mercoledì 28 agosto 2024

Il viaggio in Baviera. Lo Starnbergersee. Il cammino della pietà. La croce

Il viaggio in Baviera Pasqua 1981- Da sistemare nel montaggio.

 

Il viaggio in Baviera. Lo Starnbergersee. Il cigno sul lago. Ricordi

di Ludwig II. Il cammino della pietà. La croce.

 

Il 17 aprile  1981 partimmo per la Baviera, verso i castelli teatrali 1

di Ludwig secondo.

Alle sette di sera arrivammo sullo

Starnbergersee, il lago della morte del re.

Mancava mezz'ora al

tramonto. Il cielo era tutto sereno e pulito, l'aria freddissima.

Prendemmo una stanza in un buon albergo, sulla costa orientale,

distante pochi chilometri dalla croce metallica piantata accanto

alla riva, tra le canne palustri, a segnare il punto dove il sovrano

popolare e demente annegò in 70 centimetri d'acqua. Dopo avere

portato i bagagli nella camera che aveva una grande finestra sul

lago, uscimmo, e ci fermammo su un imbarcadero di legno a

osservare l'arrossarsi dell'orizzonte.

Non c'erano barche. Il sole era

prossimo alle alture della riva ulteriore. Un venticello ghiaccio, di

primavera abortita, increspava l'acqua e le penne di un cigno che

rabbrividiva davanti alla sponda deserta.

Ifigenia disse:"Quell'uccello è lo spirito del nostro amico

affogato nella palude dell'odio. Vero gianni? Qui fa tanto freddo".

Avevamo visto il film di Visconti sul lunatico re di Baviera.

Visconti, nobile, ricco e comunista era il regista da me preferito.

Allora era vivo. Oggi è un uno dei cammelli capaci di passare per la cruna di un ago, come don Lorenzo Milani che poco prima  di morire disse: “In questa stanza c’è un cammello che passa dalla cruna di un ago[1] bis

Eravamo partiti nella tarda mattinata con un caldo quasi estivo,

credendo di trovare la buona stagione anche sullo Starnbergersee,

e i Bavaresi in vacanza lacustre, in costume da bagno. Invece l'aria

scorticava la faccia. Tuttavia volli aspettare il momento

 

 

dell'annidarsi del dio per rivolgergli una muta preghiera: "Fai che

questo nostro difficile amore possa durare ancora; fammi scrivere

qualche cosa di bello, di grande, di buono. Non lasciarmi morire a

quarant'anni sdentato, ingrassato, sconciato come il monarca

desideroso  di arte". Mi vennero in mente alcune frasi

 

del re amatus nobis:"Il regalo più grande che un re possa fare al suo

popolo è arricchirgli lo spirito "2

.

 

 

 

"Anche io vorrei potenziare l'anima degli studenti e dei miei futuri

lettori", pensai.

"Un uomo non vuole essere ridotto al livello di un animale; non

sarà mai appagato dal materialismo ". Non era matto Ludwig, era un

antisistema, un a[topo~  un fuori luogo, come Socrate.

Guardavo la mia compagna di viaggio. Voleva fare l'attrice. Avrebbe condiviso la

sorte dell'istriona che aveva osato dire al suo

sovrano:"Fare l'amore per noi attori è molto semplice: basta un

gesto ?". Allora non potevo saperlo. Speravo di no, anzi, credevo

che la mia giovane donna qualche cosa valesse. Andammo a cena.

Mangiammo bene, e con gusto, siccome digiuni dalla mattina. Poi

tornammo sulla riva del lago per vedere la croce del sire annegato

il 13 giugno del 1886.  

Ci incamminammo per una via sghemba che costeggia la riva

orientale. Avevamo stabilito di fare una camminata pia fino al

luogo della

morte

per acqua del nostro "re pescatore"4

 .

Percorremmo circa un chilometro di strada asfaltata, poi questa

gira a sinistra salendo su un colle boscoso e allontanandosi dalla

sponda che noi invece volevamo seguire, attirato dai Mani del

povero sire. Il cammino della pietà

5

era sbarrato da una rete

metallica alta e sottile, non facile a scavalcarsi. Procedevamo

lungo l'ostacolo cercandovi un buco per passare di là. Finalmente

lo trovammo. Come in Grecia, sull'autostrada, quattro mesi più

tardi, quando la tragedia oramai si era conclusa,  13 giugno anche la nostra,  nelle acque

contaminate della babilonica spiaggia dove il duce fanfarone nuotava ridicolmente.

