giovedì 22 agosto 2024

Alessandro Appendice Pietro Citati-Francesco Sisti Alessandro Magno, Rizzoli, Milano 1985.

 

I suoi modelli furono Dioniso, Ercole, Achille, Ciro il Vecchio.

Fu iniziato dalla madre ai riti bacchici e andò fino alla morte ai banchetti rituali. Da Dioniso  prese l’estrema mobilità, da Ciro l’ambizione di un impero universale conservando la stessa liberalità verso le culture dei popoli dominati e trattati tutti nello stesso modo. Nutriva in sé tali modelli

Nella primavera del 334 Al attraversò i Dardanelli e balzò a terra tripudiante di gioia. Incoronò la tomba di Achille mentre Efestione, il suo Patroclo onorava la tomba di Patroclo appunto.

Alessandro faceva spesso sacrifici e cercava di vedere i segni della volontà divina. Ercole e Omero lo guidavano in sogno

Sconfisse l’ultimo Achemenide Dario III senza avere accettato tregue né accordi con lui

Il capo degli indovini era Aristandro.

A Pasagarde onorò la tomba di Ciro il Grande.

Si persianizzò ma non del tutto.

A banchetto non impiegava cortine di lino fine e di porpora viola come Assuero (Serse) nel banchetto di Susa che apre il libro di Ester. Pretendeva però la proskuvnhsi" il prostrarsi  di ospiti e amici

Per quanto riguarda l’India abbiamo i frammenti di Ctesia di Cnido  che dal 405 fu medico alla corte persiana e dopo Cunassa curò  Artaserse dalla ferita  ricevuta dal fratello, Ciro il Giovane. Ctesia scrisse Persikav, una storia persiana di cui abbiamo un breve sunto del patriarca bizantino Fozio (IX secolo ) Era una storia romanzata

i suoi perduti Persikav erano ispirati , secondo Fozio, da ostilità contro Erodoto, che egli accusava di essere un mentitore e un narratore di favole (logopoiov~)

Scrisse anche una storia indiana  jIndikav.

Poi il libro XV di Stradone con l’estremo oriente di allora (I sec. a. C.) Geografia in 17 libri che ci sono arrivati. Risente di Posidonio che frequentò a Roma.

Poi l’India di Arriano

Olimpiade un giorno fu vista addormentata vicino a un serpente (dravkwn) Da allora Filippo non andava frequentemente a letto con lei La madre di Alessandro  seguiva riti orfici e dionisiaci dove si compivano azioni simili a quelle delle Qrh'ssai Tracie che abitano presso il monte Emo il quale “divide a metà la Tracia” (Strabone, Vii, 5, 1) . Di qui deriva il verbo qrhskeuvein, per  indicare riti smodati e superstiziosi

 

O venuti dall'Haemo e dal Carmelo,
ecco, la terra sfuma e si profonda

dentro la notte fulgida del cielo. (Alexandros, Pascoli)

 

Il Carmelo è nella Galilea.

 

 

Lo storiografo ufficiale era Callistene di Olinto, nipote di Aristotele. Tendeva alla mitizzazione dell’eroe e a dare un colorito romanzesco e influenzò gli storiografi successivi. Venne ucciso nel 327 per il suo vero o presunto coinvolgimento nella congiura dei paggi.

Anassimene di Lampsaco (fine IV sec.) scrisse la Storia di Alessandro.

 

Tolemeo di Lago , guardia del corpo di Alessandro, poteva attingere a documenti ufficiali. Compose la storia di Al quando era re d’Egitto (305-283) probabilmente per contrapporsi alle tradizioni leggendarie e alle divagazioni romanzesche. Arriano lo cita come fonte principale.

 

Aristobulo di Cassandrea seguì Alessandro in Asia come architetto. Anche questo autore, viene ricordato da Arriano tra i credibili, con Tolomeo.

Arriano fu un discepolo di Epitteto e sotto Adriano ricoprì cariche importanti nella pubblica amministrazione

 

 

 

Pura costruzione fantastica è il romanzo di Alessandro falsamente attribuito a Callistene, un’opera che ebbe comunque larga diffusione e fu tradotta in diverse lingue. Questa parte si può saltare

Il Romanzo di Alessandro è costituito da una raccolta di racconti leggendari sulla vita di Alessandro Magno, una silloge costituitasi ad Alessandria d'Egitto a partire dal secolo successivo alla sua morte. Il testo è un apocrifo falsamente attribuito a Callistene (l'autore è a volte citato come "pseudo Callistene") ed ebbe grande diffusione per tutta l'antichità ed il Medioevo, con numerose versioni e revisioni.

La prima versione, in greco antico, risale al III secolo; in epoca tardoantica venne tradotto in latino e in siriaco e da qui tradotto in moltissime lingue, compreso l'arabo, il persiano e le lingue slave, e costituisce forse la fonte della citazione di Alessandro nel Corano, identificato in Dhū l-Qarnayn (Quello delle due corna).

