Taltibio racconta a Ecuba la morte di Polissena
Quando Neottolemo ebbe impugnato la spada, Polissena parlò in maniera davvero nobile, da sorella di Ettore e principessa di Troia: ejkou'sa qnhvskw: mh; ti" a{yhtai croov"- toujmou' (548-549), di mia volonta muoio, nessuno tocchi la pelle mia, offrirò infatti la gola con cuore saldo.
Ovidio:
“Vos modo, ne Stygios adeam non libera manes,
este procul, si iusta peto, tactuque viriles
Virgineo removete manus! Acceptior illi
Quisquis is est, quem caede mea placare paratis,
liber erit sanguis; …” (Metamorfosi, XIII, 465-469),
ora voi, perche io non scenda non libera alle ombre Stigie
state lontani, se chiedo il giusto, e allontanate le mani
di maschi dal contatto con la vergine! Più gradito a quello
chiunque lui sia, che vi accingete a placare ammazzandomi,
sarà il sangue libero…
Ammazzatemi lasciandomi libera, perche muoia libera- wJ" ejleuqevra qavnw (Ecuba, 550), io che sono di stirpe regale basiliv" non voglio essere chiamata schiava (douvlh, 552)
Polissena ha osservato persino l’etichetta della principessa pur in un momento che avrebbe sconvolto chiunque ma, come si dice, noblesse oblige. La folla apprezzò e applaudì. Agamennone ordinò ai guardiani di scostarsi. Polissena lacerò il proprio peplo dalla spalla all’ombelico e scopri le mammelle e il petto bellissimo come di statua-mastouv" t j e[deixe stevrna q j wJ" ajgavlmato"- kavllista (560-561).
Poi la principessa posò a terra il ginocchio.
(cfr.Lucrezio e la sua principessa, Ifigenia, molto diversa: “ muta metu terram genibus summissa petebat”, I, 92.
Quindi Polissena disse parole piene di coraggio: ecco, giovane pai'son, colpisci il petto se vuoi, o la gola che è qui pronta-laimo;" eujtreph;" o{de (565).
Lui per compassione della ragazza non volendo e anche volendo-o[ d j ouj qevlwn te kai; qevlwn oi[ktw/ kovrh" (566), taglia con il ferro i canali del respiro tevmnei sidhvrw/ pneuvmato" diarroav" (567).
Sgorgavano sorgenti di sangue.
Mentre moriva la ragazza regale comunque si dava molta cura di cadere in bella forma pollh;n provnoian ei\cen eujschvmwn pesei'n (569) con decoro , coprendo ciò che si deve coprire rispetto agli occhi degli uomini-kruvptous j a} kruvptein ommat j ajrsevnwn crewvn (570).
Ovidio scrive:
“ pertulit intrepidos ad fata novissima vultus
tunc quoque cura fuit partes velare tegendas
cum caderet, castique decus servare pudoris” (Metamorfosi, XIII, 478-480), portò avanti lo sguardo fiero fino all’ultimo istante concesso e anche allora cadendo ebbe cura di tenere celate le parti da coprire e di conservare il decoro del casto pudore.
Quindi la ragazza morì e tutti si davano da fare per onorarla, alcuni dalle mani gettavano foglie- ejk cerw'n fuvlloi" e[ballon sul cadavere, altri accatastavano tronchi di pino per il rogo.
Chi non faceva niente veniva apostrofato con w\ kavkiste (577) non hai nulla da offrire a un’anima così nobile? Taltibio conclude il racconto dicendo che in Ecuba vede eujteknwtavthn te se pasw'n gunaikw'n dustucestatavthn q j oJrw' (581-582) la donna che ha avuto la prole migliore e anche quella che ha avuto la sorte peggiore.
Anche Seneca nelle sue Troiane descrive la morte di Polissena con ammirazione nei confronti della ragazza che conserva il pudore verginale,
“…et tamen fulgent genae
magisque solito splendet extremus decor
ut esse Phoebi dulcius lumen solet
iamiam cadentis…” (1138-1141)
(1138-1141) e tuttavia splendono le guance, e più del solito brilla il fascino ultimo come suole essere più dolce la luce di Febo ormai ègià vicino a cadere.
La folla è stupefatta e quasi tutti la ammirano: alcuni li commuove formae decus (1144) la bellezza della persona, altri mollis aetas (1145), la tenera età, altri vagae rerum vices le turbinose vicende della vita, tutti comunque colpisce l’animo forte che va incontro alla morte movet animus omnes fortis et leto obvius (1146) . Quando il figlio di Achille si erse sul tumulo paterno audax virago non tulit retro gradum (1151), l’audace eroina non indietreggiò, conversa ad ictum stat truci vultu ferox (1152), ma protesa al colpo rimane dritta e fiera con sguardo minaccioso.
