sabato 10 agosto 2024

Alessandro Magno. La necessità è più forte della ragione e di ogni tecnica.


 

Avanzando nella Sogdiana Al. si trovò in difficoltà per il freddo e incendiò un bosco: “efficacior in adversis necessitas quam ratio, frigoris remedium invenit” (8, 4, 11). Ancora la necessità che prevale sulla ratio (cfr. 7, 7, 10: necessitas ante rationem est) e sull’ars (cfr. efficacior omni arte necessitas, 4, 3, 24.)  

 

Prometeo sopporta di sapere il suo destino senza venirne schiacciato, ma sa che gli uomini non sarebbero capaci di reggere una simile tensione (Prometeo incatenato, v. 514): “ tevcnh d  j ajnavgkh" ajsqenestevra makrw'/ ”, la conoscenza pratica è molto più debole della necessità.

 

 Al. fece sedere un soldato intirizzito sul trono dove poteva scaldarsi. Quando il miles si riprende e territus surgit (8, 4, 16) Al. lo invita a rendersi conto di quanto sia meglio vivere sotto un re macedone che sotto un persiano: “illis enim in sella regis consedisse capital foret, tibi saluti fuit” (8, 4, 17), per loro sarebbe stato un crimine punito con la morte. Il re si atteggia a capo democratico

 

Arriano. Al. attaccò una fortezza impervia della Sogdiana provocato dall’altezzosità dei barbari. Costoro, a una proposta di resa onorevole, avevano risposto, ridendo su;n gevlwti (4, 18, 6), di cercarsi soldati con le ali per conquistare quella fortezza: “pthnou;~ ejkevleuon zhtei`n stratiwvta~”.

Al. mandò uomini sull’altura poi ordinò a un araldo di gridare “ejxeurh`sqai ga;r tou;~ pthnou;~ ajnqrwvpou~” (4, 19, 3) che gli uomini con le ali si erano trovati e la sommità del colle era occupata.

La guerra come sfida personale. I barbari si arresero. Furono catturati moglie e figli di Ossiarte. A. si innamorò di Rossane ej~ e[rwta ejlqei`n aujth`~, una figlia di Ossiarte, la più bella delle donne asiatiche dopo la moglie di Dario, e non ritenne indegno sposarla gh`mai oujk ajpaxiw`sai (4, 19, 6). La rispettò come aveva fatto con la splendidissima moglie di Dario. Arriano elogia questo comportamento di un giovane al culmine del successo oJpovte uJbrivzousin oiJ a[nqrwpoi (4, 19, 19), quando gli uomini sono scatenati. Perfino Dario aveva approvato Al. per questo rispetto. Nemmeno dai nemici vengono trascurati i swvfrona e[rga (4, 20, 3).

 

Curzio. Durante una festa data dal satrapo Coriene che si era arreso, Al. notò la figlia di Oxiarte, Roxane eximia corporis specie et decŏre habitus in barbaris rarus (8, 4, 23) per la straordinaria bellezza e l’eleganza dello stile. Il re ne fu attratto irresistibilmente: rispetto al momento in cui vide la moglie e le due figlie di Dario era meno capace di dominare le sue passioni inter obsequia fortunae, contra quam non satis cauta mortalitas est (24) tra i favori della fortuna.

Plutarco afferma che la tuvch, compiacendo i suoi disegni, rendeva ostinate le sue decisioni ( Vita, 26, 14).

“Fu la prima donna della quale Alessandro s’innamorò. Gli ripugnava di far uso del diritto del vincitore sulle prigioniere. Il suo matrimonio con Rossana avrebbe assicurato la pace fra i due Paesi”[1].

 Così cadde in amorem virgunculae…ignobilis (8, 4, 25). Era un modo, diceva, per rafforzare l’impero. “Achillem quoque, a quo genus ipse deduceret, cum captiva coisse” (26). Il riferimento è a Briseide.

Al. non perde occasione per genealogizzarsi con gli eroi e gli dèi.

