sabato 11 aprile 2020

A Fulvio

con Fulvio nella nostra amata Grecia
insieme ai nostri allievi e amici Alessandro e Maddalena

Questa notte è morto Fulvio, il mio amico più caro da quando lo conobbi nel 1966. Non voglio scrivere un elogio funebre ma un incoraggiamento a vivere nella pienezza della propria identità. Questa è stata la lezione più bella ricevuta dall’ amico, vivo dentro di me da più cinquanta anni, e ora più che mai. Non sono bravo a fare le condoglianze dal momento che le parole non possono uguagliare il dolore. Piuttosto voglio ricordare, in suo onore, le nostre imprese degli anni dal 1977 in avanti quando scalavamo insieme il Parnaso, l’Olimpo, il Taigeto, lo Stelvio, il Pordoi, il San Pellegrino in compagnia dei cari amici comuni Maddalena e Alessandro, e la sera si cenava insieme parlando dei nostri autori, dei nostri amori, dei nostri studi, delle nostre imprese sportive.
Ora mi sovviene in particolare una cena con Fulvio, all’aperto, in una trattoria forse yugoslava sulla strada del ritorno da Debrecen nel 1968.
Era una sera estiva, piena di voli. La laurea era vicina. Ci attendeva un cambiamento di vita. Ci aspettavamo cose buone. Parlavamo del passato comune, iniziato nel ’66, e del futuro dove ci aspettava il meglio di tutto. L’aria era calma, senza vento, la strada priva di traffico e potevamo parlare a bassa voce, con delicatezza. Sentivamo il benessere della vita, il piacere di vivere. Un’arte che mi aveva insegnato Fulvio, conosciuto due anni prima durante una  fase di assoluta disperazione. Mi aveva aiutato a tirarmene fuori
  
Voglio riportare qui ancora in onore di Fulvio, alcune frasi che scrissi intorno al 1982 ricordando il tempo del nostro incontro nell’Università estiva di Debrecen.

Nel luglio del 1966 Fulvio mi piacque subito molto. Mi sembrò che osservasse le cose e le persone per meditarci sopra, invece di spiarle per impossessarsene, usarle o sottometterle, come fa la gente volgare.
Aveva due anni e mezzo più di noi altri e un’aria assai più matura. Lo scelsi come l’educatore, il padre, il  maestro e l’amico di  cui avevo un grande, insoddisfatto bisogno.  Le sue parole non erano mai prive di idee e sentimenti: Fulvio non era vago di ciance e ostile al pensiero, come tanti omuncoli e diverse donnicciole incontrati sia a Pesaro sia a Bologna (…)

Sistemai alla meno peggio la roba, piuttosto brutta poiché in quel tempo le imperiose donne di casa mi avevano concesso, per carità, la vecchia automobile e un poco di soldi, però continuavano a mandarmi in giro malconcio, quando invece la mia insicurezza tragica avrebbe tratto conforto dal potermi presentare meno malmesso. Mentre  mi avviavo a uscire dalla stanza, salutai i tre compagni dicendo che ci saremmo rivisti all’ora di pranzo. Fulvio ricambiò cordialmente e sobriamente con “Ciao gianni, ci vediamo più tardi”, rendendomi lieto solo con il nominarmi, siccome allora ero disgraziato al punto che quasi nessuno mi chiamava gianni per esigere la mia attenzione o impormi dei servigi, ma usavano il cognome o nomignoli spregiativi cui rispondevo, tanto ero precipitato in basso, spinto da vari colpi, compresi quelli che mi infliggevo da solo (…)

Il mio vuoto spirituale agognava l’ingozzamento, sicché continuai ad aggirarmi tra i tavoli con l’anima in pena e l’aria implorante, sperando di sentirmi chiamare o almeno di trovare una seggiola vuota. Fulvio, da gentiluomo qual è, si accorse della mia difficoltà, mi raggiunse e si scusò dicendo che non era stato possibile tenere occupata la quarta seggiola, siccome una cameriera autoritaria aveva imposto a un romano appena arrivato, Ulderico, di sedersi al loro tavolo. Comunque dopo mangiato ci saremmo trovati tutti in piscina. Non dovevo mancare. Gentile, gentiluomo di Parma. Nell’età tragica della mia vita, Fulvio mi ha aiutato come nessun altro. Basta poco per dare una mano a un infelice, eppure quel poco i più non lo danno. E’ più facile che afferrino l’occasione di calpestarlo.
Fulvio mi aiutò soprattutto quando disse che non capiva perché mi lamentassi tanto, dato che non mi mancava niente: se avessi avuto un male incurabile, mi avrebbe compatito, ma poiché non l’avevo, se avessi continuato a lagnarmi, mi avrebbe preso prima sberle, poi a calci. Gentile, gentiluomo di Parma.Non c’è bisogno di andare dallo psicologo quando si hanno amici buoni e intelligenti (…)

Mentre ci allontanavamo da lì, Fulvio mi domandò se avessi già avuto esperienza di donne. L’avevo  limitatissima, e anche  quella solo verbale, ma volli aggravare tale penuria rispondendogli: “No, mi fanno troppa paura”. Poi, con aria desolata, gli domandai: è grave?”.
 Fulvio, per sua umanità, mi rispose senza irrisione né biasimo: “No, non avrai ancora incontrato una a te congeniale (…)

Fulvio mi fu di aiuto non piccolo: mi incoraggiò a pensare con la testa mia, ad abbattere le lunghe mura dei luoghi comuni, l’erta, scivolosa muraglia dei pregiudizi inculcati dall’ambiente chiuso di mia provenienza. Fulvio parlava esprimendo idee, non preconcetti. Allora erano vere e proprie scoperte per me.
Una volta disse, ricordo, che la bellezza fisica è un valore reale, una forza potente poco riconosciuta, a parole, dai più, perché solo pochi possono attribuirsela plausibilmente, mentre il valore dell’intelligenza che molti ardiscono ascriversi senza suscitare risate, almeno finché stanno zitti, viene celebrato da quasi tutti. Con questo mi incoraggiò a predermi cura del mio aspetto conciato male dalla trascuratezza, dall’ingordigia di cibo col quale cercavo di colmare il vuoto che avevo dentro, simile al caos dove volteggiano i mostri.
Fulvio mi induceva a riflettere, mi incoraggiava a pensare in modo autonomo, e  questo in progresso di tempo contribuì non poco alla capacità di attirare l’attenzione delle donne belle e fini che avrei incontrato. Infatti la rara capacità del pensiero autonomo, una volta coltivata con esperienze e letture, mi fu indispensabile per interessare e commuovere le femmine umane migliori cui già in quel tempo aspiravo, sebbene sprovveduto di mezzi adeguati.
Fulvio insomma è stato il mio educatore e il mio salvatore (…)
Fulvio, ti abbraccio con gratitudine eterna

Tuo
gianni

1 commento:

  1. Un grande abbraccio anche da parte mia Fulvio e ricordati di pregare per me mentre io preghero'per te margherita

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