sabato 17 agosto 2024

Alessandro Magno diverse testimonianze. L'eroe parteggia per la madre.


 

Mazzarino: “ Arriano, con tutto il suo stoicismo, non sa contenere la sua ammirazione…queste parole conclusive dell’Anabasi di Flavio Arriano rivelano la maturità cui era pervenuta la storiografia stoica…Arriano, magistrato di Roma, continuava ad ammirare il genio militare ed amministrativo dei Romani, anche nell’Anabasi che sembra l’opera della sua vecchiezza; ma non aveva alcuna difficoltà a mostrare che essi potevano aver attinto da altri un’idea essenziale per il loro impero  “mi sembra che i Romani abbiano appreso da Alessandro la maniera di tener a freno l’Egitto; e perciò lo amministrano per mezzo di cavalieri, non di senatori”(3, 5, 7)” Il pensiero storico classico, II 2, p. 188).

 

 

    

 

 

 

Bonnard La civiltà greca. Bompiani, 1964.

Alessandro è soprattutto figlio di Olimpiade, la frenetica menade epirota (p. 566).

A Menfi in Egitto sacrifica al dio toro che Cambise aveva ferito.

Al. vuole concordia e fusione tra i suoi popoli. Va contro Aristotele che gli aveva insegnato l’inferiorità dei barbari, e  di trattare i Greci come un padre, i barbari come un padrone. Ma Alessandro pensa che si sia Greci per cultura, non per nascita.

“Alessandro Magno schifò quel (consiglio) d’Aristotele, che volea ch’egli trattasse i Greci da parenti, e i barbari da bestie, e sterpi” (Leopardi, Zibaldone, 3060).

Il macedone Potrebbe essere accusato, come Erodoto da Plutarco nel De Herodoti malignitate (857a) di essere filobavrbaro".

 In ogni gesto lo guidava lo qumov". Alessandro anticipa con l’azione l’idea di Zenone primo scolarca della Stoà: tutti gli uomini sono cittadini del mondo. L’azione in questo caso ha la priorità sul pensiero. Ma il lovgo" e l’e[rgon sono per i Greci compagni indivisibili. Dopo Zenone verrà l’apostolo Paolo, poi la rivoluzione francese a parlare di fraternità.


 

Conflitto madre-padre. Diritto materno e diritto paterno. Alessandro Oreste e Augusto.

L'ostilità di Alessandro contro Filippo fu aizzata dalla madre Olimpiade che era una donna gelosa e collerica ("duszhvlou kai; baruquvmou gunaikov"", Plutarco, Vita ,  9, 5).

Compare qui la figura della donna furibonda per gelosia, la leonessa di Euripide (cfr. Medea , v. 1407) o la  "divpou" levaina", la bipede leonessa di Eschilo (Agamennone , v. 1258) Clitennestra, la quale però non trova l'approvazione e l'appoggio del figlio Oreste che anzi le fa scontare l'assassinio del marito.

Nell'Esodo della Medea di Euripide Giasone rprenderà  questa nota apostrofando l'assassina con:"levainan[1], ouj gunai'ka, th'" Turshnivdo"-Skuvllh" e[cousan ajgriwtevran fuvsin" (vv.1342-1343, leonessa, non donna, con l'indole più feroce della Tirrenia Scilla[2].

 

Oreste, il figlio di Agamennone. parteggia per il padre, lo vendica e fa prevalere il diritto paterno. Secondo J. J. Bachofen con il matricidio di Oreste, difeso da Apollo ed Atena nelle Eumenidi di Eschilo,  inizia l'epoca apollinea e patriarcale:"Il punto di vista dell'antico diritto è quello delle Erinni e secondo esso Oreste è colpevole, il sangue materno chiede una espiazione: Apollo ed Atena fanno invece trionfare una legge nuova, quella della paternità in senso superiore, connessa alla luce celeste. Albeggia una nuova civiltà...Al carattere divino della madre subentra quello attribuito al padre"[3].  

 

Alessandro invece parteggia per la madre e per il Mutterrecht. Bachofen nota che "il giovane eroe...non seppe subordinare durevolmente il diritto della donna a quello dell'uomo e fu costretto a tributare dappertutto un aperto riconoscimento al primo".

 

Chi fece trionfare stabilmente il diritto paterno fu invece Augusto:" L'umanità deve il consolidamento del principio paterno all'idea romana dello Stato...il mondo antico salutò in Augusto, figlio adottivo che aveva vendicato la morte del padre suo spirituale, un secondo Oreste e lo associò all'inizio di un'era nuova, di un'era apollinea"[4].

Un'altra traduzione antologica di Das Muttererrecht  presenta questo pensiero di Bachofen:" Il diritto materno cede di fronte al diritto dello Stato, il ius naturale  cede di fronte al ius civile . La madre accusatrice rappresenta il diritto materiale del sangue, l'uomo l'esigenza superiore della patria. Il primo deve cedere alla seconda. In questa prospettiva anche il sacrificio di Ifigenia diviene legittimo. Agamennone pensa al bene dell'esercito, Clitennestra conosce solo il diritto individuale del sangue materno"[5].

 

Il matricidio, anche se è un delitto di dignità mitologica, come lo considerò Proust pensando a quello di Oreste, è pur sempre un crimine orrendo. “Furono i tragici Greci e Dostoevkij a fargli intendere la grande infelicità del peccatore, la sua immensa solitudine. In un passo che non si trova nelle sue opere, perché soppresso, in quanto i contemporanei temettero di leggervi l’apologia del matricidio, Proust ricordava che nessun altare fu considerato dagli antichi più sacro, circondato da più profonda venerazione e superstizione quanto le tombe d’Edipo a Colono e di Oreste a Sparta”[6]. Il primo di questi due esempi si confà più al patricidio, vero o presunto di Alessandro.