 

Del resto lo aveva fatto anche Ecateo : secondo Erodoto (II, 143) Ecateo si presentò ai sacerdoti egiziani affermando di discendere da un dio vissuto sedici generazioni prima di lui. Ecateo infatti “non può negare il presupposto fondamentale di quella storia eroica ch’egli tratta: il commercio, cioè, fra dèi e uomini” (Mazzarino , Il pensiero storico classico, I, p. 79).

 

Gli sposi fecero una sorta di comunione con il pane: sanctissimum coeuntium pignus” (8, 4, 27). Credo, commenta Curzio per significare con quel parco et parabili victu, quantulo contenti esse deberent (28). I suoi amici si vergognavano di quel matrimonio sed post Cliti caedem libertate sublata, vultu, qui maxime servit, adsentiebantur” (8, 4, 30) approvavano con il volto che ha la massima espressione di servilismo.

 

E’ il ruere in servitium  (Annales , I, 7) e la libido adsentandi  (Historiae , I, 1) dei Romani di Tacito.

 

Arriano. Quindi A. avanzò verso i Paretaci e assediò un’altra rocca detta di Coriene. Era posta in luogo dirupato ma Al. era convinto che tutto per lui fosse accessibile e prendibile (batav te auJtw'/ kai; ejxaireteva, 4, 21, 3) a tal punto di audacia e di successo era arrivato nel procedere: “ej" tosovnde tovlmh" te kai; eujtuciva" prokecwrhvkei”. Coriene fu convinto ad arrendersi da Ossiarte il quale disse che non c’era nulla di non prendibile (oujc aJlwtovn, 4, 21, 7) per Al. di cui elogiò grandemente la lealtà e la giustizia (th;n pivstin te kai; dikaiovthta).

 Quindi Al. avanza verso Battra. Qui accadde il dramma di Callistene e dei paggi che è stato anticipato. Poi avanzò verso l’India.

Giunse al Parapamiso e ad una Alessandria del Parapamiso (Hindukush) già fondata in occasione della prima spedizione a Battra (4, 22, 4).  Arrivò a Nicea e ricevette la sottomissione di Tassile e della gente al di qua dell’Indo.

Per quanto riguarda l’incontro con Tassile, Plutarco racconta un episodio dal quale si ricava ancora una volta la volontà agonistica di Al., questa volta nel bene. Tassile gli parlò con cortesia e generosità e Al. gli disse: credi davvero che questo nostro incontro dopo le tue benevole parole si concluderà senza battaglia? (divca mavch~, 59, 4). Tu non vincerai: “ajgwniou'mai pro;~ sev kai; diamacou'mai tai'~ cavrisin, w{~ mou crhsto;~ w]n mh; perigevnh/ ” (59, 5), infatti io gareggerò e combatterò con te in favori, affinché, tu che pur sei valente, non mi superi. 

Al. avanza verso l’Indo di successo in successo e con qualche ferita. Assedio di Massaga, la città più grande della regione. Quindi Bazira e Ora.

Poi Aorno (oltre l’Indukush, nel Kashmir) l’inaccessibile rocca “priva di uccelli” (a[orno~) che neppure Eracle aveva conquistato. Arriano non sa se si tratti dell’Eracle di Tebe, di Tiro o dell’Egitto, ma pensa che l’eroe non vi sia mai giunto. Gli uomini quando compiono imprese difficili, accrescono le loro difficoltà (au[xousin aujtw`n th;n calepovthta, 4, 28, 2) ed Eracle è stato menzionato ej~ kovmpon tou` lovgou per vantare l’impresa. A. volle emulare Eracle come farà Marco Antonio

Quindi avanzò verso l’Indo cacciando elefanti.

 

Sentiamo Diodoro Siculo a proposito di Eracle e degli Indiani.

