Devo saltare alla cnclusione perché il corso del prossimo autunno verte soprattutto sulle tragedie Medea e Baccanti.
Vediamo dunque alcune parole della parte finale del dramma
Dopo che Egisto è stato ammazzato da Oreste, Elettra recita il biasimo funebre dell’amante della madre ancora viva e allude, con pudica e verginale aposiopesi, alle porcherie che l'usurpatore faceva con le donne:"ta; d j eij" gunai'ka", parqevnw/ ga;r ouj kalo;n-levgein, siwpw' " (Elettra, vv. 945-946) Il potere dunque può essere funzionale al soddisfacimento di varie brame, compresa quella sessuale inclusiva del libertinaggio. Tuttavia prima o poi precipita nella necessità scoscesa.
Quindi Elettra fa da eco alla smontatura della bellezza vuota di cuore e di mente, già criticata dal fratello (387-388).
Le apparenze speciose sono soltanto decorazioni per le danze
-ta; d j‘ eujpreph` dh; kovsmo~ ejn coroi`~ movnon- 951
Ho già scritto e lo ribadisco che la bellezza è comunque un valore.
Vero è che spesso viene smentita e resa deforme dalla stupidità dalla volgarità, dall’ignoranza.
Egisto per giunta era parqenwpov~ aveva lineamenti da fanciulla che Elettra aborrisce: ajll j e[moig j ei[h povsi~- mmh; parqenwpov~, ajlla; tajndreivou trovpou (949-950).
Tale taccia di mollezza femminile si trova già nell’Agamennone di Eschilo, quando il coro chiama Egisto guvnai (1625), imboscato in casa a disonorare il letto di un uomo e macchinando la morte contro di lui.
Elettra procede nel biasimo funebre dicendo al morto divkhn devdwka~ (953) hai pagato il fio.
Quindi conclude con una metafora agonistica: “il malvagio anche se corre bene il primo tratto- to; prw`ton bh`m j eja;n dravmh/ kalw`~- 954, non creda perciò di vincere la Giustizia, prima di essere vicino al traguardo e avere doppiato il traguardo della vita.
Nelle Trachinie di Sofocle Deianira entra in scena dicendo:" esiste un antico detto ("Lovgo" me;n e[st j ajrcai'o"") diffuso tra gli uomini: che non puoi conoscere la vita di un uomo prima che uno sia defunto, né se per lui sia stata buona o cattiva" (vv. 1-3)
Vediamo ora Clitennestra che si giustifica dell'assassinio di Agamennone davanti ai figli in procinto di ucciderla, ricordando loro i torti subiti dal marito, giustiziato dunque per le sue numerose malefatte.
Intanto ammazzò la primogenita in maniera spietata:"leukh;n dihvmhs j [1] jIfigovnh" parhΐda " (v. 1023), lacerò la bianca guancia di Ifigenia. E non lo fece per difendere la sua città o per salvare altri figli, ma per recuperare Elena che schiumava di lussuria (mavrgo~ h\n, era dissoluta, v. 1027), e Menelao era incapace di punire una moglie infedele. Inoltre tornò a casa dalla moglie portandosi dietro una menade invasata[2] e la infilò nel letto ("mainavd j e[nqeon kovrhn-levktroi" t j ejpeisevfrhke[3]", vv. 1032-1033).
Tali giustificazioni compariranno come avvertimenti di Clitennestra ad Agamennone nell’Ifigenia in Aulide di Euripide
Elettra replica alla madre che lei e sua sorella Elena erano donne belle e degne di lode per tanta avvenenza però sono state“ a[mfw mataivw Kavstorov~ t j oujk ajxivw” (v. 1064), entrambe stolte e non degne di Castore. Elena infatti venne rapita ejkou`~ j (1064) non senza il suo consenso e la sua volontà, e andò in rovina- ajpwvleto 1065- ma non chiarisce in quali termini-, mentre tu, che avresti potuto fare una bella figura al confronto con la sorella adultera, hai assassinato il marito.
La storia di vendicare Ifigenia è una scusa, continua la figlia accusatrice: quando Agamennone era appena partito e Ifigenia era viva, tu ti facevi bella: davanti allo specchio ti accomciavi i riccioli biondi della chioma- xanqo;n katovptrw/ plovkamon ejxhvskei~ kovmh~- 1071
La donna che in assenza del marito si adopera per farsi bella- ej~ kavllo~ ajskei`- 1073 va annoverata tra le malefemmine dunque
Oreste sente come un provblhma un alto arduo alla sua vita l’assassinio della propria madre: lo compirà se gli dèi lo vogliono kai; deina; drasw (986) e farò una cosa tremenda
Nell’Oreste (del 408) quandoMenelao chiede al nipote tiv~ s j ajpovllusin noso~ ; Oreste risponde hJ suvnesi~, o{ti suvnoida deivn j eijrgasmevno~ (395-396), quale malattia ti distrugge?- l’intelligenza poiché ho la coscienza di avere commesso atrocità.
Pesaro 10 luglio 2022 ore 11, 08
giovanni ghiselli
p. s
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