apart from his greatness as a dramatist, lies his importance for the history of Greek thought[1],  e in questo, del tutto a parte dalla sua grandezza come drammaturgo, sta la sua importanza per il pensiero greco.

 

La Parodo delle Baccanti  (vv. 64-167) rende un'idea del dionisiaco, della rinuncia alla identità personale, dell'alternativa all'apollineo come principium individuationis e volontà di potenza, dà un’idea del tuffarsi nei flutti del misticismo  ed entrare in comunione con la natura, imitando Dioniso. “Così come c’è una Imitazione di Cristo, ci fu anche una imitazione di Dioniso, che venne chiamata letteralmente “imitazione”-oJmoivwsi~ pro;~ to;n qeovn-, la quale consisteva nel “perdere la testa”, dimenarsi, ammattire: maivnesqai, bakceuvein[2].   

 

 

Parodo delle Baccanti

Parodo vv. 64-169.

 

vv. 64-71. Proodo.  “Il canto della parodo viene introdotto dal proodo, secondo un modulo già utilizzato da Euripide nella parodo della Medea (vv. 131 sgg.) e in quella dell’Elena (vv. 164-166: qui il proodo è eseguito dall’attore)”[3]. Nel proodo prevalgono i dimetri e i trimetri ionici.

“La tradizione ci ha conservato più di una tragedia in cui il coro aveva un ruolo essenziale…il coro delle menadi lidie è, nelle Baccanti, il simbolo stesso della nuova religione che Dioniso cerca di introdurre a Tebe”[4].

La Parodo delle Baccanti costituisce “una sorta di catechismo dionisiaco”[5].

"Dalla terra d'Asia

lasciato il sacro Tmolo metto in rapido movimento 65

 per Bromio una fatica dolce e uno sforzo che dà forza,

 celebrando Bacco con grida di evoè.

 Chi è per strada, chi è per strada, chi?

Stia in casa fuori da questo luogo, e ognuno

 Consacri la bocca che serba religioso silenzio: 70

io infatti celebrerò Dioniso

secondo il rito in uso, sempre.

 

vv. 72-87=88-104 prima strofe-prima antistrofe.

“La strofe e l’antistrofe sono in responsione, hanno cioè la medesima struttura metrica. Questa corrispondenza doveva non solo trovare fondamento nella ripetizione di una stessa partitura musicale, ma tradursi spesso anche nella iterazione dei medesimi movimenti orchestici da parte dei coreuti. Appunto a ciò sembra alludere la stessa nomenclatura in uso presso le nostre fonti: durante la strofe i coreuti avrebbero volto i loro passi in una direzione (strevfein= “volgere”) , durante l'antistrofe nella direzione opposta (ajntistrevfein= "volgere in senso contrario"). Non di rado alla coppia strofe-antistrofe si aggiungeva una sezione complementare, l'epodo": si realizzava così la struttura triadica. In alcune tragedie la coppia strofica appare preceduta da un "proodo" : un sistema anapestico affidato al recitativo del corifeo oppure una strofe lirica cantata dal coro o da un attore, o realizzata da entrambi attraverso un duetto"[6].

Qui prevalgono il dimetro ionico e il dimetro coriambico.

Str a. O

 beato colui che  va d’accordo con se stesso

e conoscendo i misteri degli dèi

santifica la vita e

entra nel tiaso con l'anima, 75

baccheggiando nei monti

con sacre purificazioni,

e celebrando secondo il rito

il culto  della grande madre Cibele

alto scuotendo il tirso, 80

e incoronato di edera

venera Dioniso.

