domenica 12 aprile 2020

La storia di Päivi. Capitolo 4. Il dialogo della conoscenza

Yväskylä

Il dialogo della conoscenza

Ero felice. Piacere a una donna di aspetto gradevole e di stile nobile significa fare centro nella natura, entrarci trionfalmente, non essere rinnegati e respinti dal mondo dove siamo finiti, ma diventare partecipi del suo ordine bello. Quando una creatura siffatta ti dice di sì, la vita stessa ti dà la sua approvazione e ti infonde il coraggio necessario a procedere per la salita erta che porta alla pianura della verità[1], il luogo nel cui prato dal verde brillante risplendono immagini integre, semplici, prive di crepe, beate, le idee che costituiscono il nutrimento per la parte migliore della persona, quel cibo spirituale che fa spuntare e potenzia le ali dell’anima.

Ci sedemmo a un tavolino libero con i bicchieri di birra in mano e ci conoscemmo a vicenda con una conversazione di cui ricordo alcune frasi davvero dette, o, dove non le ricordo, integro le parole che due persone della nostra levatura avrebbero potuto[2] dire in tale circostanza.

Päivi: “allora di che cosa vuoi parlare con me?”
Gianni: “mi piacerebbe sentirti parlare di te. Da dove ti viene questo tuo stile bello, sicuro, essenziale, come quello di un’opera d’arte?”
Päivi: “io non sono sicura. Lo stile comunque lo prendo dal mio temperamento e dalle esperienze che mi hanno formato il carattere negli anni della mia vita. Il 19 luglio ne ho compiuti 24”.
“E’ del cancro” pensai. “Anche zodiacalmente mi si addice”. Ma non glielo dissi: mi sembrava troppo razionale e logica quella donna per approvare un’affermazione del genere. Tuttavia, nel mio essere scorpione con ascendente scorpione, per il poco che sapevo di astrologia vidi nel suo essere del Cancro un altro segno del fatto che noi due eravamo predestinati a un amore grande, storico se non eterno.
Ripresi a farle domande e ad ascoltarla con attenzione piena.
Gianni: “Un filosofo greco, Eraclito, afferma che il carattere è il destino dell’uomo[3]. Il tuo a cosa tende?”
Päivi: “A imparare. Io amo imparare, ne sono assetata. E il tuo?
Gianni: “Anche a me piace imparare. Dalla vita e dai libri. Amo apprendere per insegnare. Insegno da cinque anni. Tu per quale motivo vuoi imparare, per chi, oltre che per te stessa?”
Päivi: “ Per curare i nevrotici. Ho appena finito di studiare psicologia all’Università. Ho fatto molti test, ho letto parecchi libri, ho cominciato a scrivere articoli. So già qualcosa ma davvero poco: voglio sapere molto di più. Io ho imparato soprattutto dai libri finora. Tu hai detto dalla vita. Cioè?
Gianni: “Dalle donne innanzi tutto. Quelle di casa mia, poi le amanti, le amiche, le allieve, le colleghe. Per me le donne sono la fonte primaria non solo della vita ma anche della conoscenza. Anzi, gestiscono loro il fuso di Ananche[4], l’asse del mondo, il cardine sul quale tutto gira.
 Poi imparo dai libri. In questa strada sono ancora ai rudimenti. Però da qualche tempo ho capito che devo procedere metodicamente sulla via[5] dell’imparare leggendo, non per gli esami universitari, quelli li ho finiti da tempo, ma per me e per i miei studenti.
In autunno comincerò a insegnare al liceo dopo cinque anni di scuola media dove ultimamente non avevo più stimoli.
Ora che sono qui con te, ne ricevo osservandoti. Guardarti mi rende attento e anche contento. Mi aspetto cose buone dalla vita. Ne ho una visione piuttosto ottimistica. Tante volte sono addirittura felice. Quando faccio una bella lezione dalla quale imparo io stesso mentre insegno[6]; quando scalo una salita dura in bicicletta; quando corro i cinquemila metri illuminato dalla luce sfarzosa del sole estivo, lo faccio ogni giorno anche qui a Debrecen, nella pista dello stadio; quando osservo i lunghi tramonti all’inizio dell’estate; quando parlo con i miei amici più cari. Ma soprattutto quando incontro persone del mio stampo, come credo sia tu. Io sono molto curioso della vita. La amo e qualche volta, anzi spesso, lei mi contraccambia. Tu sei felice?”
Päivi: “Meno di te. Non ho fatto molte esperienza buone”.
Gianni “Sei anche molto più giovane. Io il 14 novembre compirò trent’anni”.
Päivi. Li porti bene. Devi avere una grande vitalità. L’ambito dei miei interessi è più ristretto del tuo. Io imparo quasi esclusivamente dai libri e dai test sui nevrotici. Anche io del resto sono nevrotica, siccome sono molto egocentrica e chiusa in me stessa. Se ci conosceremo meglio, se entreremo in confidenza, ti dirò dell’altro a questo proposito, ora non me la sento. Comunque sì, condivido la tua voglia di parlare tra noi, di conoscerci meglio. Tu non mi sembri banale. Scusa, ripetimi il tuo nome: non ci ho fatto caso prima, quando ti sei presentato. Dimmi anche da quale parte dell’Italia vieni. Il tuo naso è tipicamente italiano. Mi piace. Mio fratello ha una compagna greca. Si vede che in famiglia siamo predisposti a incontrare i Mediterranei. Anche il tuo modo di guardare mi piace”.
Gianni: “ Mi chiamo Gianni, vengo da Pesaro ab antiquo, poi da Bologna e ora da Padova. Ma in autunno tornerò a Bologna. Piacerti mi rende felice per tanti e vari motivi, prima di tutti perché mi piaci molto. In te vedo il mio ideale di donna. Anche io, scusa, non ho notato il tuo nome. E dimmi da quale parte della Finlandia vieni”.
Päivi: “Il mio nome non te l’ho ancora detto. Mi chiamo Päivi. Significa “luce”. I miei parenti vivono a Oulu nella Finlandia settentrionale, vicino al circolo polare artico, ma io ho studiato e ora vivo a Yväskylä, una città universitaria della Finlandia centrale.
Gianni: “ So dov’è. Ne ho sentito parlare da un’amica conosciuta qui a Debrecen, tre anni fa, Si chiama Helena[7]”.
Päivi: “L’hai più vista da allora?”
Gianni: “No, è tornata lassù, tra i boschi e i laghi. E non si è più fatta viva”[8].
Päivi: “ti dispiace?
Gianni: “No. La funzione storica della nostra amicizia era finita”.
Päivi (con un sorriso e un pizzico di ironia): “Oggi magari troverai una ‘funzione storica’ nel nostro incontro”.
Gianni: “Certo, la troveremo insieme”.

