NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 11 novembre 2022

Medea di Euripide vv. 1002-1080.

Medea di Euripide  Quinto episodio (vv. 1002-1250)

Prima parte 1002-1080

 

La decisione di ammazzare i due bambini suoi e di Giasone

 

Pedagogo

 

Padrona, questi bambini tuoi sono liberi dall'esilio,

e la sposa regale ha ricevuto volentieri i doni

nelle mani: da quella parte c'è pace per i tuoi figli.

Oh!

Perché resti turbata quando hai successo? 1005

(Perché hai girato indietro la tua guancia

 e  accogli  non lieta questo mio discorso?)

 

Medea

Ahimé

 

Pedagogo

Questo non è consono a quanto annunciato.

 

Medea

Ahimé davvero di nuovo.

 

Pedagogo Forse non so annunciare

la sorte e mi sbagliai nel credere di portare buone notizie?

 

Medea

Hai riferito quello che hai riferito: non biasimo te.

 

Pedagogo

Perché allora sei abbattuta nello sguardo e versi lacrime?

 

Medea

Ne ho grande necessità, vecchio: questo infatti gli dèi,

e io l'ho architettato pensando malamente. 1014

 

Pedagogo

Fatti coraggio: verrai quaggiù di nuovo, certo anche tu, per opera dei figli

 

Medea

Altri farò andare giù prima, io l’infelice.

 

Pedagogo

Non sei certo tu la sola che sia stata separata dai figli:

bisogna che chi è mortale sopporti le disgrazie con leggerezza.

 

Medea

Lo farò; ma tu vai dentro la casa

e ai figli prepara quanto è necessario giorno per giorno. 1020

O figli,  figli, voi avete dunque una città

e una casa, nella quale, dopo avere lasciato me infelice,

abiterete privati per sempre della madre;

io invece andrò in altra terra, esule appunto,

prima di avere gioito di voi e di avervi visti felici,

prima di adornare i talami e la moglie e i letti

nuziali e di levare in alto le fiaccole. 1027

O del tutto infelice per il mio orgoglio.

Invano vi nutrii o figli, invano mi affaticavo e consumavo nelle pene,

sopportando nel parto dolori atroci.

Davvero una volta io sventurata riponevo molte

speranze in voi, che mi avreste assistita nella vecchiaia

e che una volta morta avreste rivestita bene con le vostre mani,

fine invidiabile per i mortali; ma ora è perduto

il dolce pensiero. Infatti privata di voi

passerò una vita penosa e dolorosa per me. 1037

Ma voi la madre non la vedrete più con i vostri

occhi, passati lontano,  a un'altra forma di vita.

Ahi, ahi, perché mi fissate con quegli occhi, figlioli? 1040

Perché mi sorridete con l'ultimo di tutti i sorrisi?

Ahimé; che cosa farò? Il cuore infatti se n’è andato,

donne, come ho visto l'occhio splendente dei figli.

Non ce la farei. Addio propositi

di prima. Porterò via i figli da questa terra. Sono miei. 1045

Perché dovrei  procurarmi io stessa  mali due volte tanto

per affliggere il padre con i mali di questi?

No certo, non io : addio propositi!

ma che cosa mi succede? voglio espormi alla derisione

lasciando i miei nemici impuniti?

 Bisogna osare questo; che debolezza però la mia, 1050

anche solo l’ammettere nell'anima parole tenere!

Entrate, figli, in casa. Quello cui non

è lecito assistere ai miei sacrifici,

ci pensi lui : la mano io non me la taglierò.

Ah, ah.

No, davvero, cuore, tu non fare questo:

lasciali, sventurata, risparmia i figli;

vivendo là con noi ti allieteranno.

Per gli inferi dell'Ade vendicatori,

non accadrà mai questo che io lasci

i figli miei ai nemici perché li maltrattino.

Comunque è necessario che muoiano: e siccome deve accadere

noi li uccideremo, noi che li abbiamo generati.

Comunque questa è cosa fatta e non ci sarà scampo.

E già la corona è sul capo e avvolta nel peplo

la sposa regale muore, lo so bene io.

Però in effetti ora mi avvio su una strada sciaguratissima

e questi li spedirò su una via ancora più sciagurata.

Voglio salutare i figli: date, o figli,

date alla madre la mano destra perché la baci. 1070

O carissima mano, e bocca carissima a me

e figura e volto nobile dei figli,

siate tutti e due felici, ma laggiù; le cose di qua

il padre le ha tolte: o dolce abbraccio,

o morbida pelle e dolcissimo respiro dei figli. 1075

Andate, andate: non sono più capace

di guardar+vi+ ma sono vinta dalle sventure.

E capisco quale abominio sto per osare,

ma più forte dei miei proponimenti è la passione

 che è causa dei mali più grandi per i mortali. 1080

 

Bologna 11 novembre 2022- ore 19, 05

giovanni ghiselli

p. s

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