Oltre la barriera forata c'è un bosco fitto, segnato soltanto da un

esiguo sentiero 6

 .

Gli alberi erano ancora privi di fronde: la luna, passando tra i rami

deformi, faceva cadere a terra una luce incerta che chiazzava di

bianco le foglie cadute là sotto, morte e marcite perché dalla


 

 

 

putrefazione risorgesse la vita. L'insieme era

inquietante.

Ifigenia aveva paura.  Sentivo che le tremava la mano.

Camminammo in silenzio per dieci minuti, mentre il sentiero squallido 6 bis non

accennava a calare sul lago; anzi ci stava portando in direzione

della Votivkapelle.

"Cappella perigliosa"

7

secondo la mia compagna. A un tratto

disse:"Torniamo indietro: qui potrebbero ammazzarci".

"Ma no-ribattei-, chi vuoi che ci faccia del male? Siamo giovani e

in buona salute. Poi non c'è proprio nessuno, a parte Ludwig che ci

ama, come noi amiamo lui. Ci protegge da ogni pericolo. Dai,

arriviamo alla croce del nostro amico! Oramai sarà vicinissima.

Siamo venuti su questa riva desolata per rendergli onore!"

"Ma possiamo tornarci domani mattina con il sole", piagnucolò

l'impaurita ragazza.

"No-risposi-, prima, mangiando, abbiamo deciso che bisognava

venirci di notte, per smaltire il cibo, e per espiare i nostri peccati.

Dobbiamo arrivare laggiù: se no è tradimento. Se tu hai cambiato

idea, torna indietro da sola".

Ifigenia riprese a seguirmi tacendo. Dopo qualche minuto il

sentiero cominciò a scendere; poi finalmente, dal bosco nebbioso

di nera paura 8

 , sbucò  nella riva, terminando sul grande catino dove

dilagava bianchissima la luce lunare. Tirammo un sospiro di

sollievo. Giungemmo davanti alla croce, a pochi metri da lei.

Brillava nel chiarore del cielo e dell'acqua che lo rifletteva.

L'apprensione si dissipò. "Affogare è una bella morte: non si resta

sfigurati !"

Pregammo lo spirito inquieto del caro sovrano, per l'amore e per

l'arte. Anche lì c'era un cigno. La sua piccola testa, muovendosi

verticalmente, adagio, sembrava annuire alle nostre richieste.

Tornammo

in

albergo. Cominciò ad annuvolarsi. Facemmo

l'amore con qualche difficoltà. Prima di dormire, mi alzai per

osservare l'aria buia e  l'acqua nera, sempre più increspata dal

vento. Il cigno dell'imbarcadero non c'era.

Probabilmente

nell'oscurità della notte lacustre rimaneva soltanto quell'unico uccello


 

 

 

araldicamente posato vicino alla croce per non lasciare solo il suo

re nel tetro

mondo abbandonato dalla vergine luna e da tutte le

stelle.

 

 

Note

[1] Cfr. Thomas Mann, Doctor Faustus, trad. it. Mondadori, Milano, 1980, p. 278.

 

1 bis Michele Gesualdi Don Lorenzo Milani , l’esilio di Barbiana,  EDIZIONI SAN PAOLO 2023

 

2

Le frasi in corsivo sono citate, a memoria, dal film di Visconti "Ludwig II".

 


4

Personaggio della leggenda del Graal.

 

5

Cfr. Euripide, Andromaca, vv. 1125-1126, sul cammino della pietà Neottolemo viene lapidato

dalla pretaglia delfica quando si reca al santuario per consultare l'oracolo.

 

6

Cfr. Dante, Inferno, XIII, 3.

 

6 bis

Cfr. Odissea, XXIV, 10  dove Ermes conduce giù per squallidi sentieri

(kat jeujrwventa kevleuqa) le ombre dei proci vinti da Ulisse.

 

 

 

7

Luogo della leggenda del Graal.

 

8

Cfr. Virgilio, Georgiche, IV, 468:"et caligantem nigra formidine lucum". E' il

bosco dove si addentra Orfeo, in cerca della sposa Euridice.

 

 

Pesaro 27 agosto 2024 ore 18, 56  giovanni ghiselli

p. s.

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