La necessità di conoscere la storia. Erodoto e Papa Francesco
Prendo spunto dalla Lettera enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti per passare agli storiografi la cui conoscenza trascurata da sempre ora è quasi del tutto abiurata come inutile o addirittura dannosa.
Personalmente ho imparato dagli storiografi antichi, da Erodoto ad Ammiano Marcellino a leggere e interpretare i fatti della storia contemporanea che seguo dal tempo della crisi di Cuba del 1962.
Ma partiamo da Papa Bergoglio: “In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici trasnazionali che applicano il divide et impera” (Fratelli tutti , capitolo I, 12)
Virgilio interpreta con queste parole attribuite ad Anchise morto la pace imposta da Augusto::"tu regere imperio populos, Romane, memento/ (haec tibi erunt artes) pacique imponere morem,/parcere subiectis et debellare superbos"( Eneide, VI, 851-853), tu, Romano, ricorda di guidare i popoli con il tuo impero (queste saranno le tue arti) e di imporre una norma alla pace, risparmiare i sottomessi e ridurre all'obbedienza i superbi.
In parole più crude e più vere, si trattava di sterminare i popoli riottosi e gli “Stati canaglia” dell’epoca. Virgilio scrive con grande perizia ma insegna prima di tutto la sottomissione al potere, essendo il panegirista dell’imperatore, il primo augusto appunto.
Ma torniamo a Bergoglio: “Per questo stesso motivo si favorisce anche una perdita di senso della storia che provoca ulteriore disgregazione (…) Restano in piedi unicamente il bisogno di consumare senza limiti e l’accentuarsi di molte forme di individualismo senza contenuti. In questo contesto si poneva un consiglio che ho dato ai giovani:
“Se una persona vi fa una proposta e vi dice di ignorare la storia (…) quella persona ha bisogna che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse e sottomettervi ai suoi piani (…) A tale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, che rifiutino la ricchezza spirituale e umana che è stata tramandata attraverso le generazioni, che ignorino tutto ciò che li ha preceduti” (Fratelli tutti , capitolo I, 13)
Cicerone nell'Orator [1] scrive "Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum. Quid enim est aetas hominis, nisi eă memoriā rerum veterum cum superiorum aetate contexitur?" (120), del resto non sapere che cosa sia accaduto prima che tu sia nato equivale ad essere sempre un ragazzo. Che cosa è infatti la vita di un uomo, se non la si allaccia con la vita di quelli venuti prima, attraverso la memoria storica?
La storia oltretutto è associata alla poesia: Giambattista Vico afferma che "la storia romana si cominciò a scrivere da' poeti", e inoltre, utilizzando un passo di Strabone (I, 2, 6) sulla continuità tra l'epica ed Ecateo, :"prima d'Erodoto, anzi prima d'Ecateo milesio, tutta la storia de' popoli della Grecia essere stata scritta da' lor poeti"[2].
Posso fare l’esempio di Omero per i Greci, Omero utilizzato anche “politicamente” da Tucidide nella sua “archeologia”, poi Nevio ed Ennio che raccontano le guerre puniche prima di Tito Livio tra i Latini,
Sentiamo Nietzsche sulla storia antiquaria: “Osserva il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al piolo dell'istante (…) solo per la forza di usare il passato per la vita e di trasformare la storia passata in storia presente, l'uomo diventa uomo"[3].
Erodoto insegna l’obiettività epica nei confronti del nemico riprendendola da Omero.
Leggiamo le prime parole delle Storie
"Questa è l'esposizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, perché gli eventi scaturiti dall'attività umana con il tempo non diventino oscuri, né le imprese grandi e meravigliose messe in luce alcune dagli Elleni altre dai barbari, rimangano prive di gloria, e tra le altre cose in particolare per quale causa combatterono tra loro".
Si noti l'obiettività per cui anche i barbari hanno compiuto e[rga megavla te kai; qwmastav gesta grandi e meravigliose e per la quale Plutarco nel De Herodoti malignitate, Peri; th`~ JHrodovtou kakohqeiva~ ( 857a) accuserà lo storiografo di Alicarnasso di essere filobavrbaro".
Questo non significa che fosse “miselleno
Erodoto riconosce a ogni popolo il diritto di conservare la sua cultura e i suoi costumi
A proposito di accettazione di culture diverse, un valore che diventa sempre più raro[4], prezioso e necessario alla sopravvivenza della nostra specie, Erodoto racconta di un novmo" babilonese che anzi egli considera sofwvtato", avvedutissimo (I, 196): lì le ragazze belle vengono messe in vendita per essere sposate. Le brutte si comprano il marito con il denaro ricavato:"to; de; crusivon ejgivneto ajpo; tw'n eujeidevwn parqevnwn, kai; ouJvtw" aiJ eu[morfoi ta;" ajmovrfou" kai; ejmphvrou" ejxedivdosan" (I, 196, 3), il denaro veniva dalle ragazze di bell'aspetto, e così le belle davano in matrimonio le brutte e le storpie. Questo, secondo Erodoto, era il loro costume antico più bello (kavllisto" novmo").
Non tutto del resto viene approvato. Questa usanza è caduta in disuso, e ne è subentrata un’ altra: quella di prostituire le figlie entrato in uso dopo che i Babilonesi, conquistati, sono caduti in disgrazia e in rovina.
