venerdì 16 agosto 2024

Sofocle, Euripide: rapporti parentali, amore, amicizia come problemi. Edipo re, Antigone, Alcesti.


 

Gianni: cari poeti, vi chiedo di aiutarmi a preparare una risposta: gli studenti mi hanno chiesto di chiarire come si presenta  nei vostri drammi la differenza tra i rapporti affettivi e i legami di sangue.  Chi vuole rispondermi per primo?

 

Sofocle: comincia tu Euripide con la tua Alcesti.

 

Euripide, No, no, inizia tu che sei nato prima e hai vinto più premi di me. “Io so i dover miei,  non fo inciviltà”.

 

Gianni: vedo che segui il melodramma moderno

 

Euripide: certo, quelli ottimi  rinnovano l’opera d’arte totale del dramma antico con la compresenza di parole, musica e scenografia. Ma ora lascio la parola al mio venerabile collega.

 

Sofocle grazie Euripide.

Dunque: nell’Edipo re ho drammatizzato un guazzabuglio copleto  tra i legami di sangue e i rapporti affettivi. Tale è l’incesto che confonde le generazioni: Edipo è figlio e marito di sua madre, padre e fratello dei suoi figli, nipote e cognato di Creonte.

 Anche la Sfinge è nata da un incesto: è un mostro ibrido prodotto dall’unione tra la vipera Echidna e suo figlio, il cane Orto[1].    

Questa mia tragedia smonta l’intelligenza che il figlio di Laio e Giocasta si attribuisce  quando si vanta di avere risolto con la sua gnwvmh l’enigma della cantatrice dura che già nella sua nascita presenta un nesso  con il mito di Edipo.

 Ricordate il verso 398 che ho citato poco fa. Sofocle  ha voluto dire che la ragione non arriva dappertutto.

Edipo indaga freneticamente per scoprire chi ha ammazzato Laio, cerca indizi, vuole misurarli e commisurarli finché viene a sapere dal servo di Laio e dal pastore di Corinto che l’hanno salvato da infante di essere lui l’assassino parricida e incestuoso.  

Nella parodo della tragedia il coro di 15 vecchi tebani dà voce a quello che penso cantando: “ Ahimé, innumerevoli infatti sopporto/le pene e mi sta male tutto/lo stuolo, e non c'è arma della mente/ con cui uno si difenderà; infatti non crescono i frutti/ della terra famosa, né con i figli/si alzano le donne/dai travagli che fanno gridare” (vv. 168-174)

Peste e sterilità hanno colpito  la terra avvelenata dal mivasma costituito da Edipo succeduto Laio dopo averlo ammazzato senza sapere che era suo padre e re di Tebe  

L’inquinamento è morale, è sempre prima di tutto morale”.

 

Gianni: “mi dici anche qual è il significato dell’Antigone?”

 

Sofocle: “Certo, in questa tragedia scritta diversi anni prima dell’Edipo re drammatizzo il contrasto tra Creonte il nuovo re che ha cacciato Edipo ed è un fanatico della disciplina, la peiqarciva, un nemico dell’anarchia che potrebbe dilagare se Antigone rimanesse impunita dopo avere trasgredito l’ordine di non dare sepoltura al proprio fratello  Polinice che ha preso le armi contro la sua stessa città.

Ti ricordo le parole di Creonte:

Non c'è male più grande dell'anarchia./Essa manda in rovina le città, questa ribalta/le famiglie, questa nella battaglia spezza/  le schiere dell'esercito in fuga; invece le molte vite/di quelli che vincono, le salva la disciplina" (v. 672-675).

 

Antigone invece, la sorella di Eteocle che ha difeso Tebe, e pure di Polinice che l’ha attaccata con l’esercito argivo, sente amore per entrambi i fratelli, e si oppone al decreto disumano di Creonte, il fratello di sua madre.

Antigone è una una vergine vestale della sorellanza.

Nei primi versi chiede aiuto alla sorella Ismene invocandola con queste parole. “O capo davvero fraterno di Ismene, sangue mio" (v- 1). Ismene però non ha il coraggio di Antigone e non se la sente di sfidare il potere suscitando lo sdegno dell’audace, irriducibile sorella.

