sabato 3 agosto 2024

Ifigenia CLIV. Il viaggio penoso da Milano a Bratto.


 

Il 31 dicembre di pomeriggio partimmo per Bratto dove ci aspettava mia sorella e la sua compagnia. Dovevano esserci sei adulti e quattro bambini.

Sapevo che l’ambiente non era esaltante: gli amici di Margherita erano borghesi, parecchio lontani dalla vita artistica mista di  puro fascino divino e  della della grande bellezza demoniaca- der groben, der demonischen Schönheit-[1].

 Erano persone culturalmente meno che modeste ma oneste per quanto ne sapevo. C’era comunque da imparare osservandole e ascoltandole senza fare gli schizzinosi dandosi ridicole  arie di superiorità. Scrivendo, ho criticato più volte il modus vivendi del piccolo borghese tipico, ma penso altresì che un borghesuccio contento di sé sia meno negativo di un aspirante artista fallito e rancoroso nei confronti dell’umanità che non lo ha riconosciuto e gli ha negato il successo. Meglio il borghese incolto del malvivente, del drogato, di una volgare mima che insulta il pudore.

L’ultima sera dell’anno di mia salvazione 1980 Ifigenia era mentalmente malconcia: era ostile nei confronti di mia sorella e intollerante, scortese verso le persone della sua compagnia. Forse voleva provare quanto potere avesse nei miei confronti: verificare che io fossi sottomesso del tutto permettendole di comportarsi con tanta maleducazione. Da vanitoso e meraviglioso pavone era diventata una civetta male ominosa e ripugnante.

Quando partimmo da Milano, verso le tre del pomeriggio, il cielo era tutto sereno e pieno di luce, ma solo mezz’ora più tardi, a mano a mano che il sole si abbassava, il suo fulgore scemava finché  vedemmo l’occhio del giorno d’oro  eclissarsi tra i monti.

Uscimmo dall’autostrada a Bergamo, quindi entrammo in una valle fiancheggiata dai monti..

La ragazza era inquieta e petulante: chiedeva più volte informazioni sulla gente che andavamo a trovare senza sua voglia. Le rispondevo che erano borghesucci brianzoli, un ambiente diverso da quello dei miei amici, ma proprio per questo c’era molto di nuovo da imparare. Potevamo trarne spunti per le nostre attività.

Insegnare, scrivere e recitare richiedono conoscenza dei vizi umani e delle debolezze oltre che del valore. La avvisai che non avrei sopportato sgarbi nei confronti degli ospiti che ci avevano invitati. Intanto colei continuava a stancarmi con domande ansiosamente iterate su quello che ci aspettava. Se le chiedevo di smetterla, si metteva a sbaciucchiarmi oppressivamente, ostruendomi la vista della strada e dicendo parole insensate. Una serie di versi e dispetti per mettere alla prova il suo potere.

Stavamo procedendo su per una valle sbagliata senza che me ne fossi accorto data l’opera di distrazione messa in atto da quella commediante invasata.

 

“Dove sono le tre finniche, dov’è il loro stile, l’attenzione che avevano per ogni parola, il loro pensiero, il garbo, l’educazione squisita? Che cosa mi è successo? Non deve finire così” pensavo gemendo.

 

Dopo il tramonto eravamo già in alto, non lontani dai gioghi dei monti innevati  ma di Bratto non c’era alcuna indicazione.

Mi fermai, entrai in un bar e chesi del paese annidato chissà dove.

Mi dissero che avevo sbagliato valle: eravamo nella Brembana mentre Bratto era nella val Seriana, parallela a est.  “Ostrogoti”, pensai.

Dovevamo tornare a Bergamo. Domandai altre tre o quattro volte, e finalmente imboccai la valle giusta. Bratto però era ancora lontana nel  buio già pesto. La compagna di viaggio si era addormentata e non dava una mano. In compenso non disturbava. Quando si svegliò e le dissi che in quel buio di notte privata di ogni stella, pianeta e satellite Bratto non si trovava, divenne euforica: “magari torniamo a Bologna poi facciamo l’amore che tanto ci manca da un pezzo” disse, non so se con lo scopo di lusingarmo o di irritarmi. Certo è che sperava di schivare l’abominata compagnia con l’aborrita cena. A un tratto cominciò ad accarezzarmi lascivamente sperando che mi fermassi, lì in mezzo ai lupi, ma io scostati la mano impudica.

Intorno alle dieci e mezzo finalmente arrivammo. Gli ospiti ci accolsero festosamente nonostante il nostro ritardo li avesse costretti a differire l’avvio del bramato cenone.

 

Pesaro 3 agosto 2024 ore 10, 24, giovanni ghiselli.

 

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Siete parecchi anche in questa Feria d’agosto cari lettori.

Vi chiedo: vi piace più questa mia narrativa o lo studio degli storiografi?

Saluti gianni

 

 

 

 



[1] Cfr. T. Mann, Tonio Kröger IX e ultimo capitolo.

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