L’influenza di Socrate si è allargata sulla posterità come le ombre che diventano sempre più grandi al sole della sera.
Quasi ogni epoca ha cercato di liberarsi dai Greci poiché in confronto a loro ogni opera sembra perdere improvvisamente colore e vita e ridursi a brutta copia, anzi a caricatura. Spesso esplode la rabbia contro quel popoluccio arrogante che chiamava barbari gli altri popoli[1], nonostante le istituzioni limitate e i brutti vizi che li contraddistinguono. Ma non fu trovata la cicuta per ucciderli. Il fatto è che i Greci tengono in mano come aurighi la nostra cultura, e qualsiasi cultura europea, anche se i cavalli sono scadenti e inadeguati alla gloria dei loro aurighi che consideravano uno scherzo cacciare i cavalli in un abisso superato invece da loro con un salto.
Anche Socrate è stato una guida per la cultura europea: egli è il prototipo dell’uomo teoretico. Questo è felice per il disvelamento (ajlhvqeia) della realtà. Certo la realtà non può essere svelata tutta e il Lessino Laocoonte, 1766), il più onesto uomo teoretico, proclamò che a lui interessava più la ricerca della verità che la verità stessa.
Ma c’è anche l’idea illusoria di Socrate il quale credeva che attraverso il filo conduttore della causalità si potesse giungere negli abissi dell’essere e che il pensiero potesse non solo conoscere ma addirittura correggere l’essere. Questa illusione metafisica conduce la scienza verso l’arte. La scienza va a finire nel mito (cfr. p. e. il buco nero).
Socrate fu dunque il mistagogo della scienza. Mustagwgov~ è quello che inizia ai misteri. Tale tendenza universale della scienza applicata alla prassi egoistica di individui e di popoli ha portato allo sterminio di etnie intere con la conseguenza di un pessimismo pratico che può perfino produrre l’orripilante etica del genocidio per pietà.
Ma Socrate è il prototipo dell’ottimista teoretico che concede al sapere e alla conoscenza la forza di medicina universale e vede nell’ignoranza, nell’errore, il male. Per lui i fatti morali più sublimi, i moti della compassione, dell’eroismo, perfino la tranquillità dell’anima che il greco apollineo chiamava swfrosuvnh derivano dalla dialettica del sapere e sono considerati apprendibili. Ma la scienza procedendo corre senza sosta verso i suoi limiti e davanti a questi l’ottimismo naufraga.
Allora irrompe la conoscenza tragica la quale per essere sopportata ha bisogno dell’arte come protezione e rimedio.
La scienza giunta ai suoi limiti porta al bisogno d’arte. E al mito.
Pesaro 17 luglio 2022 ore 11, 46
giovanni ghiselli
[1] Cfr. viceversa Andromaca nelle Troiane di Euripide: cruciali sono i versi con i quali Andromaca accusa i Greci di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [Ellhne~ kakav-tiv tonde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion; (764-765), o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente?
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