Francesco Hayez, Solone |
Mi osservò per qualche secondo, poi fece:“ Italian
alsways arrange, poi tu sei il principe degli arrangiamenti retorici. Io
apprezzo i tuoi racconti, mi piacciono molto il tuo greco e il tuo latino, ma
non ho bisogno di tante lusinghe, né di altrettanta cultura esibita per
risponderti che mi piaci e che farò l’amore con te, Gianni. Probabilmente
questa sera stessa. Sempre che non arrivi qualche segno contrario, un
uccellaccio di malaugurio, malamente ominoso diresti tu, che so io, magari
addirittura una cornacchia decrepita, guercia, grassa, zoppa e ributtante”,
aggiunse con un sorriso
“Non ci
saranno cornacchie, ma passeri agili e bene auguranti con il frullare veloce
delle loro ali. Ci saranno
anche Venere, Cupido e Priapo. Venerem iungemus per mille figuras[1] e
la più ovvia di queste renderemo bella come un’opera d’arte, come sei tu, al
punto che i sacerdoti santi benediranno la nostra lussuria. Con il superfluo
baccheggeremo domani”.
“ Vedo che
ti piace molto usare il latino oltre il greco. Ogni tanto utilizzi anche
Shakespeare.”
“ Sì quel
bardo geniale è uno dei miei autori - accrescitori. Il latino lo uso non solo
per piacere ma anche per evitare le parolacce: infatti questa madre della mia
lingua madre, la mia lingua nonna potrei dire un po’ banalmente, mi aiuta a
rispettare il pudore: non potrei mai parlati di fellare in
inglese o in italiano. Tanto meno proportelo. Mi vergognerei come un ladro”.
“Non c’è
bisogno che tu lo traduca. Fellatio è un termine invalso in psicologia ”.
“ Anche io credo che faremo presto l’amore, Päivi mia. Lo stiamo già
facendo con le parole e con gli occhi. Mi sembra che ci specchiamo l’uno
nell’altro. Noi siamo uno l’ego dell’alter o l’alter dell’ego,
come preferisci.
“Scegli tu”
“E’ lo
stesso: nam et tu es Ioannes , et ego Päivi sum[2].
In noi due
che ci amiamo, anzi, c’è del narcisismo. Non seì narcisista tu sola”.
“Lo vedo”.
“Nel nostro
caso comunque, essere narcisisti non è male. Abbiamo motivi seri per piacerci.
Ci scambieremo gioia, conoscenza preziosa, e virtù.”
“Che cosa è
la virtù, secondo te?”
“ E’ una
delle cose diritte: et haec recta est, flexuram non recipit” secondo
Seneca[3]. E’ una
capacità ascetica. Non intendo l’ascesi della rinuncia ma quella del
rafforzamento della propria persona.
Diventare se
stessi, realizzarsi completamente e aiutare gli altri, questa è virtù. Virtù
non senza morale. Noi due ci aiutiamo a vicenda, e questo non è un sofisma. La
felicità che provo nel comunicare con te tutto il bene che sento solo a
guardarti, è un aiuto grande per me, per la mia crescita, e per la tua. Tu sei
mia accrescitrice quanto e più degli auctores. Ne ho la certezza
già ora. Fra quarant’anni magari ne riparleremo”.
“Ci tieni a
vivere tanto a lungo?”
“Io sì,
anche più a lungo, finché posso imparare”.
“Come
Solone[4],
vero? Ti capisco: anche per me imparare è lo scopo più grande della vita”.
“Il mio è
fare l’amore con te”.
“Sei carino,
davvero. Io però non ho da raccontarti storie interessanti come quella dei
fichi malintesi da Crasso.”
“ Tu hai di
meglio. Tu hai molto di più di quei fichi incompresi. Tu incarni uno stile
esemplare per me. Con te posso essere me stesso al livello più alto, poiché ti
piace ciò che è bello e fine, come sei tu”.
[2] Cfr. “non errasti - inquit
- mater nam et hic Alexander est” in Curzio Rufo, Historiae Alexandri Magni 3 12, 17 - Non hai sbagliato, madre, disse, infatti
anche questo è Alessandro. Lo disse Alessandro Magno di Efestione quando, dopo
la battaglia di Isso, la madre di Dario, fatta prigioniera, aveva creduto che
Efestione, più prestante, fosse il re vincitore, ossia Alessandro.
[4] Päivi qui allude a ghravskw d’ aijei;
polla; didaskovmeno~, invecchio
imparando sempre molte cose
Nessun commento:
Posta un commento