Biblioteca storica II 39. Gli Indiani affermano che Eracle nacque presso di loro,  e gli attribuiscono sia la clava (to; rJovpalon) sia la pelle di leone (th;n leonth`n). Eccelleva sugli altri per forza fisica e coraggio e ripulì terra e mare dalle bestie selvagge: “kaqara;n poih`sai tw`n qhrivwn gh`n te kai; qavlattan”. Lasciò molti figli maschi e una sola femmina, fondò città tra cui Palibotra è la più grande (capitale del regno di Candragupta, odierna Patna) . Da morto ottenne onori immortali. Più tardi le città indiane ebbero un regime democratico, mentre altri popoli mantennero le monarchie fino all’arrivo di Al.  Gli Indiani hanno una bella usanza introdotto dai filosofi: non ci sono schiavi e rispettano in tutti l’uguaglianza. “tou;~ ga;r maqovnta~ mhvq j uJperevcein mhvq j uJpopivptein a[lloi~  kravtiston e{xein bivon pro;~ aJpavsa~ ta;~ peristavsei~” (2, 39, 5), infatti quelli che hanno imparato a non prevalere e a non sottomettersi ad altri avranno una vita migliore in tutte le circostanze.

 

Nella Storia  di Erodoto la teoria antitirannica è attribuita al nobile persiano Otane il quale, durante il dibattito costituzionale, contrappone alla monarchia l’uguaglianza davanti alla legge, che prima di tutto ha il nome più bello: " ijsonomivhn", poi non fa nulla di quanto perpetra l'autocrate: infatti esercita a sorte le magistrature ed ha un potere soggetto a controllo:" uJpeuvqunon de; ajrch;n e[cei" (III, 80, 6).

Erodoto attraverso Otane formula già la teoria, poi riproposta da Polibio, secondo la quale la monarchia degenera inevitabilmente in tirannide.   Tra i sette nobili Persiani, quando ebbero parlato anche Megabizo, che propugnava l'oligarchia, e Dario il quale  sosteneva la monarchia e l'inevitabilità della degenerazione verso le rispettive forme deteriori sia della democrazia sia dell'aristocrazia (III, 82),  prevalse Dario con l'argomento che a loro la libertà era venuta da un monarca.

Allora Otane non entrò in lizza per diventare re, dicendo parole belle assai, una specie di manifesto dell'antisadismo:"ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw" (III, 83, 2), infatti non voglio comandare né essere comandato.

 

 

Nell’Indikè Arriano racconta che Eracle secondo la tradizione giunse in India e gli Indiani lo chiamano ghgeneva (8, 4), figlio della terra.

Megastene diplomatico mandato da Seleuco in India negli anni 302- 291. Scrisse    jIndikav notizie sull’India ed è  una fonte di Arriano e sostiene che il suo costume era simile a quello dell’Eracle tebano. Gli nacquero molti figli, da molte donne e una sola figlia femmina: Pandea. Eracle liberò mari e terre da bestie malefiche e nel mare scoprì un nuovo tipo di ornamento femminile ossia to;n mrgarivthn dh; to;n qalavssion (8, 9), la perla marina. Eracle ne raccolse dall’intero Oceano per adornare sua figlia. Le donne nel regno della figlia di Eracle si sposano a sette anni. C’è una leggenda eziologica di questo. Eracle, essendogli la figlia nata tardi, e non trovando un uomo degno di lui cui darla in sposa si unì a lei che aveva sette anni la prima volta, lasciando poi una discendenza di re indiani. Eracle assume vari aspetti nel mito.

Gli Indiani dicono che Dioniso è anteriore a Eracle di 11 generazioni e che nessun altro, oltre loro, invase l’India, nemmeno Ciro figlio di Cambise che pure fece la spedizione contro gli Sciti (Indikè 9, 10). Al. invece conquistò ogni territorio che attaccò, e avrebbe conquistato il modo intero, se il suo esercito l’avesse voluto (9, 11).

Pesaro 10 agosto 2024 ore10, 30 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] J. G. Droysen, op. cit., p. 296.

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