con Fulvio nella nostra amata Grecia insieme ai nostri allievi e amici Alessandro e Maddalena |
Questa
notte è morto Fulvio, il mio amico più caro da quando lo conobbi nel 1966. Non
voglio scrivere un elogio funebre ma un incoraggiamento a vivere nella pienezza
della propria identità. Questa è stata la lezione più bella ricevuta dall’
amico, vivo dentro di me da più cinquanta anni, e ora più che mai. Non sono
bravo a fare le condoglianze dal momento che le parole non possono uguagliare
il dolore. Piuttosto voglio ricordare, in suo onore, le nostre imprese degli
anni dal 1977 in avanti quando scalavamo insieme il Parnaso, l’Olimpo, il
Taigeto, lo Stelvio, il Pordoi, il San Pellegrino in compagnia dei cari amici
comuni Maddalena e Alessandro, e la sera si cenava insieme parlando dei nostri
autori, dei nostri amori, dei nostri studi, delle nostre imprese sportive.
Ora
mi sovviene in particolare una cena con Fulvio, all’aperto, in una trattoria
forse yugoslava sulla strada del ritorno da Debrecen nel 1968.
Era
una sera estiva, piena di voli. La laurea era vicina. Ci attendeva un
cambiamento di vita. Ci aspettavamo cose buone. Parlavamo del passato comune,
iniziato nel ’66, e del futuro dove ci aspettava il meglio di tutto. L’aria era
calma, senza vento, la strada priva di traffico e potevamo parlare a bassa
voce, con delicatezza. Sentivamo il benessere della vita, il piacere di vivere.
Un’arte che mi aveva insegnato Fulvio, conosciuto due anni prima durante una fase
di assoluta disperazione. Mi aveva aiutato a tirarmene fuori
Voglio
riportare qui ancora in onore di Fulvio, alcune frasi che scrissi intorno al
1982 ricordando il tempo del nostro incontro nell’Università estiva di Debrecen.
Nel
luglio del 1966 Fulvio mi piacque subito molto. Mi sembrò che osservasse le
cose e le persone per meditarci sopra, invece di spiarle per impossessarsene,
usarle o sottometterle, come fa la gente volgare.
Aveva
due anni e mezzo più di noi altri e un’aria assai più matura. Lo scelsi come
l’educatore, il padre, il maestro e l’amico di cui avevo
un grande, insoddisfatto bisogno. Le sue parole non erano mai prive
di idee e sentimenti: Fulvio non era vago di ciance e ostile al pensiero, come
tanti omuncoli e diverse donnicciole incontrati sia a Pesaro sia a Bologna (…)
Sistemai
alla meno peggio la roba, piuttosto brutta poiché in quel tempo le imperiose
donne di casa mi avevano concesso, per carità, la vecchia automobile e un poco
di soldi, però continuavano a mandarmi in giro malconcio, quando invece la mia
insicurezza tragica avrebbe tratto conforto dal potermi presentare meno
malmesso. Mentre mi avviavo a uscire dalla stanza, salutai i tre
compagni dicendo che ci saremmo rivisti all’ora di pranzo. Fulvio ricambiò
cordialmente e sobriamente con “Ciao gianni, ci vediamo più tardi”, rendendomi
lieto solo con il nominarmi, siccome allora ero disgraziato al punto che quasi
nessuno mi chiamava gianni per esigere la mia attenzione o impormi dei servigi,
ma usavano il cognome o nomignoli spregiativi cui rispondevo, tanto ero
precipitato in basso, spinto da vari colpi, compresi quelli che mi infliggevo
da solo (…)
Il
mio vuoto spirituale agognava l’ingozzamento, sicché continuai ad aggirarmi tra
i tavoli con l’anima in pena e l’aria implorante, sperando di sentirmi chiamare
o almeno di trovare una seggiola vuota. Fulvio, da gentiluomo qual è, si
accorse della mia difficoltà, mi raggiunse e si scusò dicendo che non era stato
possibile tenere occupata la quarta seggiola, siccome una
cameriera autoritaria aveva imposto a un romano appena arrivato, Ulderico,
di sedersi al loro tavolo. Comunque dopo mangiato ci saremmo trovati tutti in
piscina. Non dovevo mancare. Gentile, gentiluomo di Parma. Nell’età tragica
della mia vita, Fulvio mi ha aiutato come nessun altro. Basta poco per dare una
mano a un infelice, eppure quel poco i più non lo danno. E’ più facile che
afferrino l’occasione di calpestarlo.
Fulvio
mi aiutò soprattutto quando disse che non capiva perché mi lamentassi tanto,
dato che non mi mancava niente: se avessi avuto un male incurabile, mi avrebbe
compatito, ma poiché non l’avevo, se avessi continuato a lagnarmi, mi avrebbe
preso prima sberle, poi a calci. Gentile, gentiluomo di Parma.Non c’è bisogno
di andare dallo psicologo quando si hanno amici buoni e intelligenti (…)
Mentre
ci allontanavamo da lì, Fulvio mi domandò se avessi già avuto esperienza di
donne. L’avevo limitatissima, e anche quella solo verbale, ma
volli aggravare tale penuria rispondendogli: “No, mi fanno troppa paura”. Poi,
con aria desolata, gli domandai: è grave?”.
Fulvio,
per sua umanità, mi rispose senza irrisione né biasimo: “No, non avrai ancora
incontrato una a te congeniale (…)
Fulvio
mi fu di aiuto non piccolo: mi incoraggiò a pensare con la testa mia, ad
abbattere le lunghe mura dei luoghi comuni, l’erta, scivolosa muraglia dei
pregiudizi inculcati dall’ambiente chiuso di mia provenienza. Fulvio parlava
esprimendo idee, non preconcetti. Allora erano vere e proprie scoperte per me.
Una
volta disse, ricordo, che la bellezza fisica è un valore reale, una forza
potente poco riconosciuta, a parole, dai più, perché solo pochi possono
attribuirsela plausibilmente, mentre il valore dell’intelligenza che molti
ardiscono ascriversi senza suscitare risate, almeno finché stanno zitti, viene
celebrato da quasi tutti. Con questo mi incoraggiò a predermi cura del mio
aspetto conciato male dalla trascuratezza, dall’ingordigia di cibo col quale
cercavo di colmare il vuoto che avevo dentro, simile al caos dove volteggiano i
mostri.
Fulvio
mi induceva a riflettere, mi incoraggiava a pensare in modo autonomo, e questo
in progresso di tempo contribuì non poco alla capacità di attirare l’attenzione
delle donne belle e fini che avrei incontrato. Infatti la rara capacità del
pensiero autonomo, una volta coltivata con esperienze e letture, mi fu
indispensabile per interessare e commuovere le femmine umane migliori cui già
in quel tempo aspiravo, sebbene sprovveduto di mezzi adeguati.
Fulvio
insomma è stato il mio educatore e il mio salvatore (…)
Fulvio,
ti abbraccio con gratitudine eterna
Tuo
gianni
Un grande abbraccio anche da parte mia Fulvio e ricordati di pregare per me mentre io preghero'per te margherita
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