Quando Creonte le domanda: “E tu non ti vergogni se la pensi in maniera diversa da questi?"

Antigone gli risponde:"No perché non è per niente vergognoso onorare quelli nati dalle stesse viscere" (vv- 510-511)

 

Gianni: mi piace molto il fatto che tu presenti la carne viva dei tuoi drammi citando i versi e documentando ogni tua nota esplicativa con le parole del testo. Mi suggerisci un metodo. Sono testi molto belli oltretutto.

I rapporti di sangue dunque sono fortemente sentiti dai tuoi personaggi e sono complicati: variamente amati, sofferti, odiati .

Non dai niente per scontato: tutto è problematico e lo spettatore deve pensare.

Ora dimmi tu Euripide come hai trattato questo tema: sono più forti le relazioni amorose oppure quelle parentali? Ricordo bene l’Alcesti. Rivediamola insieme.

 

Euripide:  Certo. Alcesti è l’ottima moglie , "gunhv t j ajrivsth tw'n ujf j hJlivw/ makrw'/" (v. 151), di gran lunga la più nobile tra le donne che vivono sotto il sole, e dà la propria giovane vita per salvare quella di suo marito Admeto cui Apollo aveva consentito di farsi sostituire da un’altra persona quale preda di Qavnato~

La moglie migliore di tutte però non porta il Coro a consigliare le nozze: “:"ou[pote fhvsw gavmon eujfravnein-plevon hj; lupei'n, toi'" te pavroiqen-tevkmairovmeno" kai; tavsde tuvca"-leuvsswn basilevw", oJvsti" ajrivsth"-ajplakw;n ajlovcou th'sd&, ajbivwton-to;n e[peita crovnon bioteuvsei", vv. 238-242, non dirò mai che le nozze portino più gioia che dolore, argomentandolo dai fatti passati e vedendo questa sorte del re, il quale, persa l'ottima sposa, vivrà in futura una vita non vita. 

Admeto prima di chiedere il sacrificio della vita alla sposa lo fa con i genitori che si rifiutano di sostituirlo nella morte. Il figlio allora li aggredisce e li insulta e la stessa Alcesti li biasima rivendicando a se stessa tutto il merito e la gloria del bel gesto.

Dice che il padre e la madre ("oJ fuvsa" chJ tekou'sa",v. 290) chi ha generato e quella che ha partorito, hanno perso l'occasione di salvare nobilmente il figlio e morire con gloria ("kalw'" de; sw'sai pai'da keujklew'" qanei'n", v. 292).

Dunque nella donna c’è amore per lo sposo e un altro  amore, forse ancora più fortem per la gloria.

Lo metterà in evidenza    Diotima di Mantinea una donna sapiente nelle cose d'amore e in molte altre, che spiega a Socrate cos’è l’amore nel Simposio di Platone

Come vedi anche i miei testi presentano eventi della vita umana in maniera problematica.

Il rapporto umano meno insicuro è quello tra gli amici: esemplare è l’amicizia tra Oreste e Pilade: nell’Ifigenia in Tauride ciascuno dei due offre la propria vita per salvare l’altro.

Alla fine si salveranno entrambi aiutati dalla dea Atena ex machina e pure Alcesti verrà sottratta a Qavnato~ privata della sua preda dalla possa di Eracle, ospitato da Admeto.

 

Gianni . puoi citare alcuni tuoi versi sull’amicizia? E’ un valore forte anche per me: un rapporto umano che funziona quasi sempre meglio e più dell’amore.

 

Euripide. Sì. come no? Volentieri. L’amicizia è tenuta in maggior conto della parentela dal figlio di Agamennone che nella tragedia Oreste[2] dice riferendosi a Pilade:"acquistate amici, non solo parenti:/poiché chiunque collimi nel carattere, pur essendo un estraneo,/è un amico più caro ad aversi di mille consanguinei (murivwn kreivsswn oJmaivmwn ajndri; kekth`sqai fivlo~)"(vv. 804-806)

 

Pesaro 16 agosto 2024 ore 10, 46 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Esiodo, Teogonia, 309 ss.

[2] Del 408 a. C.

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