 

 

  

Andate Baccanti, andate Baccanti,

a ricondurre Dioniso

il dio Bromio figlio di dio 85

dai monti Frigi

 alle contrade dagli ampi

spazi dell'Ellade, il Bromio;

 

 

ant a. lui che

un giorno la madre nelle dolorose

 necessità del parto

mentre volava il fragore di Zeus 90

  generò espulso dal ventre

lasciando la vita per un colpo del fulmine;

ma subito lo accolse

nei talami puerperali Zeus Cronide, 95

e celatolo nella coscia

lo tiene stretto con fibbie d’oro

nascoltolo a Era. 98

 

 

-E lo diede alla luce, quando le Moire

lo ebbero compiuto, il dio dalle corna di toro, 100

e lo incoronò con corone

di serpenti, per cui le menadi

intrecciano ai ricci

la preda selvaggia.

 

 

vv. 105-119= 120-134: seconda strofe-seconda antistrofe.

 Il dimetro coriambico prevale ma si alterna con gliconei e dattili: “the last-named describe the rush of the dancers to the mountains (116-7); and in general the excited and swiftly changig rhythms seem to reflect, as Deichgräber observes, the Dionysiac unrest”[7],  questi  (i dattili) descrivono il movimento precipitoso dei danzatori verso il monte (116-7) e in generale i ritmi eccitati che cambiano rapodamente  sembrano riflettere, come osserva Deichgräber, l’agitazione dionisiaca

 

Str. b O Tebe nutrice di

Semele, incorònati di edera; 106

pullula, pullula di verdeggiante

smilace dal bel frutto

e baccheggia con i rami

di quercia o di abete, 110

e adorna l'indumento delle

nebridi screziate con ciocche di ricci

dal bianco pelo; e intorno ai tirsi violenti,

santìfìcati: presto tutta la terra danzerà.

 

 

Bromio è chiunque guidi i tiasi. 115

Verso il monte verso il monte, dove aspetta

la turba delle donne

lontana da telai, via  da spole

rese furiose dall’assillo di Dioniso. 119

 

ant b. O sede riposta dei Cureti

e sacrosanta dimora

di Creta dove nacque Zeus,

dove i Coribanti dal triplice cimiero

negli antri inventarono per me 125

 questo cerchio di pelle tesa;

e nell'orgia bacchica lo mescolarono

al soffio concorde dal dolce suono

dei flauti frigi, e lo misero in mano

della madre Rea, fragoroso accompagnamento alle grida delle menadi;

e Satiri frenetici 130

lo ottennero dalla dea madre,

e lo congiunsero alle danze

delle feste biennali,

delle quali gioisce Dioniso.

 

Epodo. vv-135-169.

 Dodds segnala la difficile definizione del metro, specie nella prima parte . “Poi i ritmi del gliconeo (154-156) avviano al galoppo finale senza respiro dei peoni (- + + + ) e dattili nei quali è descritta la corsa impetuosa delle menadi”[8].

 

 E’ cosa dolce nei monti, quando dai tiasi in corsa

si cade a terra, indossando 136

il sacro indumento della nebride, cacciando

il sangue del capro ucciso, gioia di mangiare la carne cruda, lanciandosi sui monti frigi, lidi, e il capo è Dioniso, 140

 evoè.

Scorre di latte il suolo, scorre di vino, scorre del nettare

delle api.

Bacco sollevando 145

la fiamma ardente

dalla torcia di pino

come fumo di incenso di Siria

si slancia con la corsa e

con danze eccitando le erranti

e con grida spingendole,

e scagliando nell'aria la molle chioma. 150

 

E insieme con urla di evoè grida così:

"O andate Baccanti,

 andate Baccanti,

con lo splendore dello Tmolo aurifluente,

cantate Dioniso 155

al suono dei timpani dal cupo tono,

celebrando con urla di evoè il dio dell'evoè

tra grida e strepiti frigi

quando il sacro flauto melodioso 160

freme sacre canzoni giocose, accordati

alle erranti verso il  monte, verso il monte: felice 165

allora, come puledra con la madre

al pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante

 

Il suono cupo di questi strumenti delle Baccanti:  i tuvmpana baruvbroma (v. 156) i tamburi dal suono cupo e i lwtoiv  i flauti (v. 160)  eccitava i sensi; non  aveva intervalli regolari come quello degli strumenti a corde che invece stimolava la riflessione. 