Lo storiografo condanna decisamente la prostituzione sacra nel tempio di Militta: “oJ de; dh; ai[scistoς tw`n novmwn” (I, 199)
Un altro costume pregevole, il secondo per saggezza (novmoς deuvteroς sofivh/) è quello trasportare i malati in piazza in quanto non hanno l’uso dei medici: “tou;ς kavmnontaς ejς th;n ajgorh;n ejkforevousi: ouj ga;r dh; crevwntai ijhtroĩsi” (I, 197). I malati scampati a una malattia danno consigli esortando a fare quello che hanno fatto loro stessi per guarire.
Nel terzo libro troviamo un episodio che conferma il valore della equivalenza. Lo riferisco subito poiché mi sembra uno dei più alti insegnamenti della storiografia antica. Il re Dario dunque aveva domandato a dei Greci se sarebbero stati disposti a cibarsi dei loro padri morti, ed essi risposero che non l'avrebbero fatto per niente al mondo. Quindi il re dei Persiani chiese agli Indiani chiamati Callati" oi{ tou;" goneva" katesqivousi"( III, 38, 4) che mangiano i genitori, a quale prezzo avrebbero accettato di bruciarli nel fuoco, e quelli, gridando forte, lo invitavano a non dire tali empietà. Così, conclude Erodoto, queste usanze sono diventate tradizionali, e a me sembra che Pindaro abbia fatto affermando che la consuetudine è regina di tutte le cose ("novmon pavntwn basileva fhvsa" ei\nai").
Chi ha torto in modo assoluto, secondo Erodoto, è Cambise " pantach'/ w\n moi dh'lav ejsti o{ti ejmavnh megavlw" oJ Kambuvsh""( III 38) da ogni punto di vista dunque per me è evidente che molto matto era Cambise[5]; altrimenti non si sarebbe messo a schernire religioni e costumi. Non solo: arrivava a bruciare le immagini dei santuari (III, 37, 3).
Di tale relativismo culturale Erodoto è stato maestro.
Recentemente nella nostra televisione si sono viste donne biasimate, o derise, o vituperate, per il fatto che portano il burka con orgoglio.
Erodoto nel terzo libro presenta un dibattito costituzionale tra i nobili persiani
Vediamo alcuni punti di questo tripolitiko;~ lovgo~.
Erodoto attraverso Otane formula già la teoria, che ritroveremo in Polibio, secondo la quale la monarchia degenera inevitabilmente in tirannide.
Il tiranno è tale poiché esercita un potere che non subisce controlli. Otane contrappone alla monarchia il regime democratico che prima di tutto ha il nome più bello, ijsonomivhn, poi non fa nulla di quanto perpetra l'autocrate: infatti esercita a sorte le magistrature ed ha un potere soggetto a controllo:" uJpeuvqunon de; ajrch;n e[cei" (III, 80, 6).
La mancanza di controllo ne fa l'antitesi del capo democratico.
Tale è Serse nei Persiani di Eschilo.
Il grande re, pur se sconfitto, " oujc uJpeuvquno" povlei" (v. 213), non è tenuto a rendere conto alla città, come invece lo è uno stratego eletto dal popolo. Anche se Serse perderà la guerra, si consola la madre Atossa, dopo avere raccontato il sogno premonitore della sconfitta e il brutto segno dato dagli uccelli "swqei;~ d j oJmoivw~ th'sde koiranei' cqonov~" (v. 214), basta che si salvi e continuerà comunque a comandare su questa terra.
Tra i sette nobili Persiani, quando ebbero parlato Megabizo, che propugna l'oligarchia, e Dario il quale sostiene la monarchia, e l'inevitabilità della degenerazione verso le rispettive forme deteriori sia della democrazia sia dell'aristocrazia (III, 82), prevale quest'ultimo con l'argomento che a loro la libertà era venuta da un monarca.
Allora Otane non entrò in lizza per diventare re dicendo parole molto belle, una specie di manifesto dell'antisadismo:"ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw" (III, 83, 2), infatti non voglio comandare né essere comandato.
Le storie dei diversi popoli di Erodoto pesentano, al pari dei drammi, un contenuto pedagogico: quella di Creso per esempio che si era illuso di essere l'uomo più felice della terra, ma, sconfitto e catturato da Ciro re dei Persiani, comprende che c'è un ciclo delle vicende umane il quale non permette che siano sempre gli stessi uomini a essere fortunati:"ta; dev moi paqhvmata ejovnta ajcavrita maqhvmata gevgone", le mie sofferenze che sono state spiacevoli, sono diventate apprendimenti (I, 207). Ritorna il tw`/ pavqei mavqo~ dell’Agamennone (177) di Eschilo.
La letteratura e la storiografia da Omero in avanti hanno un’esistenza simultanea.
Procederò con Tucidide.
Pesaro 11 luglio 2022 ore 17, 04
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Del 46 a. C.
[2]La Scienza Nuova , Pruove filologiche, III e VIII.
[3] F. Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, in Considerazioni inattuali II, 1.
[4] Pochi anni fa si inorridiva per i costumi delle donne afgane le quali sono state bombardate con i loro figli in nome della loro liberazione.
[5] Sulla follia di Cambise torneremo più avanti mostrandone altri aspetti.
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