Non manca il consueto tocco deformante, preespressionistico di Seneca
Un tale coraggio colpisce tutti; Pirro ne è commosso, forse addirittura spaventato: “novumque monstrum est Pyrrus ad caedem piger” (1154), c’e un prodigio mai visto Pirro è restio a versare il sangue
Però poi la colpisce e il sangue esce a fiotti dal largo squarcio. “Nec tamen moriens adhuc-deponit animos: cecidit, ut Achilli gravem-factura terram , prona et irato impetu ” (1157-1159) Polissena perde molto sangue ma non il coraggio, cadde, come per rendere pesante la terra ad Achille, distesa e con impeto selvaggio. Uterque flevit coetus; at timidum Phryges- misere gemitum, clarius victor gemit”, l’uno e l’altro popolo pianse, ma i Frigi emisero un gemito sommesso, il vincitore piu sonoro.
La corifea commenta dicendo: una terribile sventura deinovn ti ph'ma (583) è caduta sui Priamidi e sulla mia città per le necessità degli dei. Ecuba si sente sopraffatta dai mali e non sa quale osservare pollw'n parovntwn, poiché sono troppi e si accavallano. Il tuo pavqo", Polissena, mi induce a piangere, eppure mi hai tolto l’eccesso del dolore dopo che mi sei stata raccontata come gennai'o" (592) sei morta da nobile, in maniera degna della tua stirpe.
Ecuba dunque prova “una strana consolazione” per la nobilta con la quale la sua ragazza è morta, splendendo di bellezza, come un’opera d’arte, e parlando con il coraggio di un eroe:
“Non è strano che, se la terra è cattiva,/ma ottiene buone condizioni dagli dei, produce buona spiga,/mentre se è buona, ma non riceve quanto essa deve ottenere,/ dà cattivi frutti; tra gli uomini invece, sempre/il malvagio non è nient'altro che cattivo / mentre il buono e buono, né per una disgrazia/guasta la sua natura, ma rimane sempre onesto?
(“oJ me;n ponhro;" oujde;n a[llo plh;n kakov",-oJ d j ejsqlo;" ejsqlov", oujde; sumfora'" u{po-fuvsin dievfqeir j , ajlla; crhstov" ejst j ajeiv;” 597-598)
Dunque i genitori fanno la differenza o l'educazione?/Certamente anche essere educati bene, porta/ un insegnamento di onestà; e se uno l’ha imparato bene,/ sa che cosa è turpe, avendolo appreso con il metro del bello. /Ma questi pensieri la mente li ha
scagliati invano"( Ecuba, vv. 592-603).
La madre dolorosa poi manda l’araldo Taltibio a cercare di tenere
lontano la folla da Polissena, la figlia morta assassinata : ei[rgein o[clon-th'" paidov" (605-606). Infatti l’ajkovlasto" o[clo", una folla non tenuta a freno, e un’anarchia dei marinai nautikhv t jajnarciva (607), è peggiore, più forte e distruttiva del fuoco-kreivsswn purov" e tra loro kako;" d j oJ mh; ti drw'n kakovn (608) canaglia è chi non fa del male.
Cfr. l’Oedipus di Seneca dove la profetessa Manto, figlia di Tiresia, dice:" Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv. 366-367) , è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto e invertito.
Simile transvalutazione nichilistica è notata con dolore nel Macbeth da Lady Macduff:" I am in this earthly world where to do harm is often laudable; to do good, sometime accounted dangerous folly " (IV, 2), io sono in questo basso mondo dove fare il male è spesso cosa lodevole; fare il bene qualche volta è tenuto in conto di pericolosa follia.
La nobiltà nella morte nella Cleopatra di Plutarco e di Shakespeare
La bellezza e la dignità della morte vengono anteposte alla degradazione della vita da Cleopatra, l'ultima dei Tolomei: lo capisce l'ancella Carmione la quale, al soldato che, vedendo il cadavere della regina, le ha domandato : "kala; tau'ta Cavrmion ;" è bello questo?, risponde con il suo ultimo fiato: "kavllista me;n ou\n kai; prevponta th'/ tosouvtwn ajpogovnw/ basilevwn" (Plutarco, Vita di Antonio, 85, 8), è bellissimo e si confà a una donna che discende da re tanto grandi.
Lo stesso personaggio dell'Antonio e Cleopatra di Shakespeare, Carmiana all'ottuso guardiano (First Guard) che le ha posto la medesima domanda retorica (Charmian, is this well done?) , replica : "It is well done, and fitting for a princess-Descended of so many royal kings. Ah, soldier! (5, 2)", è ben fatto e adatto a una sovrana discesa da tanti nobili re. Ah soldato!
Pesaro 7 luglio 2022 ore 9, 22. Ora piove
giovanni ghiselli
p. s.
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