domenica 11 agosto 2024

Viaggio in Grecia aprile 1981 -Omaggio a Sofocle, il maestro più caro.


 

Lunedì 12 aprile mi trovo nella corriera che ci porta a Delfi, l’ombelico della terra. Occupo il sedile panoramico di fianco alla porta d’ingresso.

Vedo bene la strada, il paesaggio e la vista ne gode, mentre l’orecchio è disturbato e pure incuriosito dal chiacchierare di alcune persone profane.

“Non è che mi sono solo annoiata io. Sono proprio stufa. Perché lei si sta divertendo?

Scherzagna?  Tante ore in corriera senza mangiare per andare a vedere quelle rovine”

“Sì, sono solo delle pietre in pessimo stato. Io ammiro i grattacieli, gli edifici maestosi, efficienti della grande mela.  E i supermercati. Per l’amor di Dio questa roba!”

Procul o procul este, profani” ricordo[1]

Del resto penso ascoltare anche gente siffatta non è inutile. Si impara come si può diventare se non si leggono gli autori buoni non si vedono i film migliori, non si va all’opera mentre ci si lascia influenzare dalle menzogne della pubblicità e delle propagande. Così si diventa ripetitori di falsità astute, di irrealtà e transiti di cibo tra due sfinteri.

Per fortuna tra i genitori dei ragazzi di un liceo classico costoro sono una minoranza.

Il Papa polacco afferma che il tempo della contestazione è finito, eppure dovrebbe essere il vicario di Cristo che è stato ammazzato quale delinquente politico. L’onesto Gesù, come il decollato, l’onesto Giovanni, il mio demone buono.

Tu dunque giovanni peccatore, guardati dalle mannaie preparate per te.

Non contestare l’attuale culto del denaro significa essere materialisti idolatri

Attraversiamo Tebe, la polis di Edipo, la città nemica di Atene rappresentata da Sofocle come anticittà. Nido di u{bri~. Questa  peccaminosità se  se diventa una moda, un’abitudine diffusa,  capovolge l’ordine sacro del mondo sottomettendo lo spirito e la bellezza alla  materia brutta, l’uomo alle cose. Acta retro cuncta, tutto va a rovescio, denuncia la tragedia Oedipus di Seneca.

Al punto che un genocidio culturale e perfino razziale viene spacciato come opera di bene. Sofocle  aveva capito che si deve reagire a questo tramonto dello spirito e della cultura venticinque secoli fa.

Il coro dell’ Edipo re del poeta di Colono, nel secondo stasimo depreca lo scetticismo religioso:

"Non andrò più all'intangibile/ ombelico della terra a pregare,/ né al tempio di Abae,/ né a Olimpia, /se queste parole indicate a dito/ non andranno bene a tutti i mortali" (vv.897-902 (…)

“Se infatti tali azioni sono onorate eij ga;r aij toiaivde prevxei" tivmiai,/ perché devo eseguire la danza sacra? tiv dei' me coreuvein; "(vv.895-896). Se gli oracoli rimangono deserti e desolati, se Apollo è negletto, tutto il divino tramonta e vanno in malora gli dèi ( e[rrei de; ta; qei'a v.910).

 In questo caso la stessa rappresentazione tragica, che fa parte della liturgia religiosa, perde ogni significato e diviene assurda.

Pesaro 11 agosto 2024 giovanni ghiselli ore 11, 16.

Fa ancora caldo ma la luce non è più quella estiva. Dobbiamo prepararci all’inverno e cercare di redimere il nostro scontento del buio con il brillare della luce interna. Farò del mio meglio. Il bello dell’inverno è che cala il rumore, quasi sparisce quello assordante delle motociclette che qui a Pesaro non hanno limiti.

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[1] Parole della Sibilla cumana in EneideVI, 258

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