Ammazzare la propria madre è il
delitto più orrendo. Una forma di suicidio deviato, fuorviato.
Elettra dice alla madre che durante il parto nessuno l’ha assistita poiché nessuno vuole procurarsi amici poveri: “pevnhta~ oujdei;~ bouvletai kta`sqai fivlou~” (1131).
Perfino Papa Francesco gratifica del titolo di amico Scalfari, uno tutt’altro che povero.
Clitennestra dice alla figlia che intende fare il sacrificio quvsw (1133) consueto dieci giorni dopo la nascita di un familiare, poi raggiungerà Egisto nel campo dove sacrifica alle ninfe. Ma i sacrificati sono proprio loro due. ùLa donna cerca di tenere i piedi un due staffe: conclude dicendo: “dei` ga;r kai; povsei dou`nai cavrin” (1138)
Elettra dice alla madre che può entrare nella sua povera casa –cwvrei pevnhta~ ej~ dovmou~ -1139- ma deve badare che il fumo non le sporchi i vestiti.
Nell’Agamennone di Eschilo si legge:" Dika de; lavmpei me;n ejn-duskavpnoi" dwvmasin", vv. 773-774, Giustizia brilla nelle case dal povero fumo.
In questa tragedia di Euripide la Giustizia nella povera casa di Elettra sarà molto dura, priva di pietà per una madre.
Dentro il tugurio c’è Oreste pronto al matricidio.
Clitennestra entra e la figlia pronuncia la condanna a morte della madre odiata: raggiungerà Egisto che è già stato ucciso da Oreste (vv. 840-841).
“Ti farò il favore di farti pagare il fio dell’assassinio del padre mio” -1146 conclude Elettra.
Il coro deplora la catena di delitti che avvinghia la stirpe dei Pelopidi: “ajmoibai; kakw`n- 1147 , alternanza di mali.
Viene in mente un responso della Pizia di Delfi nelle Storie Erodoto Gli Spartani al tempo di Creso erano riusciti a sconfiggere i Tegeati solo dopo essere ricorsi all’ombelico del mondo. La sacerdotessa interrogata, aveva risposto che dovevano riportare in patria le ossa di Oreste. E siccome i Lacedemoni non le trovavano, erano tornati a chiederle aiuto. Ella allora aveva cantato, in esametri: "c'è in Arcadia una Tegea, in luogo piano,/dove due venti soffiano per possente necessità,/ e colpo e contraccolpo, e male su male si posa" (kai; tuvpo" ajntivtupo", kai; ph'm j ejp j phvmati kei'tai, I, 67, 4).
Il coro ricorda le urla di Agamennone quando cadde nella vasca- ejn louvtroi~-1148- colpito dalla moglie
Ma ora palivrrou~ Divka (1155), Giustizia torna indietro contro la donna che ha compiuto il delitto come leonessa di montagna ojreiva ti~ wJ~ levain j1162.
Nell’Agamennone di Eschilo, Cassandra vede, in visione estatica la bipede leonessa (divpou~ levaina, 1258) che giace col lupo in assenza del nobile leone e la ucciderà. Sta affilando l’arma (favsganon, 1262) e si vanta di fargli pagare con la morte il fatto di avere portato Cassandra ad Argo
Il Coro sente da fuori l’urlo di Clitennestra mentre i figli la uccidono.
Quidi i due matricidi escono, cioè rientrano in scena sporchi del sangue della madre.
Il coro commenta che nessuna stirpe è più sciagurata ajqliwvtero~ di quella dei Tantalidi (1175).
In effetti ammazzare la propria madre è una forma di suicidio deviato, fuorviato.
Oreste deplora le azione sanguinarie, abominevoli- e[rga fovnia musarav (1179) da lui compiute.
Elettra si prende parte della colpa: nel fuoco della furia, disgraziata, mi sono scagliata contro la madre che mi aveva partorito.
In certe situazioni si dovrebbe prendere tempo
Alcune parole sull’ira
Orazio sentenzia:"ira furor brevis est " (Epist. I, 2, 62), l'ira è una breve follia.
Seneca considera l'ira una forma di insania e un sintomo di impotenza:" iram dixerunt brevem insaniam; aeque enim impotens sui est ", dissero che l'ira è una breve pazzia; infatti è incapace di dominarsi, proprio come quella (De ira , I, 1). Inoltre non è naturale poiché essa desidera infliggere pene (poenae appetens , I, 6) mentre la natura dell'uomo non lo desidera:"ergo non est naturalis ira ", I, 6).
Il coro compiange tutti gli sciagurati ma considera giusto il contrappasso di Clitennestra.
Oreste però teme che il delito commesso lo escluda da ogni comunità umana
Elettra che nessuno vorrà sposarla
Il coro le fa notare la contraddizione, dato che ha spinto il fratello a commettere il delitto.
Ricordo che nell’Elettra di Sofocle questa figlia di Agamennone è una virago ancora più decisa: quando sente Clitennestra che urla. “w\moi pevplhvgmai (Sofocle, Elettra, 1415), la figlia grida al fratello in antilabé con la madre:” pai'son, eij sqevnei", diplh'n " (v. 1415), colpisci ancora, se ce la fai. [1]
Parole chiave del dramma omesse da quell’imbecille di Lavia nella rappresentazione al teatro greco di Siracusa.
L’Elettra di Sofocle è databile negli anni 418-417; l’Elettra di Euipide nel 413.
Oreste rievoca un particolare molto penoso per lui: la mamma si è svestita e gli ha mostrato il seno mentre veniva massacrata: “e[deixe masto;n ejn fonai`sin” (1207)
Nelle Coefore di Eschilo la madre prega il figlio di fermarsi e gli dice: “ tovnde d j ai[desai , tevknon,- mastovn, w\ pai`, rispetta questo seno o figlio, su cui tante volte mentre ti addormentavi con le gengive succhiasti il latte che ti nutriva (896-898)
Oreste, nell’Elettra di Euripide,seguita raccontando che la madre lo supplicava strisciando per terra con le membra che lo avevano generato ma lui le afferrava la chioma.
Clitennestra però continuava a supplicarlo e si aggrappava al volto del figlio che lasciò cadere la spada, ma poi la riprese, chiuse gli occhi e compì il sacrificio cacciando l’arma nella gola della madre.
Euripide accentua degli aspetti patetici di questo atto orrendo.
Elettra cerca di attenuare la colpa di Oreste dicendo che è stata lei a incitarlo e a impugnare la spada con lui.
La corifea commenta dicendo: “deinovtaton paqevwn e[rexa~”, hai attuato la più tremenda delle sofferenze (Euripide, Elettra, 1226)
Pesaro 16 luglio 2022 ore 11, 39
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Cfr. l’Elettra di Hugo Von Hofmannstal la quale grida "come un demone": Colpisci! Un'altra volta!" (Elektra del 1904).
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