Il
libro, dice il ministro Dario Franceschini, è un bene essenziale. E’ vero. Per me è vero. E’ anche vero però che lo è
solo per i “fortunati pochi”. Tanto che we few,
we happy few, we band of brothers
ne abbiamno la casa piena fino ad
esserne ostacolati nei movimenti fisici. Li abbiamo letti quasi tutti, ne
abbiamo studiati molti, ne abbiamo imparati diversi, e impiegati non pochi per i nostri lavori e durante le nostre conversazioni per renderle più sapide.
I corteggiamenti brillanti e di successo sapevano non solo di forte desiderio ma anche di libri buoni.
La libreria di chi ama i libri e li studia, e li impara, poi ne trae racconti, è un
grande labirinto dove fa piacere perdersi e ritrovarsi, o un mare dove
naufragare può essere dolce. Dunque io, pur essendo uno che legge e studia molto
da parecchi decenni, non sento il bisogno di trovare aperte le librerie. Tanto più per
il fatto che non ho altro spazio per nuovi volumi: ne ho pieni lo studio e due
camere. In cucina e nel bagno solo i giornali, a turno per poche ore. Chi ha sempre avuti pochi libri o nessuno, evidentemente non li ha mai considerati un
bene essenziale.
Saluti
e baci
gianni
Nessun commento:
Posta un commento