mercoledì 7 agosto 2024

Olimpia. Le metope del tempio, L’Ermes di Prassitele e lo stadio delle corse.


 

Passo alle metope con le fatiche di Eracle.

Insegnano che nella vita nulla si ottiene senza grande fatica. Anche imprese più piccole di quelle sostenute dal figlio di Alcmena richiedono impegno, disciplina, sudore.

Non solo affrontare e debellare i mostri ma anche studiare, imparare e scrivere.

 

Prima di iniziare la sua impresa, Alessandro Magno celebrò giochi e sacrifici, e fu annunciato che la statua di Orfeo nella Pieride ijdrw`sai xunecw`~ (1, 11, 2), sudava continuamente; allora l’indovino Aristandro spirgò che cantare le gesta del re macedone sarebbe costata polu;~ povno~ grande fatica ai poeti. 

Alessandro  è l’eroe dei successi costati sudore e fatica perfino a chi li celebrava.

Nella primavera del 334 il giovane eroe mosse verso l’Ellesponto.

 

Ma torniamo al Museo di Olimpia. Cambio stanza e vado a vedere il prasssitelico Ermes che tiene in braccio Dioniso bambino. E’ più sensuale che bello. E’ morbido e flessuoso, perfino effeminato. Mostra grande affetto per il piccolo dio  e ancora più per sé stesso. Si sente osservato ed  è un poco affettato, cioè in posa.

 

Un paio di giorni fa un tale presentato come esperto di arte in una trasmissione televisiva ha parlato di Prassitèle (sic!) del III secolo(sic!). Praxitevlh~ sarebbe la pronuncia greca invece di quella latina che si usa in italiano, ma il III secolo proprio non può stare.

La presentatrice tal Camila Raznovich  non l’ha corretto. Ovvietà dell’ignoranza tanti è diffusa. Quanto la violenza che è sua sodale.

 

Esco per andare nella zona delle nobili gare. Lungo la strada vedo pini dai tronchi enormi  e dalle altissime chiome che, mosse dal vento di primavera,  sussurrano arcane voci profetiche .

Una donna anziana seduta sui fiori mira  pensosa il paesaggio ameno e sorride : probabilmente ricorda gli amori più belli della sua vita mortale.

I custodi del recinto agonale non lasciano più entrare i visitatori tardivi: mancano pochi minuti alla chiusura. Insisto per una visita breve e un guardiano cortese mi lascia passare. Però devo correre se voglio vedere lo stadio. Devo  gareggiare con velocità di piedi tacuta;~ podw`n- se non voglio rimanere chiuso lì dentro. Magari di notte fa ancora freddo in aprile.  Altri custodi fischiano con insistenza spingendo il gregge degli attardati verso l’uscita. Devo fingere di non vedere e non sentire tali cerberi o piuttosto idre che fischiano contro il mio andare nella direzione opposta rispetto  a quella prescritta dal loro sibilare furioso.

Schivandone due o tre con guizzi e scarti, riesco a entrare nello stadio delle gare di corsa. Si trova sotto il colle di Crono verde anch’esso dei pini vocali caratteristici di Olimpia come le querce che sussurrano voci oracolari caratterizzano Dodona. Mi seggo un momento cercando di decifrare i segni suggeriti dal luogo.

Mi dicono che non devo cedere mai.

Accolgo il suggerimento ma non posso fermarmi. Sta arrivando di corsa un energumeno forsennato  che fischia mentre correndo verso di me e agita le braccia non senza ira. Sto per urlargli: “Caròn, non ti crucciare, oppure “taci maledetto lupo: fra un po’ me ne vado”, ma penso che sta facendo il suo lavoro e mi invade un desiderio di pace e di amore. Gli dico: “mi scusi, me ne sto andando” e gli rivolgo un sorriso. Anche lui mi guarda con miglior labbia e mi indica l’uscita.

Che cosa significa questo? Che devo trovare l’armonia se voglio giungere all’arte. Ricordo che il greco aJrmoniva, e il latino ars hanno la medesima radice indoeuropea e pure il verbo ajrevskw, “piaccio”.

Devo piacere a me stesso se voglio farmi ascoltare e leggere dalle persone che vorrei educare.

Voglio trovare la pace che odora come le viole accanto al pozzo, come il seno di una ragazza che corre su campi fioriti o si cimenta sulle piste degli stadi.

Per piacere però devo anche farmi mettere in ordine i denti anteriori che sono piccoli e radi. Mi venne in mente una battuta dell’Ulisse di Joyce: “ My teeth are very bad. Why, I wonder? Feel. That is going too. Shells

Il mio dentista è un donnaiolo accanito. Gli piacciono giovani molto. Nelle ragazze cerca la carne che ancora lievita. Io piuttosto negli umani ammiro lo spirito che cresce e si potenzia, magari con il mio contributo.

Esco e torno alla nostra corriera.

 

Pesaro 7 agosto 2024 ore 18, 40 giovanni ghiselli

p. s

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