Bologna 12 aprile 2020 giovanni ghiselli

(Continua)

1 Cfr. Platone, Fedro, 247b: to; ajlhqeiva~ pedivon.
2Cfr. Tucidide I, 22, 1 “ Quanto a ciò che ciascuno disse con un discorso (…) era difficile sia per me ricordare la precisione alla lettera delle parole dette che io stesso ascoltai, sia per quelli che me le riferivano da qualche altro luogo, ma come mi sembrava che ciascuno avrebbe potuto dire nella maniera più plausibile le parole dovute sulle circostanze via via presenti, attenendomi il più vicino possibile al senso generale delle parole veramente dette, così sono state riportate".
3h\qo~ ajnqrwvpw/ daivmwn, fr. 119 Diels - Kranz.
4Cfr. Platone, Repubblica, 616d. j Anavgkh~ a[trakton.
5 Procedere metodicamente sulla via è una tautologia poiché “metodicamente” significa già sulla via (greco oJdov~) . Ma allora ero appunto rudimentale e non lo sapevo.
6 “homines, dum docent discunt "Seneca, Epist., 7, 8., gli uomini, mentre insegnano, imparano.
7 Elena per cui cfr. un’altra storia contenuta in questo blog.
8 Cfr "Thou hast committed…
 "fornication but that was in another country, - and besides, the wench is dead " "tu hai…” "fornicato; ma fu in un altro paese e oltretutto la ragazza è morta. The jew of Malta , IV, 1. T. S. Eliot utilizza queste parole del frate e di Barabba come epigrafe a Portrait of a Lady, Ritratto di signora. Del resto io non avevo fornicato con Helena: ci eravamo amati. La storia è presente nel blog ed è bella.

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