 

Alessandro dunque, al contrario di Oreste, parteggiava per la madre. Tra il figlio e il padre ci fu uno scontro durante le nozze del re di Macedonia con Cleopatra[7]:"h{n oJ Fivlippo" hjgavgeto parqevnon, ejrasqei;" par j hJlikivan th'" kovrh""(Plutarco, Vita, 9, 6), la ragazza che Filippo sposò, innamorato nonostante l’età della fanciulla.  

 

Perché nonostante?

 

 

Leopardi e la sapienza silenica.

Se mi fosse proposta da un lato la fortuna e la fama di Cesare o di Alessandro netta da ogni macchia, dall'altro di morir oggi, e che dovessi scegliere, io direi, morir oggi, e non vorrei tempo a risolvermi"[8].

 

Machiavelli mette sempre gli esempi antichi davanti agli occhi del suo Principe  :" Ma, quanto allo esercizio della mente, debbe el principe leggere le istorie, et in quelle considerare le azioni delli uomini eccellenti...come si dice che Alessandro Magno imitava Achille, Cesare Alessandro, Scipione Ciro...sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende "[9].

 

A proposito della Fortuna o Tuvch.

Polibio  ricorda le parole di Demetrio Falereo, scrittore, filosofo peripatetico e uomo politico che governò Atene per conto di Cassandro dal 317 al 307. Ebbene egli scrisse un trattato Sulla Tyche ,  e, dalla distruzione dell'impero persiano da parte di Alessandro, inferisce la crudeltà e la volubilità della Fortuna che tutto continua a mutare contro ogni nostro calcolo ("panta para; to;n logismo;n to;n hJmevteron kainopoiou'sa", XXIX 21, 5).

Anche Sofocle pensa che i calcoli della povera mente umana siano spesso, il più delle volte, calcoli vani.

 

Una vita  avventurosa di epigono è quella dell’epigono Demetrio Poliorcete figlio del diadoco Antigono Ciclope:  venne interpretata come un segno dell'onnipotenza alterna  di Tuvch (la Fortuna) la divinità volubile e capricciosa che nell'età ellenistica sostituisce gli dèi olimpi.

Plutarco nella suaVita di Demetrio  (35) fa questo commento:"Sembra che non ci sia stato altro re cui la Fortuna abbia imposto rivolgimenti così grandi e improvvisi come a Demetrio; e che ella stessa, la Sorte, non sia stata, nelle vicende degli altri sovrani, tante volte piccola e poi grande, né divenne tanto umile da splendida che era, e poi ancora, da misera potente. Dicono che Demetrio nei più gravi sconvolgimenti apostrofava la Fortuna con le parole di Eschilo: "Tu che mi hai fatto, ora sembri schiacciarmi" (fr. 359 Nauck).

 

Ed è proprio la vita grande e intensa di Alessandro che torna utile a Proust per un paragone ironico fondato sulle:" lezioni di equitazione dalle quali dei figli di commercianti erano deificati come Alessandro il Macedone"[10]. Vedi lo snobismo.

 

 

   Pesaro 17 agosto 2024 ore 11, 37 giovanni ghiselli

 

Questa sera vedrò Ermione del festival rossiniano.  La trama del libretto di Leone Tottola non deriva dall’Andromaca di Euripide bensì da quella di Racine. C’è un’Ermione furibonda che chiama la rivale Andromaca “un avanzo di Troia”. Troppo  maleducata, triviale,  e poi anche troppo irrisoluta per essere una principessa spartana discendente da Pelope attraverso il padre Menelao e da Zeus attraverso la madre Elena.  Questa Ermione è una menade frenetica come Olimpiade e pure una ragazzetta lamentosa.

Oggi magari scriverò meno del solito e non correrò sulla spiaggia al crepuscolo. Mi spetta la musica di Rossini. Dovrò prendere la navetta non dopo le 19, 15, l’opera inizia alle 20.Vi saprò dire. Ora vado a scalare i colli tra Pesato e Fano in bicicletta. Lo devo a me stesso. Ho un’ottima linea, con tanto di vita da torero, e non voglio perderla. Magari riprenderò a corteggiare: è cultura anche il corteggiamento che deve essere deciso e delicato, colto e spiritoso, cauto e vivace, calcolato prima, poi spontaneo e appassionato. Sempre educato comunque.

Baci gianni

 

 



[1] Cfr. anche v. 187.

[2] Scilla è la satanessa primordiale che Omero descrive come un mostro con sei teste e sei bocche,  ognuna  munita di tre file di denti con i quali ghermisce sei compagni di Ulisse ( Odissea , XII, vv. 85 e sgg.). Per quanto riguarda la leonessa, nell'Agamennone di Eschilo Cassandra individua in Clitennestra, la moglie adultera e assassina, la mostruosità ibrida chiamandola "divpou" levaina" (v. 1258), bipede leonessa. Ricordo che nella letteratura greca l'ibrido rimanda spesso al caos primordiale

 

[3] Traggo la citazione da una traduzione antologica di Das Mutterrecht (del 1861),  dal titolo: Le madri e la virilità olimpica , p. 75.

[4]Bachofen, Op. cit., pp. 76-77.

[5]Bachofen, Il potere femminile , p. 93.

[6] Giovanni Macchia, L’angelo della notte, p. 166.

[7] Forse si chiamava Euridice prima delle nozze.

[8]Dialogo di Tristano e di un amico .

[9]Capp. XIV e XV.

[10]All'ombra delle fanciulle in fiore , p. 323.

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