NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 15 aprile 2020

L’ empia “religione” del successo e del profitto.





Quando ero bambino e facevo le elementari, a Pesaro tra il 1950 e il 1955, leggevo nel Sussidiario scolastico che Milano era “la capitale morale” d’Italia.
Ora viene indicata come capitale mortale e mi dispiace naturalmente.
L’epentesi della lettera t  ha ribaltato il ruolo e il significato della metropoli lombarda. Platone ci racconta che la  parola mantikhv ha subito una trasformazione in peggio in seguito alla  sottrazione però, non all’aggiunta,   della lettera  t  (tau').

Nel Fedro  il personaggio Socrate  parla di manìe ispirate e produttive di beni. Sono quattro: la profezia della Pizia che predice in stato di esaltazione, poi l'esaltazione dei purificatori e fondatori di religioni; terza frenesia divina è quella dei poeti, e quarta la follia dell'innamorato che è molto più saggia della saggezza del mondo:" ejp jeujtuciva/ th'/ megivsth/ para; qew'n hJ toiauvth/ maniva divdotai" (245b), questo delirio è la più grande fortuna concessa dagli dèi. Tutti beni più grandi infatti  derivano da una mania data dagli dèi ( Fedro, 244a):  la profetessa di Delfi, quella di Dodona e la Sibilla procurano benefici agli uomini quando si trovano in stato di mania, mentre in stato di senno non ne procurano alcuno.
Gli antichi che hanno coniato i nomi hanno chiamato manikhv la più bella delle arti che prevede il futuro. Sono stati i moderni, ajpeirokavlw~, con ignoranza del bello, che mettendoci dentro una tau, mantikh;n ejkavlesan (244c),  l’hanno chiamata mantica.

Vediamo altri casi  di trasvalutazione lessicale
Nella Pharsalia il furor per il potere e la rabies delle armi porta alla trasfigurazione delle parole:"Imminet armorum rabies, ferrique potestas/confundet ius omne manu, scelerique nefando/nomen erit virtus, multosque exibit iin annos/hic furor" (I, 666-669), incombe la rabbia delle armi, e il potere del ferro sfigurerà ogni diritto con la violenza, e virtù sarà il nome di delitti nefandi, e questo furore durerà molti anni.  
Durante le guerre civili  gli uomini cambiano arbitrariamente il significato abituale delle parole .
Nei conflitti interni molti valori si capovolgono: lo afferma Tucidide a proposito della stavsi" di Corcira[1], quando ci fu una  tranvalutazione generale e le stesse parole cambiarono il loro significato solito:"Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin   tw`n ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. 

"Un'audacia " ajlovgisto"" prende il nome di coraggio, la prudenza si chiama pigrizia, la moderazione viltà, il legame di setta viene prima di quello di sangue, e il giuramento non viene prestato in nome delle leggi divine, bensì per violare le umane.  Sinistro carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82-84)"[2].

 Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando in senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati "solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei municipi, denuncia questa alterazione del valore delle parole:"iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo.

 E ancora: nel Macbeth di Shakespeare la moglie di Macduff viene invitata a fuggire da un messaggero, prima che arrivino i sicari del tiranno, e risponde: “Whither should I fly?-I have done no harm. But I remember now.- I am in this earthly world where to do harm-is often laudable; to do good, sometime-accounted dangerous folly” (IV, 2), dove dovrei scappare? Io non ho fatto del male. Ma ora ricordo. Io sono in questo basso mondo dove fare il male è spesso lodevole; fare il bene, talora è considerata pericolosa follia.

Dunque::"honesta quaedam scelera successus facit" ( Seneca, Fedra, v. 599), il successo rende certi delitti atti di virtù, dice Fedra a se stessa esortandosi  a essere audace poiché il successo coonesterebbe la trasgressione.

Come commento, copio le parole conclusive di un articolo bello di Michele Serra, un giornalista che talora ho criticato, ma questa volta non posso non approvare: “c’è una pagina tremenda di Ian McEwan, grande scrittore imglese, su come è brutto il cielo di Lombardia quando è brutto[3].
L’aria come una discarica, l’acqua come una discarica, la terra come una discarica, la vita intera immolata, come un capretto, sull’altare della produzione. I Lombardi si sono dati i governi che volevano: li hanno votati. In maggioranza hanno sempre, dico sempre, ignorato ogni possibile critica, o correzione, alla religione del profitto. I conti devono farli loro, e tra di loro”.
“La Repubblica , 15 aprile 2020, p. 28. Il titolo è Il cielo di Lombardia.
Concludo chiarendo per chi ne avesse ancora bisogno che la “religione del profitto” è simile alla religio che pretese il sacrificio di Ifigenia sgozzata appunto come una capra –divkan cimaivra"- (Eschilo, Agamennone, 232) exitus ut classi felix faustusque daretur (Lucrezio, De rerum natura, I, 100), perché fosse concessa alla flotta una partenza favorevole e volta al successo.
Tantum religio potuit suadere malorum commenta Lucrezio (I, 101)  a tanto male potè indurre la “religione”.
E’ la religione del successo, quello militare che spinge gli uomini a combattere contro altri uomini annichilendo i doveri  morali e gli affetti, distruggendo tante vite o pure la “religione del profitto” ricordata da Serra: questa come vediamo induce ad avvelenare la terra e ad annientare la salute nella vita dell'intero pianeta.
giovanni ghiselli

Note
[1]  427-425 a. C.
2 M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42-43.
3 Cfr. Manzoni, I promessi sposi, XVII: Quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace. ndr



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