Nei vari adattamenti ci furono anche dei cambi importanti, ad esempio in quelli musulmani che sostituirono il personaggio Andreas con un personaggio arabo di nome al-Khidr. Ancora, nel romanzo si accenna alla fonte della giovinezza: Alessandro il Grande attraversa, insieme con il soldato Andreas, la "terra dell'oscurità" situata idealmente nelle foreste dell'Abcasia, per cercare la fonte dell'eterna giovinezza. Alessandro il Grande si perde nella foresta, mentre Andreas trova la fonte e diviene immortale.

La tradizione medievale

Per Roman d'Alexandre si è soliti intendere un grande numero di versioni e rimaneggiamenti diversi tra loro, che risalgono ai primi secoli dopo l'anno Mille. Il primo frammento a noi pervenuto è l'Alexandre di Alberico di Pisançon, scritto intorno al 1130 e costituito da 105 ottosillabi, che narra della prima parte della vita dell'eroe.

Successivamente fu ripreso da un certo Lamprecht, nel suo Alexanderlied, in un rimaneggiamento in alto tedesco medio che arriva fino alla battaglia del Granico e ai preparativi di rivincita di Dario.

In seguito, verso il 1160, un chierico pittavino adattò l'opera di Alberic in lasse di decasillabi: ci restano di quest'opera 800 versi sull'infanzia dell'eroe.

Intorno al 1170 comparvero ancora tre opere, probabilmente endecasillabe e non pervenuteci in versioni originali, sulla vita di Alessandro: il Fuerre de Gadres di un certo Eustache, di tonalità fortemente epica; l'Alexandre en Orient, di Lambert le Tort de Châteaudun, che prolunga la storia al di là della lotta con Dario, fino alla spedizione in India contro re Poro, e la Mort Alexandre, che narra gli ultimi giorni del re, avvelenato con viltà dai suoi traditori.

Fu il normanno Alexandre de Bernay, detto anche Alexandre de Paris, a dare unità a tutti gli episodi mescolati nei vari frammenti, con il romanzo in dodecasillabi Roman d'Alexandre, risalente al 1180-1190 circa e suddiviso per convenzione in quattro parti o branches, ciascuna relativa ad una fase della vita di Alessandro

I Diari

Plutarco scrive che Alessandro spesso per diletto cacciava volpi e uccelli pollavki"  de; paizwn kai; ajlwvpeka" ejqhvreue kai; o[rniqa", come è possibile ricavare dai suoi diari wJ" e[sti labei'n ejk tw'n ejfhmerivdwn (Vita, 23, 4). La redazione era affidata a segretari diretti da Eumene di Cardia, il capo della cancelleria reale.

Arriano scrive: kai; aij basivleioi ejfhmerivde" w|de e[cousin: Alessandro festeggiando beveva presso Medio amante di Iolla figlio di Antipatro, poi, alzatosi e lavatosi, dormiva, poi cenava da Medio e beveva di nuovo povrrw tw'n nuktw'n, fino a notte inoltrata. Smesso di bere, si lavò. E lavatosi, mangiò un poco e dormiva lì o{ti h[dh ejpuvressen, poiché aveva già la febbre (purevssw) (Anabasi di Alessandro, VII, 25, 1)

Arriano ne racconta la morte come è registrata ejn tai'" ejfhmerivsi tai'" basileivoi"  (VII, 26, 1) nei diari reali, poi dice che conosce alre versioni: che gli fu inviato un veleno (farvmakon ti) para;  j jAntipavtrou da Antipatro  e che a prepararlo per Antipatro fu Aristotele che per via di Callistene temeva Alessandro. Il veleno lo avrebbe riportato Cassandro, figlio di Antipatro. L’avrebbe portato nello zoccolo di un mulo (hJmioovnou oJplh'/ ejkovmise). Il veleno lo servì Iolla, fratello minore di Cassandro: ei\nai ga;r oijnocovon basilikovn to;n jIovllan. Secondo altri anche Medio che era amante di Iolla (ejrasth;n o[nta tou'  jIolla) prese parte all’azione

Iperide, prima del 422 quando Antipatro sconfisse gli ateniesi a Crannone, propose di onorare Iolla poiché aveva eliminato alessandro (Ps. Plutarco Vitae X oratorum 849f).  

Solo Giustino presenta questa versione come un dato oggettivo. Scrive che Antipatro era odiato dal re. Inoltre suo genero era stato ucciso da Alessandro per la congiura di Filota. Per  giunta veniva attaccato da Olimpiade. Era stato convocato dalla Macedonia e temeva di essere punito. Sicchè istigò il figlio Cassandro che portò il veleno potentissimo in un’unghia di cavallo poiché non poteva essere contenuto dal bronzo né dal ferro né dalla terracotta. (XII, 14)

Cassandro prese il titolo di re di Macedonia nel 305

Plutarco afferma che fu Olimpiade a divulgare la voce diffamante della congiura e che fece disperdere le ceneri di Iolla (Vita, 77). Il re Antigono Monoftalmo contribuì a questa diffamazione       

Pesaro 22 agosto 2024 ore 11, 47 giovanni ghiselli.

p. s.

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