Medea di Euripide Quinto episodio (vv. 1002-1250)
Prima parte 1002-1080
La decisione di ammazzare i due bambini suoi e di Giasone
Pedagogo
Padrona, questi bambini tuoi sono liberi dall'esilio,
e la sposa regale ha ricevuto volentieri i doni
nelle mani: da quella parte c'è pace per i tuoi figli.
Oh!
Perché resti turbata quando hai successo? 1005
(Perché hai girato indietro la tua guancia
e accogli non lieta questo mio discorso?)
Medea
Ahimé
Pedagogo
Questo non è consono a quanto annunciato.
Medea
Ahimé davvero di nuovo.
Pedagogo Forse non so annunciare
la sorte e mi sbagliai nel credere di portare buone notizie?
Medea
Hai riferito quello che hai riferito: non biasimo te.
Pedagogo
Perché allora sei abbattuta nello sguardo e versi lacrime?
Medea
Ne ho grande necessità, vecchio: questo infatti gli dèi,
e io l'ho architettato pensando malamente. 1014
Pedagogo
Fatti coraggio: verrai quaggiù di nuovo, certo anche tu, per opera dei figli
Medea
Altri farò andare giù prima, io l’infelice.
Pedagogo
Non sei certo tu la sola che sia stata separata dai figli:
bisogna che chi è mortale sopporti le disgrazie con leggerezza.
Medea
Lo farò; ma tu vai dentro la casa
e ai figli prepara quanto è necessario giorno per giorno. 1020
O figli, figli, voi avete dunque una città
e una casa, nella quale, dopo avere lasciato me infelice,
abiterete privati per sempre della madre;
io invece andrò in altra terra, esule appunto,
prima di avere gioito di voi e di avervi visti felici,
prima di adornare i talami e la moglie e i letti
nuziali e di levare in alto le fiaccole. 1027
O del tutto infelice per il mio orgoglio.
Invano vi nutrii o figli, invano mi affaticavo e consumavo nelle pene,
sopportando nel parto dolori atroci.
Davvero una volta io sventurata riponevo molte
speranze in voi, che mi avreste assistita nella vecchiaia
e che una volta morta avreste rivestita bene con le vostre mani,
fine invidiabile per i mortali; ma ora è perduto
il dolce pensiero. Infatti privata di voi
passerò una vita penosa e dolorosa per me. 1037
Ma voi la madre non la vedrete più con i vostri
occhi, passati lontano, a un'altra forma di vita.
Ahi, ahi, perché mi fissate con quegli occhi, figlioli? 1040
Perché mi sorridete con l'ultimo di tutti i sorrisi?
Ahimé; che cosa farò? Il cuore infatti se n’è andato,
donne, come ho visto l'occhio splendente dei figli.
Non ce la farei. Addio propositi
di prima. Porterò via i figli da questa terra. Sono miei. 1045
Perché dovrei procurarmi io stessa mali due volte tanto
per affliggere il padre con i mali di questi?
No certo, non io : addio propositi!
ma che cosa mi succede? voglio espormi alla derisione
lasciando i miei nemici impuniti?
Bisogna osare questo; che debolezza però la mia, 1050
anche solo l’ammettere nell'anima parole tenere!
Entrate, figli, in casa. Quello cui non
è lecito assistere ai miei sacrifici,
ci pensi lui : la mano io non me la taglierò.
Ah, ah.
No, davvero, cuore, tu non fare questo:
lasciali, sventurata, risparmia i figli;
vivendo là con noi ti allieteranno.
Per gli inferi dell'Ade vendicatori,
non accadrà mai questo che io lasci
i figli miei ai nemici perché li maltrattino.
Comunque è necessario che muoiano: e siccome deve accadere
noi li uccideremo, noi che li abbiamo generati.
Comunque questa è cosa fatta e non ci sarà scampo.
E già la corona è sul capo e avvolta nel peplo
la sposa regale muore, lo so bene io.
Però in effetti ora mi avvio su una strada sciaguratissima
e questi li spedirò su una via ancora più sciagurata.
Voglio salutare i figli: date, o figli,
date alla madre la mano destra perché la baci. 1070
O carissima mano, e bocca carissima a me
e figura e volto nobile dei figli,
siate tutti e due felici, ma laggiù; le cose di qua
il padre le ha tolte: o dolce abbraccio,
o morbida pelle e dolcissimo respiro dei figli. 1075
Andate, andate: non sono più capace
di guardar+vi+ ma sono vinta dalle sventure.
E capisco quale abominio sto per osare,
ma più forte dei miei proponimenti è la passione
che è causa dei mali più grandi per i mortali. 1080
Bologna 11 novembre 2022- ore 19, 05
giovanni ghiselli
p. s
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