Nel corso che terrò alla Primo Levi da ottobre a dicembre commenterò le tragedie più note e rappresentate- in particolare molti versi della Medea e delle Baccanti, e non pochi versi delle altre tragedie più note (Alcesti, Ippolito, Troiane, Ecuba, Ifigenia in Aulide per esempio),
In questi antipasti dell’estate considero alcuni particolari significativi delle tragedie meno note. Ogni testo sarà commentato con altri testi del medesimo autore e anche di altri autori. E pure dalla mia sensibilità letteraria,
Voglio dare a chi mi seguirà una visione d’insieme di Euripide che ho cercato di acquisire con molto studio e il gioioso amore per le tragedie greche. Credo di essere tra i massimi amanti mondiali del teatro greco e uno dei non minimi né dei mediocri esperti di esso.
Eraclidi (intorno al 430)
L’insaziabilità
Negli Eraclidi, il coro dei vecchi ateniesi afferma che gli araldi ingrandiscono quanto è accaduto raddoppiandolo e innalzandolo come una torre (pa`si khvruxi novmo~ di;~ tovsa purgou`n, v. 293).
Si tratta dell’araldo di Euristeo che ha minacciato Demofonte il re di Atene il quale lo ha cacciato.. Gli araldi sono generalmente malvisti da Euripide e malfamati.
Cassandra, nelle Troiane (415) introduce un discorso diretto a Taltibio[1] iniziando con queste parole :" davvero è tremendo il servo (h\/ deino;~ oj lavtri~).
Perché mai hanno questo nome gli araldi, questi servi dei tiranni e delle città,
oggetto di comune odio a tutti i mortali?" (vv.424-426).
Gli Eraclidi con le Supplici sono inni celebrativi di Atene, la città che accoglie e difende i perseguitati che qui sono i figli di Eracle minacciati di morte da Euristeo, re di Argo.
Il coro di vecchi ateniesi nel terzo stasimo dice che sarebbe un male-kakovn- se per gli ordini di Argo consegneremo i supplici qua giunti- ijkth`ra~ paradwvsomen (758-759).
Nel quarto stasimo i coreuti ricordano che Atena proteggeva Eracle il padre dei giovani arrivati supplici nella città della dea-qea`~ povli~-922- e il popolo consacrato alla figlia di Zeus li ha salvati-e[swse-
Nel farlo ha fermato la tracotanza di un uomo, Euristeo, il cui animo emotivo era violento invece che giusto. Il coro conclude agurandosi di non essere mai ajkovresto~ 927- insaziabile cfr. korevnnumi, sazio e kovro~ sazietà.
Nel primo stasimo dell’Agamennone (del 458) il coro canta:
"Infatti non c'è riparo per l’uomo che, volto a sazietà di ricchezza, ha preso a calci il grande altare di Giustizia-ajndri;- laktivsanti mevgan Divka~-bwmovn-, con il proposito di annientarlo" (Agamennone, 381-384).
Già la sazietà è un sintomo di u{bri~. Infatti si dice che è bene concludere i pasti conservando un po’ di fame.
Invece l’appetito disonesto è ajkovresto~, insaziabile. E non solo quello del cibo
Nel Satyricon il poeta Eumolpo per riempire il tempo del viaggio sul mare, recita un lungo carme di 295 esametri sulla guerra civile.
I primi versi di questo bellum civile biasimano appunto l'insaziabilità dei Romani i quai avevano già occupato il mondo e ancora non bastava:"orbem iam totum victor Romanus habebat,/qua mare, qua terrae, qua sidus currit utrumque./nec satiatus erat" (119, vv. 1-3), il Romano vincitore possedeva già l'universo mondo, per dove il mare, per dove le terre, per dove corrono l'una e l'altra costellazione. E non era ancor sazio.
Nell’Asino di Machiavelli (1516) un uomo trasformato in porco rifiuta la metamorfosi opposta quando gli viene proposta.
“e fe’ questa risposta-tutto turbato il fangoso animale”
“vanne a tua posta” risponde, vai per i fatti tuoi, quindi rifiuta l’offerta e spiega:
Vi sbagliate per amore di voi stessi credendo che non ci sia niente di meglio della vita umana
Noi animali giriamo e andiamo dove stiamo meglio.
invece uomini
“Voi, infelici assai più che non dico,
gite cercando quel paese e questo,
non aere per trovar freddo od aprico
ma perché l’appetito disonesto
de l’aver non vi tien l’animo fermo
nel viver parco, civile e modesto;
e spesso in aere putrefatto e infermo,
lasciando l’aere buon, vi trasferite;
non che facciate al viver vostro schermo.
Noi l’aere sol, voi povertà fuggite,
cercando con pericoli ricchezza,
che v’ha del bene oprar le vie impedite”.
Negli Eraclidi troviamo una regola delle convenienze femminili, di quanto si addice alla donna, presente anche nelle Troiane e nell’Andromaca.
Macaria, la ragazza figlia di Eracle che sacrifica la propria vita per salvare i fratelli, dice a Demofonte re di Atene
" per la donna gunaikiv infatti il silenzio sighv- e la temperanza kai; to; swfronei'n- è la cosa più bella kavlliston-, e rimanere tranquillamente dentro casa ei[sw q j h{sucon mevnein dovmwn-"(Eraclidi, 476-477).
Questa tragedia è di insolita brevità (1055versi). Stobeo (V secolo) ne cita alcuni che nella versione a noi giunta non compaiono, sicché c’è il sospetto che ci sia pervenuto un testo abbreviato.
Pesaro 7 luglio 2022 ore 10, 34
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Questo personaggio nell'Iliade godeva di rispetto e autorità (cfr. 7, 276)
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