venerdì 24 aprile 2020

Il pericolo del contagio non va sottovalutato dando retta a sirene maligne

Oggi, 24 aprile 2020,  “la Repubblica” è in sciopero. Diamo dunque un’occhiata a “il Resto del Carlino” di Bologna. Continua la spinta alle riaperture, mentre crescono i morti.
Sentite l’imbroglio neanche tanto nascosto.
In prima pagina, in alto, leggo questo titolo a grandi caratteri : “Malati in calo. Le regioni: riapriamo”
Nella stessa pagina in basso si vede una foto di Giorgio Gaber e Ombretta Colli con questa didascalia: “Ombretta Colli e il virus:
 ‘Gaber ne riderebbe’ ”.
Mi sembra un insulto alla memoria del cantautore che non avtrebbe riso su tante migliaia di morti.

Se andiamo nelle pagine dedicate a Bologna invece leggiamo: “I morti non calano: altre 11 vittime. Ma i guariti uguagliano i nuovi infetti” (p. 2).
Commento dicendo che i guariti possono anche essere usciti da un raffreddore o da un mal di denti, mentre i nuovi infetti sono stati contati in qualche maniera,  cioè sono da sempre sottonumerati come ci dicono voci di medici e studiosi addetti ai lavori.

A p. 3 poi c’è scritto: “Il virus uccide anche nel reparto ‘inviolabile’ ”
Si tratta di un quarantasettenne che aveva subito un trapianto di rene riuscito bene. Dico del trapianto “L’ infezione forse da un operatore in Nefrologia: prima era negativo”.
Concludo: se si può morire infettati dal virus in ospedale, nell’ospedale di Bologna, il Sant’Orsola, reputato bene in tutta Italia, pensate quello che può accadere nei treni, negli autobus, nelle fabbriche et cetera.
Io chiedo di liberalizzare i giri anche lunghi in bicicletta purché fatti da persone tacite, sole e senza compagnia.
Per aprire fabbriche, negozi, stadi non è ancora tempo. A meno che si aggiungano le parole di Simeone, pronto a morire, al Signore: “Nunc dimittis servum tuum domine” (NT. Luca, 2, 29).
Secondo me ci sono stati già troppi morti e non è il caso di riderci sopra, e non è tempo di togliere troppi divieti per sapere della morte di altre persone dalle pagine interne di giornali che pochi leggono. Infatti questi morti vengono negati alla visibilità e alla coscienza dei vivi: le locandine dei quotidiani continuano a ripetere l’alalà della vittoria. E’ molto pericoloso. Oggi sono andato a fare la spesa alla Conad.
L’ingresso è controllato , ma, una volta dentro, molti clienti non rispettano la distanza di sicurezza e nessuno la fa rispettare. Correndo la sera da solo e facendo i miei giretti in bicicletta, stando alla larga da quelli che incontro, non corro alcun pericolo di contagio, mentre quando vado a fare la spesa, rischio la vita.
Pensateci bene!
giovanni ghiselli


Nessun commento:

Posta un commento

La gita “scolastica” a Eger. Prima parte. Silvia e i disegni di una bambina.

  Sabato 4 agosto andammo   tutti a Eger, famosa per avere respinto un assalto dei Turchi e per i suoi vini: l’ Egri bikavér , il sangue ...