 

Il suono del tamburo è considerato centrale anche dal professore di greco Adolph Cusins, il fidanzato di Barbara, maggiore dell’esercito della salvezza nella commedia di Bernard Shaw Maggiore Barbara. Egli dice al futuro suocero, il padre di Barbara, ricchissimo fabbricante di armi: “You do not understand the Salvation Army. It is te army of joy, of love, of courage…It takes the poor professor of Greek, the most artificial and self-suppressed of human creatures, from his meal of roots, and lets loose the rhapsodist in him; reveals the true worship of Dionysos to him; sends him down the public street drumming dithyrambs[9], Tu non capisci l’Esercito della Salvezza. E’ l’esercito della gioia, dell’amore, del coraggio…Porta via il povero professore di Greco, la più artificiale e autorepressa delle creature dal suo pasto di radici, e libera il rapsodo che è in lui; rivela in lui il vero cultore di Dioniso; lo manda nella pubblica strada a tambureggiare ditirambi.   

 

 

 Lo sviluppo dell'arte ellenica è legato alla duplicità di questi due istinti artistici, alla loro tensione dialettica e alla loro sintesi nella tragedia. Nietzsche divide la cultura greca antica in  grandi periodi artistici determinati dalla lotta di questi due principi avversi:"dall'età del bronzo, con le sue titanomachie e la sua aspra filosofia popolare si sviluppò, sotto il dominio dell'istinto di bellezza apollineo, il mondo omerico", poi "questa magnificenza "ingenua" venne di nuovo inghiottita dal fiume irrompente del dionisiaco", quindi "di fronte a questa nuova potenza l'apollineo si elevò alla rigida maestà dell'arte dorica e della visione dorica del mondo".

  Infine abbiamo la tragedia attica "come la meta comune dei due istinti, il cui misterioso connubio si è glorificato, dopo una lunga lotta precedente, in una tale creatura che è insieme Antigone e Cassandra"[10].

 Le Baccanti hanno avuto interpretazioni contrastanti: secondo alcuni sono la palinodia dell'autore che torna alla religione dopo il razionalismo e per la stanchezza postfilosofica; secondo altri costituiscono un'ulteriore condanna della religione.

 La prima lettura si fonda in buona parte sui versi del primo  Stasimo (vv. 370-432). Sembra una scelta delle credenze popolari, contro il reo dolor che pensa, i sofismi e il pretenzioso sapere degli intellettuali  (386-402)

Vediamo la prima antistrofe

Ant. a Di bocche senza freno

di  follia senza misura

il termine è sventura;

mentre la vita

della tranquillità e il comprendere 390

rimangono al riparo dai flutti

e tengono unite le case: da lontano infatti i celesti,

pur abitando l’etere,

vedono comunque gli atti dei mortali.

Il sapere non è sapienza 395

né avere la pretesa di comprendere fatti non mortali.

Breve è la vita: per questo

uno che insegue grandi fantasie

non può conseguire quello che c’è. Questa 400

è la direzione, almeno  secondo me, di uomini

dissennati e sconsigliati.    

 

Bologna 29 novembre 2022 ore  10, 16

 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Dodds, Euripides the irrationalist in  The ancient concept of progress, p. 90.

[2] J. Ortega y Gasset, Idea del teatro, p. 86.

[3] Di Benedetto, Op. cit., p. 507.

[4] Di Marco, Op. cit., p. 176.

[5] G. Guidorizzi,  Euripide Baccanti, p. 18

[6] Di marco, Op. cit., p. 173.

[7] Dodds, Op. cit., p 73.

[8] Dodds, Op. cit., p 73.

[9] Major Barbara, Act II rappresentata la prima volta nel 1905.

[10] F. Nietzsche, La nascita della tragedia, p. 39.

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